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Opinioni

La riflessione: “Fondi ‘Next Generation Campania’ e Sannio, la misura è colma”

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“La gestione delle risorse del PNRR e del Next Generation Campania, che prevedono nella nostra regione interventi per un importo complessivo di €17.200.761.164,63, è oramai saldamente nelle mani dei salernitani De Luca e Carfagna e degli irpini De Mita (Jr) & company. Il cerchio si è definitivamente chiuso ieri con le ultime due designazioni venute dalla Giunta Regionale che, dando ampio spazio alle rivendicazioni dell’Irpinia, ha nominato l’ex consigliere regionale Francesco Todisco (democratici e
progressisti), già delegato del Governatore per l’Alta Capacità/Velocità Napoli-Bari, Commissario straordinario del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, mentre Giuseppe De Mita (Popolari), ex deputato centrista e nipote di Ciriaco e già vice presidente del consiglio regionale, è divenuto il nuovo responsabile dell’ufficio Nucleo per la valutazione e la verifica degli investimenti pubblici della Regione.

Un incarico istituzionale, che gli è stato affidato direttamente dal Governatore, con l’attribuzione di un ruolo tecnico che risulta davvero strategico, guardando al PNRRR. Nel frattempo, già nel maggio scorso, l’ex presidente della provincia ed ex sindaco di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta, veniva nominato dal Ministro per il Sud, Mara Carfagna, consigliere per la strategia nazionale “Aree Interne”.

Tutto questo avviene mentre nel Sannio, sempre più relegato nella marginalità economica e sociale, si registra il silenzio assordante delle istituzioni locali, che da mesi sono stucchevolmente impegnate in intense quanto sterili schermaglie politiche in previsione delle scadenze elettorali ottobrine.

Invero, in questi ultimi giorni qualche timido segnale di vitalità sul tema l’ha meglio dimostrato chi è da tempo fuori dalla politica attiva, pur avendone fatto parte nel passato, come nel caso dell’On. Roberto Costanzo, il quale, meritevolmente, ha cercato di porre all’attenzione le problematiche connesse al progetto dell’invaso di Campolattaro. Già ieri, però, giungeva la risposta del Vice-presidente regionale Bonavitacola, che ha cercato ancora una volta di spiegare la strategicità dell’opera per il Sannio, ma soprattutto per la Regione Campania.

E sì, potremmo dire che adesso … IL RE E’ FINALMENTE NUDO: la definitiva ammissione da parte del Vice-Presidente della Regione Campania che il progetto serva a garantire l’autosufficienza idrica della regione. Eppure, inizialmente si era detto che, quella strombazzata come l’opera strategica per il Sannio (l’unica in sostanza del Next Generation Campania), veniva concepita per assecondare le prospettive di crescita e rilancio della provincia di Benevento (che per questo rinunciava all’Alta Velocità, trasferita a Flumeri, ai collegamenti autostradali per la Valle Caudina, all’Interporto…), mentre il 95% delle risorse per le opere infrastrutturali veniva trasferito alla fascia costiera, con interventi qui davvero poderosi, tra cui la metropolitana, che arriverà, oltre che a Salerno, finanche ad Eboli…

Alla notizia del commissariamento da parte del Governo per la realizzazione del progetto dell’Invaso di Campolattaro nei giorni scorsi il Vice-Presidente Bonavitacola, nel dolersi della ritenuta improvvida scelta del Governo nazionale, ha dovuto ammettere che la stessa era ed è strategica, soprattutto, per l’intera regione Campania. Eppure qualcuno ci aveva voluto far credere che serviva allo sviluppo del Sannio; o meglio: lo avevano voluto intendere quei falsi creduloni che non vogliono disturbare il manovratore…

La cosa che davvero stupisce è che il dibattito sul tema del PNRR e del Next Generation Campania, che pur dovrebbe essere rilanciato vivacemente nella nostra comunità per la strategicità e l’entità degli investimenti che prevede (superiori anche a quelli del piano Marshall del secondo dopoguerra), è stato – invece – ad arte silenziato.

Sotto il profilo squisitamente tecnico, mi pare – invece – che il Next Generation Campania non sia in grado, in alcun modo, di rispondere alle esigenze di coesione territoriale fra la fascia costiera e le aree interne, non riuscendo a riequilibrare quella frattura storica tra le terre della “polpa e quelle dell’osso”, così come le definiva lo storico ed economista Manlio Rossi Doria. Gli squilibri tra le zone rurali e quelle urbane e delle aree metropolitane, tra l’entroterra e la costa, tra la montagna e la pianura sono andate, al contrario, progressivamente crescendo dal dopoguerra ad oggi, anche nella nostra Regione.

