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ECONOMIA

Fatturato dei ricambi auto in calo: il riscatto entro l’estate?

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I primi giorni dell’estate corrispondono, per molti ambiti della finanza e dell’industria, a un periodo di semi-consuntivi: una sorta di check-in dello stato di salute del ramo aziendale e/o finanziario di riferimento. Si tratta di un controllo in media res, allo scopo di vedere quali sono i trend del mercato e quali eventuali azioni possono essere messe in atto nel corso del secondo semestre dell’anno per fare in modo che tali trend risultino proficui, sia per chi produce e/o vende, sia per i potenziali acquirenti.

Il settore dell’automotive non fa eccezione in tal senso. Anzi, a ben vedere si tratta di una delle locomotive dell’industria pesante, e in quanto tale il suo comportamento sui mercati viene tenuto in grande considerazione anche da quei rami aziendali che apparentemente non hanno nulla a che fare con esso. Come se il mondo dell’automobile rappresentasse una sorta di cartina tornasole dell’intera produzione industriale (italiana nel caso specifico, ma negli altri paesi industrializzati il discorso è pressappoco il medesimo), e pertanto indicasse una tendenza globale di cui tutti gli attori del mondo dell’industria devono tenere conto.

Per quanto riguarda il primo semestre del 2019, i dati esposti dall’ANFIA – l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, ovvero l’organismo che riunisce sotto un’unica egida le principali realtà industriali impegnate nella produzione e nella manutenzione dei manufatti dell’industria dell’automobile – non sembrano segnalare anomalie gravi o scarti significativi rispetto al periodo analogo dell’anno precedente. Con un’unica vistosa eccezione: la flessione del fatturato complessivo dei ricambi per auto.

Iniziamo col dire che si tratta comunque di una flessione contenuta: lo 0,6%. Tuttavia, considerato che si tratta del primo semestre dell’anno (periodo in cui, solitamente, il mercato dell’automotive in generale si dimostra molto attivo e dinamico), e che il settore dei ricambi difficilmente registra dei cali di vendite, il dato è comunque meritevole di una quota non trascurabile di analisi e approfondimento. Soprattutto se si considera che nel primo semestre del 2018 il mercato dei ricambi per auto aveva fatto registrare un incremento del 2,3% rispetto a dodici mesi prima.

A cosa è dovuta, dunque, quella che può essere tranquillamente definita come una brusca frenata? Sempre secondo i dati dell’ANFIA, le ragioni dovrebbero essere molteplici. In prima istanza, la contrazione del mercato dell’auto tout court, con un calo di immatricolazioni del 3,5% per quanto riguarda i primi sei mesi del 2019 e una flessione ancora più sensibile (per la precisione del 5,7%) anche per ciò che concerne le vendite di vetture usate.

In secondo luogo, possiamo annoverare tra le cause del calo di vendite dei ricambi per auto quello che, in linea teorica, dovrebbe rappresentare un benefit per il cliente: la maggiore affidabilità della componentistica. Questo significa, in parole povere, durata maggiore e una migliore resistenza all’usura, pertanto la riduzione della necessità di ricorrere alla sostituzione dei medesimi componenti con dei pezzi di ricambio con la stessa frequenza del passato. Uno svantaggio per i produttori sul breve periodo, ma che può trasformarsi in un benefit anche per loro se si ragiona sulla lunga distanza, facendo affidamento sull’aumento del livello di fidelizzazione del cliente. Ovvero su ciò che, a lungo andare fa realmente la differenza.

Infine, bisogna tenere conto delle mutate abitudini di acquisto dei clienti del settore automotive. Ormai, infatti, sempre più acquirenti prediligono l’acquisto online rispetto a quello presso un rivenditore fisicamente localizzato in un esercizio specifico. L’acquisto online, tuttavia, ha alcune regole, e persino una sorta di stagionalità, che va di pari passo con promozioni e offerte delle grandi catene del retail online, come ad esempio Amazon, o di quelle dei negozi virtuali specializzati come Shopricambiauto24.it. Promozioni e offerte che spesso sono svincolate da quelle dei produttori di settore. Ecco che allora alcuni acquisti possono concentrarsi in determinati periodi dell’anno, facendo automaticamente calare il volume di affari in un altro. Se così fosse, dunque, ci sarebbe ben poco di cui preoccuparsi: si tratterebbe semplicemente di una differente distribuzione dell’indotto nel corso dell’anno solare, e non di un calo effettivo delle vendite.

In tal senso, i dati che emergeranno alla fine dell’estate dovrebbero fornire un responso, se non definitivo, quantomeno fortemente indicativo dei trend complessivi del mercato per quanto riguarda l’anno solare 2019. Infatti, complici la necessità di avere un mezzo performante nel periodo delle vacanze e alcune cattive abitudini di molti automobilisti italiani (come ad esempio quella di lasciar scaricare la batteria tenendo in funzione troppi dispositivi elettronici in fase di non movimento della vettura), sarà proprio la stagione più calda dell’anno a dire la verità – o qualcosa che ci si avvicini parecchio – sullo stato dell’arte di un mercato tanto dinamico quanto, alla luce dei fatti, in larga misura imprevedibile. Nell’attesa, ovviamente, dei consuntivi finali previsti per le prime settimane del 2020.

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