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CULTURA

Da Benevento ai successi in radio. Minelli, una vita on air: ‘Quella volta con Vasco da Gino e Pina…’

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Una vita on air. Tra Roma e Benevento, ma anche tra States ed Europa. Speaker radiofonico, direttore e coordinatore artistico, consulente editoriale. Ma anche doppiatore cinematografico e voce di spot pubblicitari. Decisamente complicato, a farla breve, racchiudere in una sola definizione tutte le sue attività. “Diciamo che mi occupo di comunicazione, spaziando su più campi”. E’ nella radio, però, che la sua impronta ha lasciato un segno indelebile. Davvero per pochi, d’altronde, il privilegio di dirigere Rds, One-O-One (ora R101) e Radio Kiss Kiss: tre dei maggiori network radiofonici italiani. Ancora meno, poi, quelli che sul comodino possono vantare un Grammy per il format numero uno al mondo. Marco Minelli può perché lo ha vinto nel 1994, venti anni dopo il suo ‘debutto’ da dodicenne in un programma radiofonico per bambini. “La passione per la radio me l’ha trasmessa mia madre, grande ascoltatrice. Ma anche speaker in una piccola emittente. Così nel 1974 partecipai a un programma destinato ai ragazzini: mi passarono il microfono e cominciai a parlare”. Senza più smettere. Oggi è consulente editoriale e artistico di tutte le maggiori radio del circuito Rds.

Carriera naturale per un talento precoce. I primi a scoprirlo – loro malgrado – gli inquilini di un palazzo della Capitale…

A 13 anni, grazie ai consigli di una rivista dell’epoca, “Nuova Elettronica”, costruii un trasmettitore radiofonico, bloccando un intero stabile che non riusciva più a vedere la televisione. Realizzai il mio primo piccolo studietto, smontando dei mangiadischi, con un piccolo mixer a manopole e un microfono con cuffie generate da altoparlanti estratte da piccole radio”.

Questo a Roma

“Sì, a Roma. In quei tempi a Benevento trascorrevo le vacanze estive e invernali. Per stare con la nonna. Anche nel 1980, quando mia madre si trasferisce io resto nella Capitale, facendo avanti e indietro. Ancora di più dal 1986, quando apro “La Radio Srl” con cui poi realizzerò la prima rete di Rds. Di quegli anni ricordo anche i tanti eventi organizzati in Città”.

Con Rds la svolta

“Nel 1992 ne assunsi la direzione, a Roma. Ma si chiamava ancora Radio Dimensione Suono Network: solo a pronunciarlo tutto, quel nome, perdevamo troppo tempo, quindi la sintesi: Rds. Primi in Italia per ascolti, lascio la direzione nel 1999 e inizio un po’ di vicende negli Usa – dove già nel 1994 mi avevano conferito un Grammy per un mio format  – e poi in Europa per consulenze. Quindi quattro anni con Radio101 a Milano e poi 10 anni di direzione di Radio Kiss Kiss, dove da anni non si arrivava al milione di ascoltatori: superammo quota 2,6 milioni. Dopo RKK mi dedico ad altre mie grandi passioni”

Ovvero?

“Il cinema, i suoi suoni mi hanno sempre affascinato e la pubblicità. Con un altro beneventano che vive a Roma, Francesco Cavuoto, bravissimo doppiatore e direttore di doppiaggio, ho aperto anche una società, “iPodcastplay”, che produce spot e ovviamente podcast.

Prima parlavi degli eventi organizzati a Benevento, ricordiamone uno tra tutti: il concerto di Vasco Rossi al Santa Colomba

Eravamo la radio ufficiale, Rds ‘occupava’ già un bel po’ di centro Sud. Vasco lo avevo conosciuto a Roma e avevo contatti con lui così come con l’organizzazione. Dopo il concerto andammo a mangiare da ‘Gino e Pina’ che all’epoca era ancora nella piazza dove si teneva il mercato. Oggi il mercato non c’è più e ogni volta che passo per quella piazza non nascondo che mi assale un po’ di tristezza”.

