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CULTURA

Il Venerdì dei Cinefili, gli appuntamenti di domani

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Terzo appuntamento con il Venerdì dei Cinefili organizzato dall’associazione Rosebud, dal Cinema San Marco con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del comune di Benevento e sponsorizzato da Zurich Assicurazioni.
Oggi tocca al Musical, abbinato al cartoon (e quest’ultimo è in replica anche domenica).

***

Venerdì 2 Dicembre ore 21.15

THE WIZARD OF OZ (Il Mago di Oz)
di Victor Fleming, Mervyn LeRoy, Richard Thorpe, King Vidor. Con Judy Garland,  Ray Bolger, Billie Burke, Margaret Hamilton, Bert Lahr, Jack Haley, Frank Morgan. (Usa, 1939, col., 1h e 41 min.)

La piccola Dorothy si crede infelice, scappa di casa e capita nel fantastico paese di Oz dove fa una serie di strani e meravigliosi incontri finché capisce che, in fondo, a casina sua nel Kansas sta benone. Ma questa è la morale del romanzo di Lyman Frank Baum più che del film che, invece, suggerisce il contrario: nel mondo meraviglioso di Oz senza la Strega Malvagia Dorothy starebbe benissimo. Belle canzoni (un Oscar per l’adattamento musicale di Herbert Stothart e uno per la canzone "Over the Rainbow" che è ancora in repertorio), un ottimo lavoro di scene e costumi, umorismo, immaginazione e, in una squadra di eccellenti interpreti, una bravissima J. Garland che, nonostante i suoi sedici anni, è un’attendibile Dorothy undicenne, sono le carte vincenti di questo classico hollywoodiano del cinema che in Italia ebbe scarsa risonanza soltanto perché uscì con molti anni di ritardo, dopo la guerra.
(il Morandini, Dizionario dei Film)

Un Tornado trasporta Dorothy Gale (la diciassettenne Garland) nel mondo fatato di Oz, abitato da deformazioni fantastiche delle persone che la circondano ogni giorno. Per tornare a casa deve raggiungere il mago (Morgan) nella città di smerarlo ma la perfida strega dell’Ovest (Hamilton), alter ego della terribile vicina, ostacola lei e suoi nuovi amici: lo spaventapasseri (Bolger), il leone codardo (Lahr), l’omino di latta ( Haley). Sarà solo pronunciando le parole magiche “There’s no place like home” che si ritroverà nel suo letto. Dai libri per l’infanzia di Lyman Frank Baum sceneggiati da Noel Langley, Florence Ryerson ed Edgar Alan Woolf, un musical sferzoso (4 mila costumi per mille interpreti, 136 giorni di riprese) che negli Stati Uniti è entrato a far parte della memoria collettiva e ha deliziato generazioni di bambini, terrorizzati dalla cattivissima strega. Coreografie banali e sorprendenti effetti speciali per un elogio del sogno e della fuga che però si conclude con un perbenistico e triste ritorno nel mondo della realtà – virato in seppia, mentre il mondo di Oz è fotografato a colori. La forza del film, comunque, è nel “mostrare l’inadeguatezza degli adulti, anche degli adulti buoni, e nel farci vedere come la debolezza dei grandi costringa i bambini a prendere in mano il loro destino” (come scrive Salman Rushdie nel suo saggio sul film). lavorazione complicatissima: Flaming (futuro regista di Via col Vento) rimpiazzò Richard Thorpe, King Vidor e George Cukor, mentre per il ruolo della Garland erano il lizza anche Shirley Temple e Deanna Durbin. Oscar per l’adattamento musicale di Herbert Stothart e per la celebre canzone Over the Rainbow di Arlen e Harburg. Il nome del mondo magico fu ispirato a Baum dalle lettere O-Z che comparivano sull’ultimo cassetto del suo schedario di casa. Il film ha ispirato, oltre a un seguito inedito in Italia (Journey Back to Oz, 1974, di Hal Sytherland), anche I’m Magic (1978) e Nel fantastico mondo di Oz (1985), ma con una certa ironia, traspare anche in Zardoz di Boorman. Un omaggio alla popolarità del film si vede nella scena finale di Cuore Selvaggio, dove la fata che salva Sailor è la strega buona di Oz.
(Il MEREGHETTI, Dizionario dei Film)

***

Cartoon Collection [18 novembre 2011/ 5 febbraio 2012 ] propone tutti i capolavori di Hayao Miyazaki, il più grande cartoonist del nostro tempo. « La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in noi. » (Marco Müller, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, parlando di Hayao Miyazaki)
 

Venerdì 2 Dicembre – ore 19.00
Domenica 4 Dicembre – ore 17.00

Il mio vicino Totoro
Regia di: Hayao Miyazaki
Storia e Sceneggiatura di: Hayao Miyazaki
(Giappone 1988, 1h e 26 min.)

