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Religione

A Santa Maria di Costantinopoli messa in suffragio di mons. Raffaele Calabrìa

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Giovedì 24 maggio prossimo, alle ore 19.00, nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di Benevento al Viale Principe di Napoli, S. E. mons. Francesco Zerrillo, vescovo emerito di Lucera – Troia, presiederà la celebrazione dell’Eucarestia in suffragio di mons. Raffaele Calabrìa, arcivescovo di Benevento dal 1960 al 1982.
Mons. Calabrìa, proprio nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, il 17 maggio celebrò i funerali di don Luigi Chiocchio e concluse l’omelia con il saluto profetico: “Arrivederci, don Luigi! Arrivederci presto in paradiso!”.
 

Mons. Raffaele Calabrìa, primo di undici figli, nacque a Lucera (FG) l’11 dicembre 1906. Frequentò il corso ginnasiale nella città natale e il liceo a Napoli presso il Seminario di Posillipo retto dai padri Gesuiti; si trasferì, quindi, a Roma, fu alunno dell’Almo Collegio Capranica, studiò alla Pontificia Università Gregoriana dove conseguì la laurea in S. Teologia e all’Apollinare dove si addottorò in utroque jure. Venne ordinato sacerdote il 16 marzo 1929 e compì le prime esperienze pastorali nella diocesi di Nusco (AV) governata dallo zio materno, mons. Pasquale Mores.
Nominato subito docente di Filosofia dalla Sacra Congregazione dei Seminari, fu destinato al Seminario Regionale di Assisi e dopo un anno al Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Salerno. Quivi rimase per circa un ventennio insegnando dapprima Filosofia e dal 1934 Teologia dogmatica e Ascetica.
 

L’11 maggio 1950 venne eletto vescovo titolare di Soteriopoli e ordinato nel giorno della festività dei ss. Pietro e Paolo (29 giugno) dello stesso anno. Dal 1950 al 1952 fu coadiutore con diritto di successione di mons. Cuccarollo, arcivescovo di Otranto, e dopo di lui governò tale arcidiocesi per otto anni dal 10 luglio 1952 al 1960. Il 22 luglio 1960 venne trasferito alla sede arcivescovile di Benevento, ancora una volta quale coadiutore con diritto di successione e, nel pomeriggio del 29 settembre 1960, fece il suo ingresso solenne in città accolto da mons. Mancinelli (1936-1962), dal clero, dalle autorità, dal popolo sannita. Il 1° gennaio 1962 divenne arcivescovo metropolita di Benevento.
In qualità di presidente della Regione conciliare beneventana, fu membro del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana; partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano II dal 1962 al 1965; venne nominato dalla Santa Sede nel 1965 Visitatore apostolico per le province meridionali dei Frati Cappuccini. Morì il 24 maggio 1982 presso il Policlinico "Agostino Gemelli" di Roma e, in ottemperanza alle disposi­zioni testamentarie relative alla donazione degli organi, gli vennero espiantate le cornee. La salma fu trasportata a Benevento e tumulata nella cripta della Chiesa cattedrale.

