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CULTURA

Fistola: ‘La città del futuro verso l’integrazione e la socialità’

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E’ in archivio il sesto incontro di “CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune”, ospitato come di consueto presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” di Benevento: un incontro che ha guardato al futuro, a quello delle nostre città, e di conseguenza a quello dei suoi abitanti, che ha visto protagonista il prof. Romano Fistola (Docente di Tecnica e Pianificazione urbanistica presso l’ Università del Sannio).

La lezione è stata introdotta da Ettore Rossi (direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento), con una riflessione sull’idea di una città a misura del cittadino. “Gli urbanisti e i pianificatori – ha spiegato Rossi – si pongono l’obiettivo di costruire una città intelligente. Noi aggiungiamo che sia anche accogliente per i bambini, le famiglie, gli anziani e i disabili”.

Il prof. Fistola, si legge nella nota diffusa alla stampa, ha presentato inizialmente i possibili assetti di una città futura, connessi ad alcuni elementi peculiari e ben precisi, che potrebbero rendere una città “culturale”, “sociale” e “tecnologica”: «Ognuna è riconducibile a processi di evoluzione, a spirale, in alcune fasi dei quali si torna indietro. Ad esempio a livello sociale ci sono progressi, ma anche processi di ritorno. L’ unico processo non involutivo è quello tecnologico, che procede quasi sempre in modo lineare ».
Grazie anche all’ausilio di dati e immagini, l’aspetto della città che ne emerge è quello di una città nella quale interagiscono questi processi, dove l’ elemento centrale di ogni processo urbano resta sempre l’uomo.
« Se riuscissimo ad avere insieme – ha proseguito il relatore – il sistema urbano con il capitale sociale, la città del futuro andrebbe verso l’integrazione e la socialità ».

L’ incontro ha offerto successivamente occasioni di riflessione su quello che potrebbe essere il nostro futuro di cittadini e uomini, alla luce dei due grandi temi che dovremmo cominciare a considerare del tutto prioritari per un possibile sviluppo che renda le nostre città pienamente vivibili: la sostenibilità e l’innovazione. «L’uomo non sempre si comporta in maniera armonica con il suo ambiente circostante e se non c’è continuità armonica si va incontro a delle discrasie. Fino a qualche tempo fa l’uomo era perfettamente al centro di questi cicli armonici, ora sta esercitando una pressione troppo elevata, ed evolvendo produce entropia, come nel caso dell’ incremento di produzione di anidride carbonica: l’uomo è l’unico essere che tende a distruggere il suo habitat, rispetto alla massa vitale presente sulla Terra ». In questo senso il problema vero è l’etica dell’uomo.
Non è certamente rassicurante quello che saremo costretti a vivere da uomini se non prenderemo maggiormente consapevolezza dell’ emergenza nella quale verte il nostro ambiente, e nella quale siamo chiamati ad intervenire da subito.

Quello che serve, dunque, per risollevare le sorti del pianeta e nello specifico delle nostre città è un nuovo approccio, che inizi a parlare di “eco-urbanistica”: « Bisogna recuperare il Capitale Sociale, inteso come tutto ciò che rende il cittadino consapevole di essere parte del tessuto urbano. Dobbiamo andare dal senso cinico al senso civico. Uno degli elementi fondanti per recuperarlo è lo sviluppo di sistemi legati alla comunicazione e all’ informazione ».
Diviene quindi l’innovazione l’altro elemento che può offrire una possibile strategia verso una vivibilità migliore: « Le nuove tecnologie agiscono sul sistema urbano e producono virtualizzazione funzionale, grazie alla quale molte attività si spostano dalla città reale a quella virtuale, alla rete. Persino le funzioni dette impermeabili, ad esempio lo sport, sono soggette all’ intervento della tecnologia. Ma tutte possono recuperare dello spazio reale, e così facendo è possibile scaricare l’intensità d’uso ».

Esistono, quindi, delle possibilità di intervento ma se l’uomo non prende coscienza del tutto, di essere il principale agente dello sviluppo, le nostre città andranno inevitabilmente verso un futuro preoccupante.
E ritorna alla mente l’immagine della cosiddetta sindrome del Titanic, evocata dal prof. Fistola durante la lezione, dove l’orchestra continua imperterrita a suonare mentre la nave sta rovinosamente affondando.

 

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