Un capolavoro la cui attesa è durata oltre vent’anni. Questo almeno il destino toccato all’incontro tra Totoro e il popolo italiano. Quel gattone che è diventato il simbolo dello studio d’animazione più famoso del sol levante e, con molte probabilità, del mondo. Si tratta dell’opera più intimista del Maestro Miyazaki, da lui concepita e diretta, che oltre vent’anni dopo continua a raccogliere consensi da spettatori di ogni età, e alle cui fila adesso si uniranno anche quelli italiani La storia, cui sfondo fanno gli anni ’50, ha per protagoniste le due sorelle Satsuki e Mei, 11 e 4 anni, nell’estate che per loro sarà per sempre ricordata come indimenticabile. L’avventura inizia in un paesino in cui le due si trasferiscono insieme al padre, paesino immerson nel verde e circondato da boschi, risaie e campi coltivati. Le piccole cominciano da subito la loro esplorazione di questo grande ambiente e, un giorno, la piccola Mei si imbatte in un piccolo e strano animaletto bianco. Seguendolo arriverà davanti ad un grande albero al cui interno vive Totoro, nient’altro che lo spirito dei boschi. Le due si affezioneranno subito al grande e peloso amico e quest’ultimo si dimostrerà subito pronto a proteggerle e riportarle a casa quando queste si perderanno per le intricate strade di campagna. Totoro rappresenta tutta la fantasia e il mondo ideale di Miyazaki. I protagonisti sono sempre giovanissime e sono accompagnate da esseri fantastici e tenerissimi, presi interamente dalle più classiche tradizioni giapponesi, esseri magici che non mancheranno di ritornare nelle altre opere dell’autore (come gli spiriti della fuligine). Il mangaka scrive una storia fluida; prende per mano gli spettatori e li guida alla scoperta di un mondo fantastico e idilliaco, il tutto attraverso gli occhi delle sue giovani protagoniste, occhi innocenti ma sempre carichi di curiosità. Questa prospettiva rende il titolo estremamente "digeribile" sia ad un pubblico adulto che, soprattutto, giovanissimo, aiutato anche dalle splendide e fluide animazioni piene di colori oltre ogni immaginazione. In origine il titolo era stato pensato più come un progetto a basso-budget da presentare nei cinema insieme all’opera "Una Tomba
per le Lucciole" (1988) di Isao Takahata. I due titoli, di concezione e tematiche completamente diverse, sono stati realizzati praticamente in contemporanea. Totoro, la cui assonanza è molto vicina a "totoru", il termine per definire i "troll" in giapponese, è un’opera molto autobiografica. L’infanzia dell’autore, insieme al fratello, ha vissuto gli stessi anni di angoscia vicino alla madre malata. Tra l’altro originalmente Miyazaki aveva concepito l’opera con una sola protagonista, e alla fine per creare più intensità ha diviso personalità e compiti alle sorelle Satsuki e Mei. Totoro è un opera intimistica di altissima qualità. Una storia apparentemente semplice, ambientata in un breve periodo temporale, con un semplice inizio e un’altrettanta semplice fine, come una piccola finestra su un mondo molto più vasto. La realizzazione infatti è di altissimo livello e non si discute sui disegni del maestro. Discorsi a parte forse sono da farsi per rivelare il motivo per cui si è realizzato questo titolo. La storia infatti è un tributo alla gioia, alla semplicità, al rispetto di cose e persone, ambientalista, pacifista e molto altro ancora.
Come se fosse stato realizzato come spalla a "Una Tomba per le Lucciole", lungometraggio con cui ha molto in comune; titolo e immagini che sembrano l’altra metà della medaglia, il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire dalle tematiche più "pesanti" del titolo del maestro Takahata. Ma alla fine il titolo ha preso vita propria; una straordinaria vita propria. Una visione capace di mettere serenità al suo spettatore. Un buon inizio per entrare nelle fantasie e nel mondo del Maestro.Totoro inizialmente non ha fatto fare grandi risultati ai box-office, ma è stato poi riproposto due anni dopo con sorprendente riscatto. Da quel momento "king totoro", il personaggio principale, è diventato anche la mascotte dello Studio Ghibli, come lo è tutt’oggi. In giro per il mondo le release non sono arrivate veloci. Negli States il titolo è uscito nel 2003, ad opera della Disney, in Francia nel 1999, in molti stati europei dal 2007 e infine anche in Italia, dopo molti sforzi e continui rinvii, grazie agli sforzi della Lucky Red, nel 2009 approda nei cinema italiani. (animation italy)

***

I film saranno tutti in DVD con Proiettore Professionale per Cinema.

I biglietti saranno in vendita al costo di 3 euro per 1 film, 5 euro per 2 film, 20 euro per l’abbonamento alla rassegna Musical, 15 euro per l’abbonamento alla rassegna Cartoon, 30 euro per l’abbonamento ad entrambe le rassegne, ridotto 20 euro per studenti e docenti.

 

 

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