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Comune di Benevento

Spina Verde, il M5s attacca: mediateca e mediocrità di una Giunta senza “visione”

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“Sicuramente il Sindaco Mastella ha avuto ragione nello stigmatizzare l’inaugurazione della Spina Verde in piena campagna elettorale (maggio 2016), utilizzata da Fausto Pepe come grande spot (inducendo alcuni a pensare ad un voluto ritardo dei lavori cadenzati sul calendario politico) nel quartiere che, a torto o a ragione, viene considerato decisivo per le sorti delle campagne amministrative. Opera priva di collaudo, senza convenzioni con i soggetti che avrebbero dovuto gestirne le varie strutture, senza sorveglianza. Insomma, il disastro avvenuto, con devastazioni ingiustificabili (che testimoniano, se ce ne fosse bisogno, il degrado culturale, mai seriamente affrontato da nessuna amministrazione, di un pezzo di città), – scrivono i consiglieri comunali M5S a Palazzo mosti, Nicola Sguera e Marianna Farese – era ampiamente annunziato, purtroppo. Eppure si tratta di uno degli interventi del (discusso) PIU Europa maggiormente riuscito e coerente con gli intenti del finanziamento europeo.

Detto questo, ad un anno e mezzo dal suo insediamento, il Sindaco non può più accampare scuse di sorta. Suo era il dovere di vigilare sull’opera, suo il dovere di stipulare quanto prima convenzioni con soggetti qualificati a gestire le strutture. Al di là dei tentativi andati male (in particolare l’atto di indirizzo di febbraio con cui si assegnava la Mediateca alla GE.SE.SA.), sono fin troppo evidenti scelte di fondo molto discutibili: privilegiare soggetti confessionali rispetto a soggetti laici. Lo dimostra la concessione (a titolo non oneroso, come previsto dal PIU Europa, per altro) del parco urbano e di tre «manufatti edilizi» alla Parrocchia dell’Addolorata per cinque anni. Nulla quaestio, se non fosse accaduto che il 10 dicembre, in uno dei piccoli spazi affidati all’Addolorata, è stato inaugurato il Centro per la vita… Per altro notiamo una abbastanza curiosa circostanza: la convenzione tra Parrocchia e Comune è stata sottoscritta il 12 dicembre… Come è possibile che due giorni prima si inauguri un servizio in una struttura non ancora formalmente affidata? Esiste un atto con cui la Parrocchia autorizza l’uso della struttura assegnata? È coerente tale attività con quanto previsto dall’art. 1 della Convenzione, dove si parla di diffusione dello sport, solidarietà, promozione sociale, iniziative culturali, contrasto dell’emarginazione sociale, discriminazione razziale, disagio e devianza in ambito minorile? Abbiamo seri dubbi in proposito. Verificheremo nei prossimi giorni. Privilegiare soggetti istituzionali rispetto ad espressioni della società civile. Il 28 marzo 2017 si tenne un’Assemblea a Palazzo Mosti in cui l’Assessore Pasquariello teorizzò la preferenza per soggetti “affidabili” cui dare in gestione i beni del Comune. L’ennesima dimostrazione è la scelta di affidare la Mediateca all’ARPAC. Ma, ci chiediamo, al di là dei danni subiti dalle strutture nei mesi di inerzia, questa scelta non tradisce completamente la ratio del PIU Europa e le scelte coerenti in tal senso fatte dal progettista, Raimondo Consolante? Quest’ultimo scriveva in un (intenso) articolo: «Non basta costruire l’edificio della Mediateca, così come non basta costruire un Museo. Mentre si costruisce l’edificio, si pensa al progetto dei contenuti. Al vero progetto di Mediateca. In Francia, il piano straordinario di Mitterand ne costruì più di 200 in tutto il paese, negli anni ’80 del novecento. Ognuna con un suo specifico programma culturale e scientifico. A Cava de’ Tirreni esiste Marte, la più affascinante Mediateca della Campania. Gestita da una società privata, frutto di un bando pubblico. Giovani specializzati che lavorano sulla cultura. Producono servizi e reddito». Tutto perduto… La Mediateca diventa un ufficio! A nostro avviso questa scelta illumina sulla mancanza di “visione”, di progettualità a lungo termine, di investimento in cultura soprattutto nei luoghi del disagio (e quindi stride aspramente con il meritorio progetto di istituire la Biblioteca Comunale: non a caso l’Assessore Del Prete, che ha il l’indiscusso merito di essersi battuta per quest’ultima, ha saputo solo a cose oramai fatte delle decisioni sulla Mediateca). Possibile che l’unico parametro sia stato quello economico (il presunto indotto portato dai dipendenti dell’Ente nel quartiere)?

Il rischio che si sta correndo – proseguono nella nota – è, chiaramente, quello da una parte di smarrire la “laicità” delle istituzioni, dall’altra di smarrire le potenzialità di crescita sociale e culturale che le strutture in oggetto portavano con sé nel caso in cui fossero state gestite in sinergia con il quartiere.

Non si tratta di difendere a priori le azioni dei soggetti sociali che operano nel Rione Libertà, ma bisogna riconoscerne il ruolo di proposta e di avamposto. Essersi chiusi al dialogo e aver privilegiato scelte tranquillizzanti e burocratiche ci sembra un’occasione perduta di questa Amministrazione. L’ennesima…

Poiché la delibera (che abbiamo visionato e non ancora ad oggi è stata pubblicata) – concludono Farese e Sguera – ricalca quella per la GE.SE.SA., in cui si vincola l’Ente gestore a mettere a disposizione la Mediateca «ai giovani, agli studenti e alle associazioni che operano nel Rione Libertà» non ci resta che vigilare affinché tale compito sia correttamente adempiuto. Anche se se ci chiediamo come e, soprattutto, con quali contenuti?”.

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