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CRONACA

Benevento, l’emergenza neve e la Prefettura: infuria la bufera, e pur bisogna andar. In ufficio

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Abbiamo familiarizzato, tanto – e invero non avremmo voluto farlo in tale misura -, con le unità di crisi e le loro riunioni quotidiane. I giorni scorsi sono stati costellati dalle note stampa sul Comitato Operativo per la Viabilità riunito in maniera permanente in Prefettura, a Benevento. Ci si è districati fra codici verde, giallo e rosso riferiti alla praticabilità delle strade: statali, provinciali, comunali – e certo anche le nostre modeste traverse, dalle quali, nei primi giorni dell’emergenza neve, è stata proprio un’impresa mettere il muso dell’automobile fuori.
Catene a bordo. Gomme termiche da far indossare al veicolo. Portata ammessa o vietata, per il transito.

Un armamentario semanticamente ricco, complesso, costoso, in costante aggiornamento prima di una stabilizzazione derivata dalla consuetudine con l’emergenza (…e vai col fai-da-te) e dalla prima, tiepida efficacia dei provvedimenti adottati. Ed il Comune, la Provincia, i Carabinieri, il mondo del volontariato, naturalmente la Prefettura, hanno dispiegato il possibile ed oltre per rendere meno soffocante la morsa della neve. Con qualche limite, ovvio. Derivante dal fatto di essere – Benevento – una cittadina di pianura (e quindi, come si suol dire, ha prevalso l’imponderabile, sotto forma di una nevicata ampiamente annunciata ma non prevista nelle ore in cui l’emergenza avrebbe dovuto essere pronta a riceverne gli effetti). O derivante anche dal fatto che la zona appenninica del Sannio è appunto una zona appenninica (e su di essa insiste, da sempre, la possibilità di abbondanti precipitazioni nevose…).
Misteri, che non ci competono..

Più chiare, invece, le parole ufficiali provenienti dal corso Garibaldi. “Il Prefetto, che ha già richiesto alla competente struttura della protezione civile regionale l’allertamento e il concorso delle associazioni di volontariato per gli eventuali interventi di  soccorso che dovessero rendersi necessari, invita la cittadinanza a limitare, per quanto possibile, gli spostamenti in auto al fine di prevenire intralci alla circolazione e potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità”, si legge in uno dei comunicati carichi (giustamente) di tensione e prudenza nel tentativo di garantire la popolazione. “Al fine di non aggravare la situazione e non ostacolare gli interventi per il ripristino dei servizi, si rinnova l’invito alla cittadinanza ad evitare di mettersi in viaggio, se non per ragioni di effettiva necessità”, si legge in un’altra nota. E ancora: “A causa del permanere delle  situazioni di pericolo per la circolazione stradale si raccomanda alla cittadinanza di evitare di mettersi in viaggio”.

Si percepisce al ‘tatto’, il problema. E, infatti, le scuole sono rimaste chiuse. Hanno – gli istituti dell’intera provincia – quasi uniformato il loro periodo di astensione: per garantire la sicurezza, per evitare spostamenti ad un gran massa di ragazzi dalla provincia verso il capoluogo, spostamenti che sarebbero peraltro stati impediti dalle oggettive difficoltà viarie.
Ma forse si è ‘osato’ poco. Quei figli di un dio minore che sono stati gli impiegati pubblici – uffici che nel capoluogo sono costituiti da una folta rappresentanza impiegatizia extraurbana -, sempre per esempio, sono rimasti aperti. A chi, non è dato sapere visto che non ci si poteva neppure spostare a piedi, in avvio. Ecco, la prudenza è stata misurata con due differenti scale, mentre altrove i Prefetti il problema, anche dinanzi ad un minor metraggio di neve, non se lo sono posto: ordinanza e tutto chiuso, perché non ci può essere una fascia di popolazione che debba necessariamente pagare, nel senso di far fronte da sé, l’inefficienza iniziale della macchina dell’emergenza.

L’impossibilità a raggiungere le sedi di lavoro, per tanti anche certificata dai comuni di residenza, non è servita a nulla nel rapporto con le amministrazioni di appartenenza: e così sono venuti i giorni di ferie, i permessi da recuperare e tutti quegli ammennicoli che la gente comune ritiene essere privilegi in luogo di statuiti istituti contrattuali. E sono stati in tanti a chiedersi, soprattutto alla luce delle parole così ricche di umana comprensione verso le genti viaggianti che abbiamo letto sopra perché il Prefetto, Mazza, non abbia – ma solo nei giorni di maggiore crisi e di altrettanti palpabili disagi per carità – disposto la chiusura degli uffici pubblici.
Misteri che non ci competono, e si canticchiava – si parva licet – Cascione: infuria la bufera, scarpe inidonee (licenza poetica, perché non tutti – è risaputo – sono dotati di doposci per le vacanze a Cortina, Ndr) e pur bisogna andar. In ufficio.

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