L’«attivissimo presule che molto operò e poco scrisse» (cfr. Scheda personale conservata nell’archivio della Curia arcivescovile di Otranto) durante il primo biennio di episcopato beneventano visitò tutte le parroc­chie dell’arcidiocesi che allora si estendeva sino al Molise ma non indisse alcuna visita pastorale ufficiale, né pubblicò mai lettere pastorali. Egli molto si adoperò per il seminario al Corso Garibaldi che contribuì, in gran parte, a rinnovare nelle strutture materiali; volle l’Associazione degli zelatori e delle zelatrici pro seminario, il giornale “Il nostro Seminario”, l’associazione diocesana dei Chierichetti; dotò la ricostruita Chiesa cat­tedrale (che benedisse e aprì al culto il 29 giugno 1965) di suppellettili, arredi sacri e di un monumentale organo; ideò la costruzione di un nuovo complesso da destinare alla formazione dei futuri sacerdoti e a tal fine raccolse fondi e perfezionò la pratica di concessione dalla Santa Sede del terreno al Viale Atlantici. Promosse e valorizzò l’Azione Cattolica nei vari rami; si adoperò per l’aggiornamento dei docenti di Religione cattolica; sostenne i concorsi Veritas rivolti agli studenti delle scuole statali, partecipando alle fasi di premiazione dei meritevoli.
La coscienza delle profonde trasformazioni in atto nella Chiesa e nella società civile portò, negli anni settanta ed ottanta, ad una serie di scelte strategiche in campo formativo e culturale. In particolare, si richiamano i seguenti passaggi:
nel mese di settembre del 1970 l’Università Cattolica del "Sacro Cuore" di Milano tenne a Benevento l’annuale corso di aggiorna­mento e nel 1971 fu fondato in città il Centro di cultura della stessa Università, che oggi è intitolato proprio a mons. Raffaele Calabria;
nel giugno 1977 cessò l’attività ultradecennale del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Benevento e i corsi di Liceo e di Teologia furono trasferiti presso il Seminario Arcivescovile;
nell’agosto 1980 i Fratelli delle Scuole Cristiane lasciarono la città e la parifica della Scuola media e del Ginnasio-Liceo "De la Salle" fu rilevata dal Seminario Arcivescovile, che ne diventò il nuovo ente gestore;
nel novembre 1980 fu inaugurata la Scuola superiore diocesana di Scienze religiose per la formazione teologica del laicato cattolico.

Dalla personalità forte e complessa, riservato e alieno da forme di autocelebrazione, dotato di buona cultura filosofica (ottima la conoscenza del neotomismo) e teologica, fornito di notevoli conoscenze giuridiche ed esperienza amministrativa, consapevole delle responsabilità che, come pastore, gli derivavano nei confronti del popolo cristiano affidatogli da Dio, totalmente dedito al bene della Chiesa, mons. Calabrìa ha incarnato la figura del vescovo «pacelliano» e si è mostrato perfettamente inserito nell’universo ecclesiale, concettuale e valoriale, e nelle scelte pastorali degli anni cinquanta e sessanta, che, peraltro, condivise con gran parte dell’episcopato, in particolare meridionale. Si tratta di quei vescovi che hanno partecipato al Concilio Vaticano II, che ne hanno guidato la prima ricezione nelle Chiese del Sud tra speranze e timori, che si sono trovati a governare le comunità cristiane in una transizione lunga, difficile e decisiva (cfr. lo studio di A. D’Angelo, Vescovi, Mezzogiorno e Vaticano II L’episcopato meridionale da Pio XII a Paolo VI. Pref. di A. Ricciardi, Roma 1998).

Sembra perciò ingeneroso e scarsamente storicizzato il giudizio su mons. Calabrìa (variamente citato e ripreso) espresso da p. Marie-Dominique Chenu nel riportare la sintesi di un contraddittorio tra l’arcivescovo di Benevento e p. Congar, occorso il 27 novembre 1962 al Collegio Capranica, dove il teologo francese era stato invitato a tenere una conferenza sul tema della “tradizione” (cfr. M.-D. CHENU, Diario del Vaticano II Note quotidiane al Concilio 1962-1963, a cura di A. MELLONI, Bologna 1996, p. 121). Piuttosto proprio negli snodi epocali e di enigmatica interpretazione può ritornare di urgente attualità l’episodio evangelico della barca agitata dalle onde e prossima al naufragio (cfr. Mt 8, 23-27; Me 4, 35-41; Le 8, 22-25) che ha attraversato, a più riprese, l’immaginario collettivo della cristianità occidentale, alimentandone l’arte e la letteratura, ma altresì la spiritualità, la prassi pastorale, i giudizi storici.
 

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