Le aree interne, tra queste particolarmente quella del Sannio, sono state investite da una deriva, i cui effetti principali sono stati: lo spopolamento, l’emigrazione, la rarefazione sociale e produttiva, l’abbandono della terra e le modificazioni del paesaggio. Negli ultimi quindici anni il fenomeno della desertificazione sociale, partito dalle aree più interne sub-appenniniche, ha investito più direttamente anche i capoluoghi delle province interne e adesso anche la città di Benevento.

Ciò è stato, sicuramente, determinato da molteplici fattori; tuttavia, qui il gap infrastrutturale esistente ha assunto un peso decisivo più che altrove. La provincia di Benevento è, ancora oggi, l’unica provincia campana a non essere attraversata, direttamente, da alcun asse autostradale, pur trovandosi per vocazione “naturale” in un nodo nevralgico tra la dorsale tirrenica e quella adriatica, lungo il percorso dell’“Appia”, la storica
“regina viarum”.

Il territorio è attraversato da una delle più importanti linee ferroviarie trasversali, da ovest ad est, costruite nell’800 per “unire” il Paese, la Napoli-Bari, realizzata in circa sei anni tra il 1864 e il 1870 e, da quell’epoca ad oggi, rimasta sostanzialmente immutata nel tracciato e nell’armamento rotabile. Su questo fronte già apparve alquanto miope, qualche anno fa (all’epoca del Governo Renzi), la decretazione dell’esclusione della provincia sannita dai circuiti regionali e nazionali con il progetto dell’Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari, prevedendo – inaspettatamente – in Flumeri (in luogo di Benevento), con la Stazione HIRPINIA, il suo nuovo nodo nevralgico fra Tirreno ed Adriatico.

All’attualità, non parrebbe neppure certo che il “treno” (emblema, ancora oggi, di modernità e sviluppo) possa “sostare” nella stazione di Benevento (interessata dal PNRR da un mero restyling di facciata) che, al contrario, rischierebbe, così, di esserne attraversata in corsa, a c.a. 300 km all’ora. Si tratterebbe dell’ennesimo tentativo di emarginazione territoriale perpetrato ai danni del Sannio. L’esclusione del territorio da tutti gli attraversamenti di tipo autostradale è, peraltro, una vicenda già nota da queste parti nella sua storia più recente; basti pensare allo “scippo” che si consumò all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso con l’Autostrada Napoli- Bari.

Queste brevi riflessioni solo per ricordare come il Sannio abbia già
pagato un prezzo altissimo per stare dentro questa Regione, che si è rivelata sempre “matrigna” verso questa comunità. Credo, però, che adesso la misura possa dirsi colma! Continuare ad ignorare le istanze delle zone interne, oltre a rendere sempre più fragile la coesione economico-territoriale fra le diverse aree della nostra Regione, contribuisce ad alimentare il clima di disaffezione, che da circa 40 anni qui si è sviluppato, anche – in qualche caso – con vere e proprie istanze separatistiche, mai del tutto sopite (il caso del progetto della Regione “MoliSannio” ne è un esempio), che dimostrano una sofferenza e, forse, anche un’indignazione verso la matrigna Regione.

Oggi, più che mai, il PNRR e il Piano Regionale (Next Generation) dovrebbe invertire la rotta e, soprattutto, i destini delle aree interne, consentendogli di uscire dalla marginalità economica e sociale in cui sono state per troppo tempo rilegate. Rispetto al silenzio assordante che si avverte sul tema da parte delle istituzioni locali, mentre nelle altre province campane si registra un dibattito vivace e costruttivo, sarebbe necessario aprire una discussione, franca ed indipendente e condividere con la comunità gli indirizzi che si intendono dare al futuro sviluppo del nostro territorio. Si tratta di scelte importanti, strategiche, irrinunciabili, che poi avranno effetto sulle nostre “next generations”, che non possono rassegnarsi, ancora, all’emarginazione economica e sociale, all’esclusione dai circuiti regionali e nazionali a cui, anche il Piano Regionale, sembra averle relegate”.

(Giovanni Barretta – Consulente di sviluppo locale e programmi complessi)

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