E cosa mangiò Vasco?

“Nulla, neanche un assaggio. Provai pure a offrigli un pezzo di pizza ma non ne volle sapere. Bevve soltanto”

Di tempo ne è trascorso, quanto è cambiata Benevento?

“Tanto, rispetto a quegli anni. Ricordo ancora Corso Garibaldi col traffico, la pavimentazione scomoda, le vespe a tre ruote che fungevano da taxi. Col tempo la Città si è trasformata e ancora oggi quando porto qualche amico a visitarla mi dice che non ha la sensazione di essere in Campania. E questo non in senso dispregiativo rispetto alle altre realtà della regione – assolutamente no – ma perché l’impatto che ti trasmette Benevento è quello di una cittadina dell’Umbria. Poi è cambiato anche il modo di viverla: prima il centro nevralgico del divertimento era piazza Risorgimento, il centro storico era deserto e se ricordo bene neanche era illuminato. Oggi è completamente un’altra situazione. Merito, penso, anche dell’Università: ha portato più giovani in Città e l’offerta si è adeguata”.

E l’offerta culturale?

“Anche quella è cambiata. Pensiamo a ‘Città Spettacolo’, rassegna che dava lustro alla Città. Direttori artistici come Maurizio Costanzo – di cui poi ho avuto l’onore di essere direttore a Rds ai tempi del suo indimenticabile ‘Taccuino’ – e prima ancora Gregoretti. Spettacoli di un livello alto che determinavano nel Paese una certa attenzione nei confronti di Benevento. Ora è diverso, si punta più sul coinvolgimento del pubblico locale. Ma non vuole essere una critica la mia, semplicemente una constatazione: la ‘Città Spettacolo’ di adesso ha un obiettivo diverso da quella di venti o trenta anni fa. Detto questo, sottolineiamo pure che Benevento prima era solo ‘Città Spettacolo’, per il resto ricordo solo la festa della Madonna delle Grazie. Negli anni, invece, tante nuove iniziative si sono aggiunte e tante – anche di valore – si organizzano oggi”.

Un giudizio positivo il tuo che probabilmente dividerà i beneventani

“La critica c’è sempre e sempre si può migliorare. Ma Benevento negli anni si è aperta, non è più una città chiusa tra le sue mura longobarde”.

Tornando alla tua professione: negli anni il modo di ascoltare musica è completamente cambiato ma le radio – pur tra fisiologiche difficoltà – sono riuscite a resistere. Come hanno fatto?

“La radio resiste perché è un media caldo, come il libro. Stimola la tua fantasia, la tua immaginazione. Ti fa spaziare con la mente. A differenza di ciò che accade con la Tv o con internet”.

Non ovunque, però, presenta lo stesso grado di penetrazione nella comunità: quello che le radio rappresentano a Roma, per tagliare corto, non lo rappresentano in altre realtà d’Italia. O sbaglio?

“Roma e Milano. Se vai ad analizzare, le radio nazionali sono milanesi, una romana e una napoletana. Stop. Per il resto, i network hanno cannibalizzato l’ascolto radiofonico mettendo in crisi innanzitutto le radio libere, le radio locali. Anche loro, però, hanno commesso un errore: provando a emulare le radio nazionali, e  inoltrandosi in una competizione che non potevano mai vincere, hanno perso la loro territorialità. Le radio di Rds sopravvivono proprio perché questo contatto con il territorio non lo hanno allentato. Dimensione Suono Roma, per capirci, inizia con un programma che si chiama “La sveglia dei gladiatori”.

L’estate è la stagione delle radio: i tuoi programmi?

“Giugno e luglio abbiamo il ‘Summer Tour’. Poi ad agosto spero di riposarmi e la puntatina a Benevento e nel Sannio non mancherà”

 

 

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