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Manifestazione della Rete Commons sui quattro referendum

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La rete ‘Commons. Uniti per i Beni Comuni’ ha organizzato per sabato 4 giugno alle ore 18.00 in Largo Federico Torre la manifestazione “La chiamano merce, ma il suo nome è vita”. L’evento, completamente autogestito e autofinanziato, prevede una serie di iniziative di informazione e coinvolgimento sui temi dei referendum previsti per i giorni 12-13: acqua pubblica, energia nucleare, legittimo impedimento. Sono previsti interventi specifici per ognuno dei quattro quesiti referendari, giochi a tema per bambini, giocoleria, musica.

“Trascorreremo una giornata insieme nel segno dell’impegno sociale per i beni comuni e dell’allegria”, si legge nel comunicato stampa inviato dalla Rete Commons (( Associazione Culturale Quinto Elemento; Comitato di Difesa Salute ed Ambiente, Sant’Arcangelo Trimonti; FIOM – CGIL; Centro Sociale Autogestito Depistaggio; Paduli GNU-Linux User Group), “per cercare di abbattere il muro di silenzio colpevole e interessato che ancora circonda questo turno referendario dal valore essenziale per il nostro paese. Per riaffermare con forza che l’acqua è un bene comune e in mani comuni deve restare; che la scelta nucleare è una follia utile solo al profitto di pochi speculatori; che la legge è uguale per tutti, ed i governanti devono essere i primi a sottoporvisi.

E’ cominciata due anni fa, quando un manipolo di pazzi, incoscienti, isolati, provenienti dal mondo dei movimenti e dell’associazionismo, decise di opporsi allo strapotere delle multinazionali ed alla complicità di un intero sistema politico che aveva scelto di assoggettare la gestione dell’acqua pubblica alla logica del profitto finanziario. Senza soldi, senza mezzi, nell’ostracismo totale di stampa e tv, quel manipolo si è ingrossato fino a diventare folla e poi massa e poi moltitudine. E mentre al tema originario dell’acqua vedevamo aggiungersi quelli del legittimo impedimento, per ribadire il sacrosanto principio che la legge è uguale per tutti, e del rifiuto del piano sull’energia nucleare, inutile e altamente rischiosa – come dimostrato poi dalla tragedia di Fukushima, la campagna di raccolta firme si chiudeva velocemente con un successo straordinario e senza precedenti nella storia dei referendum: un milione e mezzo di firme.

Il resto è cronaca di questi giorni. La decisione governativa di non accorpare il voto referendario alle elezioni amministrative, con un aggravio di spesa per le casse pubbliche di circa 400 milioni di euro, e anzi di relegarlo nell’ultima giornata possibile. Gli spot informativi della Rai trasmessi solo negli ultimi giorni, e ad orari da vampiri. L’ultimo penoso tentativo di cancellare il referendum sul nucleare, con un escamotage legislativo ridicolizzato dalla Corte di Cassazione. Il tutto, nell’evidente tentativo di impedire il raggiungimento del quorum necessario, la metà più uno degli aventi diritto al voto, e di annullare così la volontà popolare. Non ce l’hanno fatta. Non ci hanno fermato.In ogni città, in ogni paese d’Italia l’indignazione popolare si è organizzata in comitati spontanei che hanno deciso di ribellarsi all’idea che la vita sia una merce e si sono fatti carico di doveri altrui, di quei doveri vergognosamente trascurati dai media di regime e dalle istituzioni. Piano piano l’onda è montata e tracimata, e fra dieci giorni comincerà a lavare via l’abiezione che trasforma donne e uomini in clienti, cavie, entità indifferenti.

Vi aspettiamo quindi sabato in piazza Torre, e poi domenica 12 e lunedì 13: andiamo tutti a votare. Ognuno deve sentirsi impegnato in prima persona. Portiamo alle urne quanta più gente possibile, a ribadire 4 sì per la vita e la giustizia.”

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