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De Lorenzo: ‘Dalla politica amarezze violente. Città e sanità abbandonate, Pietrantonio e Mussi i migliori’
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Si dice che essere medici è una scelta per sempre. Così è per Peppino De Lorenzo, in pensione solo per lo Stato. “I miei pazienti non li ho voluti lasciare, continuo senza prendere onorario. Lo sanno tutti e almeno questo penso e spero mi sia riconosciuto. Siamo in due a farlo nel Sannio, io e il senologo Iannace”.
E lo sguardo medico su Benevento? Come sta la Città?
“Sono nato a Benevento e a Benevento finirò i miei giorni. Per me resta sempre la più bella del Mondo. Ma la politica l’ha abbandonata. Negli anni abbiamo perso tutto, anche quel poco che avevamo. Il turismo non è mai decollato, i giovani vanno via. Tra qualche anno resteremo solo noi”
Eppure sono diverse le iniziative in corso, molte riguardano proprio luoghi cari ai Beneventani. Lei che è memoria storica della Città: che idea si è fatta?
“Mentre le parlo, il mio sguardo è proprio su piazza Cardinal Pacca, per noi piazza Santa Maria. Stanno facendo una rivoluzione, probabilmente positiva. Del resto siamo al cospetto di una vecchia idea: prima ancora del mio ingresso in Consiglio Comunale già si ipotizzava di unire la piazza al Teatro Romano. Da un po’ di giorni, per la verità, è tutto fermo. Forse perché sono stati ritrovati dei reperti, d’altronde questa è una zona storica. Posso raccontare un aneddoto?”
Assolutamente sì
“Avevo nove-dieci anni e già abitavo qui, fecero dei lavori dinanzi al portone d’ingresso del palazzo. Non ricordo se per l’acquedotto o per la rete elettrica. Ricordo invece le ossa che furono recuperate, servirono due camion per trasportarle. Come è noto, prima della costruzione dei cimiteri le sepolture avvenivano nelle Chiese e qui c’era quella di Santa Maria di Costantinopoli, ‘caduta’ con la guerra. Quando scavi, qui, esce sempre qualcosa. Speriamo i lavori possano concludersi nei tempi previsti e che ne esca una bella piazza. Anche se il tema della diminuzione dei parcheggi un po’ mi preoccupa. Qui ci sono uffici, negozi, studi…”.
A proposito: l’ultimo piano traffico e parcheggi per la Città resta quello realizzato da lei quando era assessore. O sbaglio?
“Sì, lo feci nel 2008-09 con il professore Gallo, della facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio e l’ingegnere Beatrice, a quel tempo una neolaureata, bravissima. Ci impegnammo molto, lavorammo tanto, diversi momenti pubblici di discussione. Furono investiti 110mila euro. Poi nel 2010 lasciai la giunta e la politica. E di quel Piano non fu messo in pratica nulla. Come al solito”.
Si è poi pentito di quell’addio alla politica?
“No, per niente. Dopo quattro anni da assessore andai via per disperazione. Ricordo decisamente con più piacere l’esperienza da Consigliere comunale, anche se trascorsa all’opposizione: mi riferisco al primo mandato con Viespoli sindaco e io in minoranza, da candidato più votato in Città. Ero entusiasta, la mia prima volta in Consiglio, furono Del Basso De Caro e Annio Majatico, mio fraterno amico, a convincermi a candidarmi. In Consiglio ci si scontrava, anche in maniera aspra ma il rispetto non veniva mai a mancare. Ricordo pure tante cene, tante serate passate insieme a parlare di Benevento”.
Volendo fare un bilancio, dunque, sono più le delusioni che le gioie.
“Più che di delusione parlerei di amarezze violente. Neanche voglio ricordare quel che successe nel 2009, con il mio licenziamento. Un licenziamento “politico”. Devo ringraziare le procure di Napoli e Benevento per come poi è andata a finire. Senza di loro, oggi, non percepirei la pensione”.
E da semplice cittadino beneventano, c’è stato qualche sindaco che l’ha portata a pensare “questa è la volta buona”?
“Dico Antonio Pietrantonio. Pur coi suoi difetti – insiti nella natura di ognuno di noi – Pietrantonio una idea di Città l’aveva, eccome”.
La politica è stata solo una parentesi della sua vita, vissuta da medico. E proprio la sanità oggi è la fonte principale di preoccupazione della politica e della cittadinanza. Da addetto ai lavori: condivide questi timori?
“Oggi la sanità, e lo dico a malincuore, è a uno stato pietoso. Un cittadino per un’indagine deve aspettare mesi. Quello che sta accadendo con i ticket in questi giorni è allucinante. Ma dico io: se la scadenza per le esenzioni è al 31 marzo, perché non organizzarsi prima? Un disastro. E le responsabilità sono tutte della politica. C’è sempre stata, è vero, ma col tempo la sua presenza ha iniziato a farsi sentire maggiormente. Quasi con violenza. E ora siamo al punto che al Pronto Soccorso operano 2 medici. L’altro giorno c’erano sessanta pazienti in attesa. Una roba inimmaginabile”.
Sul banco degli imputati in tanti indicano De Luca: concorda?
“Certo che condivido. Benevento è l’ultimo dei suoi pensieri. E di certo non è una posizione pregiudiziale, la mia. Lo sostenni nel 2015, quando si candidò alle primarie. Partecipai anche a una cena, con lui, all’hotel Italiano. Solo sedici i presenti e a pagare fu l’avvocato Luigi Bocchino, lo dico perché è un mio fraterno amico, a prescindere dalle posizioni politiche. A De Luca, quella sera, raccontai tutte le mie battaglie condotte per la sanità. “Non ti preoccupare – mi disse. Se divento Presidente, porteremo avanti queste lotte”. Vinse le primarie e fece ritorno a Benevento: l’hotel President pienissimo, ad attenderlo c’erano tutti quelli che avevano votato Cozzolino. Io mi girai e me ne andai. Ho provato più volte a contattarlo, dopo, non mi ha mai risposto. Il peggiore Presidente della Regione nella storia. Da persona di sinistra dico: meglio la destra che lui”.
La domanda fatta per la politica gliela ripropongo per la sanità: c’è stato un manager che le ha trasmesso la sensazione di poter cambiare lo stato delle cose?
“Dico Loretta Mussi, anche qui pur con i suoi lati negativi. Con lei al Rummo vivemmo un periodo positivo. Ma le scelte politiche condizionarono anche lei, purtroppo. Quanto agli altri, consentitemi di fare di tutta l’erba un fascio. Andati via da Benevento, infatti, non li ricorda più nessuno”.
Di lei si è sempre detto “è una persona schietta, poco avvezza al politichese”. Ma c’è qualcosa che non rifarebbe o non direbbe più?
“Ho sempre detto quello che penso. Tornando indietro, terrei la bocca più chiusa. Tante e tante battaglie condotte: con quali risultati?”.
Forse è per questo che il dibattito pubblico si è un po’ assopito: in diverse interviste è emerso il tema del disinteresse dei beneventani rispetto alle questioni della Città, condivide?
“Certo che condivido. Le motivazioni vengono meno quando vedi che l’impegno non porta a nulla, quando ti rendi conto che se ti esponi inizia il bombardamento”.
Chiudiamo con un auspicio: per il dopo-Mastella, quale sindaco augura per Benevento?
“Un sindaco con un’idea di Città. Perché oggi manca. Lo spero, lo speriamo in tanti. Soprattutto noi che abbiamo una certa età. E che a Benevento siamo e resteremo sempre legati”