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Opinioni

Il segretario della Lega è venuto nel Sannio a fare campagna acquisti. Del Ministro delle Infrastrutture nessuna notizia

Salvini è venuto, ha parlato, ma non ha detto niente. È venuto a rassicurare apparati più che i cittadini, a chiudere accordi già avviati o ad avviare nuove interlocuzioni, ad armare nuovi e vecchi alleati di futuribili promesse da mettere in campo in campagna elettorale, perché cantieri ed appalti muovono soldi e quindi voti. Anzi muovono voti, in attesa dei soldi. Che alla fine non arrivano mai

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Giovedì scorso Matteo Salvini è sbarcato in terra sannita più nelle vesti di leader politico che di Ministro per le Infrastrutture. Il capitano sta facendo di necessità virtù, è in grande difficoltà sul piano politico, i sondaggi continuano ad inchiodare il Carroccio al di sotto del dieci per cento, a circa venti punti da Fratelli d’Italia, e si vede costretto ad utilizzare il proprio ruolo istituzionale per coprire la propria campagna elettorale sui territori, un tour volto a recuperare più che sul voto di opinione su quello strutturato, arruolando apparati laddove disponibili, ricercando nuove alleanze provincia per provincia. Dunque era opportuno venire nel Sannio per fare il punto sulla Telesina, sulla diga di Campolattaro e sulle tante sfide infrastrutturali che coinvolgono questi territori, in senso lato le aree interne della Campania, perché in questa fase è opportuno andare ovunque ci siano margini per rinnovare promesse, per raccattare voti, spazi di gestione, per arruolare nuove truppe.

Salvini non ha ha portato alcuna buona novella, si è limitato a rassicurare sul futuro, ad annunciare buone notizie a stretto giro, mentre non ha proferito sillaba sul polo logistico di Valle Ufita, stralciato dal Pnrr, né su Ponte Valentino. Insomma, è venuto, ha parlato, ma non ha detto niente.

Diverso, invece, il ragionamento sul piano politico
. Salvini ha incontrato amministratori e riferimenti, ha teso la mano persino a Mastella, salvo confermare implicitamente interlocuzioni volte a strappare al sindaco colonnelli di peso, ha parlato con il governatore De Luca con il quale, in questa fase, condivide la battaglia per il terzo mandato ai governatori.
Tutto questo appartiene alla fisiologia della politica, dunque non c’è nulla di cui scandalizzarsi.

Ci scandalizziamo, invece, per le offensive dichiarazioni di giubilo di tanti riferimenti d’area che sottolineano l’attenzione del governo alle questioni cruciali per il futuro dei territori, per le grottesche ricostruzioni secondo cui la presenza di Salvini andrebbe interpretata come l’ennesima prova di una svolta rispetto al passato. Ecco, questo è insopportabile. Perché i fatti sono lì, impietosi, a ricordarci che questo esecutivo ha stralciato progetti sul Pnrr destinati al Sud per 7,6 miliardi di euro, che continua a tenere bloccati i fondi di coesione e i fondi complementari, come ben ricordato dal governatore De Luca. Questo è il governo che vuole l’autonomia differenziata senza ridefinire i Lep e senza prevedere fondi aggiuntivi per la perequazione, è il governo che ha cancellato il reddito di cittadinanza e ha detto no al salario minimo, ha cancellato le Zes individuate per fare del Sud una Zes unica che ad oggi esiste solo sulla carta, e che comunque non servirebbe a nulla, è il governo che sui servizi primari ha tagliato senza ritegno, a partire dalla sanità.

Salvini ha fatto ciò che tanti ministri hanno fatto prima di lui e che molti altri faranno in futuro. Sta solo utilizzando la propria funzione istituzionale per fare campagna elettorale ed è legittimo che agisca in tal senso, puntando a riassorbire il consenso di quanti, in questa fase politica, possono avere interesse e convenienza a ritrovarsi all’ombra del Carroccio.

Non è venuto a parlare ai cittadini, non è venuto a garantire nulla né ad annunciare alcunché. È venuto a rassicurare apparati, a chiudere accordi già avviati o ad avviare nuove interlocuzioni, ad armare nuovi e vecchi alleati di futuribili promesse da mettere in campo in campagna elettorale, perché cantieri ed appalti muovono soldi e quindi voti. Anzi muovono voti, in attesa dei soldi. Che alla fine non arrivano mai.

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