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Comune di Benevento

Giovani e politica, un binomio difficile ma non impossibile. La situazione a Benevento

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Giovani e politica: un binomio difficile, ma non impossibile, almeno da quel che si evince in queste settimane di inizio campagna elettorale per le prossime amministrative di Benevento.

Se ne registra, infatti, la presenza e la partecipazione, anche se non massiva, alle diverse iniziative intraprese dai gruppi e movimenti politici: un elemento di non poco conto che va valorizzato e incentivato per poter auspicare un ampliamento della componente giovanile all’interno delle dinamiche politico-elettorali e decisionali e invertire il trend fotografato dall’ultimo report Istat disponibile sul rapporto tra i giovani e la politica.

Il racconto che restituiscono i dati Istat 2020 è di una relazione difficile, complicata da un lato dalla incapacità della classe politica tradizionale di raccogliere le istanze dei giovani, dall’altro da sentimenti di disaffezione o sfiducia da parte dei giovani, i quali, però, mentre mostrano un attivismo scarso, per oltre la metà si tiene informato sulla politica.

Stando, infatti alle ultime statistiche, ”la mancanza di partecipazione nei confronti dei temi politici riguarda il 30 per cento dei giovani tra i 18 e i 34 anni e il 50 per cento tra i giovanissimi dai 14 ai 18 anni.” Una variabile, questa, che, stando sempre ai dati, si traduce in una scarsa affluenza alle urne: va da sé che l’astensionismo o la debole partecipazione al voto, oltre ad essere una mancata opportunità nell’esercizio di un diritto, rappresentano anche la mancata possibilità per i giovani di essere rappresentati.

Ma qui possiamo affermare che si verifica quel circolo vizioso per il quale, la risposta elettorale dei giovani è determinata dalla scarsa capacità dei candidati di empatizzare con le esigenze e i bisogni giovanili tanto da non riuscire ad argomentarli in maniera adeguata nei programmi elettorali.

Un cane che si morde la coda, dunque, e che non trova soluzione se i giovani continuano a restare fuori dall’agone politico e a non rappresentare, sia in termini di dibattito che in termini di operatività politico-amministrativa quelle istanze che dai loro coetanei provengono.

Ad essere convinto di ciò è proprio uno dei giovani della politica beneventana, appena 21enne che milita nei Giovani Democratici, Stefano Orlacchio: confermando che ”nel territorio beneventano c’è la tendenza da parte dei giovani a disinteressarsi della politica, la quale si riempie la bocca della parola giovani ma non riesce a coglierne il punto di vista”, afferma che ”è compito degli stessi giovani raccogliere le loro istanze e portarle sui tavoli del dibattito politico. Essere, in una parola, artefici del cambiamento.” ”Spesso – continua Orlacchio – verso i giovani viene puntato il dito e se si sentono attaccati si disinnamorano di una della cose più belle che c’è che è la politica, quella con la p maiuscola che agisce per il benessere collettivo”.

Per favorire un nuovo corso nel rapporto tra la politica e i giovani, secondo Orlacchio ”bisogna cambiare la narrativa e la dialettica nei confronti dei ragazzi. Non li si può guardare – dice – solo come elementi della movida, come coloro che infrangono le regole anticovid per esempio, ma è necessario considerarli risorse su cui investire per il futuro della città e del territorio.”

Della sua esperienza all’interno del Pd, Orlacchio – che ritiene il candidato sindaco di Alternativa per Benevento Perifano ”l’unico che abbia colto a pieno le questioni che riguardano la popolazione giovanile e che per questo è punto di riferimento per le giovani generazioni – dice di essersi sentito accolto pienamente, di aver avuto come Giovani Democratici la possibilità di fruire degli spazi.”

”Di certo bisogna ampliare, secondo Orlacchio, la possibilità di aprire spazi, soprattutto di espressione, per i giovani in città e nell’università.”

Una politica che accoglie, dunque, può essere lo strumento per riavvicinare i giovani, ma non solo. Ne è fortemente convinto Giovanni Calabrese, 35enne che fa parte del coordinamento di Civico22 e che forte della sua esperienza formativa e lavorativa, ma anche di politica attiva, di 17 anni all’estero tra Africa, Australia ed Europa, ha definito ”la politica come uno spazio in cui non ci si conta, ma ci si racconta e ci si ascolta, che ricostruisce le relazioni collettive attraverso una rinegoziazione e si manifesta con la sovrapposizione dell’azione di vita quotidiana con quella politica.”

”Con Civico 22 – ha riferito Calabrese – ho capito che il mio racconto stava cominciando ad avere un valore, ho sentito finalmente la necessità di fermarmi.”

Se il metodo e la visione del movimento morettiano possa essere strumento per invertire la tendenza dei giovani, ma non solo, della disaffezione dalla politica, Calabrese ha risposto testimoniando la sua esperienza, ”perché– dice – le persone hanno voglia di raccontarsi con le proprie piccole storie, hanno voglia di essere ascoltate e Civico 22 sta raccogliendo questa esigenza.”

Ne fa una questione di linguaggio e di comunicazione anche Domenico Giglio, dirigente provinciale di Fratelli d’Italia e attivo in passato in Gioventù Nazionale, che definisce ”pessimo” il rapporto tra la politica e i giovani. ”Oggi c’è una politica incapace di includere i giovani, molto vecchia anche in termini di linguaggio. E’ necessario per ripristinare la fiducia saper veicolare il messaggio ai giovani, parlando lo stesso linguaggio e usando gli stessi strumenti comunicativi, chiamarli alla partecipazione, capire i loro bisogni, dare il buon esempio per far comprendere che la politica non è interesse personale.” ”Non è possibile – chiosa Giglio, che su un’eventuale sua discesa in campo sta facendo valutazioni – pensare di chiudere il corso ai mezzi elettrici e parlare poi di società green.”

Più strutturale, invece, la causa del malessere nel rapporto tra i giovani e la politica secondo Alberto Febbraro, che, dopo una militanza di vertice in Fratelli d’Italia e nel centrodestra cittadino, si appresta a portare il suo contributo nelle fila dei candidati di Mastella.

”La disaffezione – dice Febbraro – è dovuta alla mancanza dei partiti che sono strumenti di partecipazione capaci di integrare i giovani nei processi politici. La fluidità attuale della struttura partitica aumenta il distacco di tutti dalla politica.”

”Vi è però – sottolinea Febbraro, che dice di non vedere apatia o disinteresse per ciò che accade in politica ma solo una difficoltà a sviluppare un percorso – una importante partecipazione nella cittadinanza attiva e nell’associazionismo, nel volontariato attraverso le scuole e l’università”.

”Tutti – afferma, ritenendo utile il Forum dei Giovani come strumento e luogo per rafforzare il rapporto con il territorio – hanno il desiderio di portare i giovani dentro la competizione elettorale.”

D’altro canto per Febbraro ”non è compito di un sindaco creare lavoro e occupazione per i giovani per fermare la desertificazione sociale in atto, quanto, creare le precondizioni e gli strumenti di sviluppo che oggi sono date dalla capacità di attrarre e pianificare le risorse che arriveranno con il piano del Recovery Fund o dalla capacità di fare sinergia interistituzionale, come ad esempio con l’assessorato regionale al Turismo guidato da Casucci.”

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