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Crisi Samte, ipotesi liquidazione. Di Maria: ‘I debiti non possono ricadere sui cittadini’
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“La Samte ha prodotto oltre 5 milioni di debiti e non sono disposto a dividere e far pagare i cittadini. Bisogna trovare soluzioni economicamente sostenibili”. Sono le parole del presidente della Provincia, Antonio Di Maria, al termine di una lunghissima riunione sulla vertenza rifiuti nel Sannio. Ai lavori hanno preso parte, in tempi successivi, i manager delle Società partecipate, i consiglieri provinciali, il presidente Pasquale Iacovella ed i consiglieri dell’Ato rifiuti ed il direttore generale Massimo Romito. Presenti anche per la Provincia: il Direttore generale Nicola Boccalone, con il capo staff Renato Parente ed il responsabile di Servizio della Serafino De Bellis. L’occasione è stata la scadenza al 31 dicembre del controllo analogo dello stato di salute della partecipata.
A preoccupare, dunque, sono i debiti che la società provinciale ha creato dal 2016 e che non sembrano economicamente sostenibili o appianabili dall’attuale sistema. La sensazione, e forse anche qualcosa di più, è che si vada verso una liquidazione della società in house nel tentativo di far ripartire il ciclo e non bloccare un comparto fondamentale, per diversi aspetti, per il territorio.
Di Maria parla di situazione pesantissima che va necessariamente risolta con la collaborazione e i sacrifici di tutti. In questo discorso rientra, soprattutto, l’Ato che in questa fase avrà un ruolo chiave. Dopo un ampio dibattito è emerso che, al più presto, la Provincia richieda formalmente all’Ente d’Ambito di esaminare una ipotesi di lavoro per la risoluzione della crisi di quella Società.
Tale ipotesi prevede che l’Ato individui la Samte quale soggetto gestore dell’impiantistica nella disponibilità della stessa Samte. In tale contesto si potrebbe determinare anche la revisione della deliberazione presidenziale circa i 14 euro per le tariffe di gestione rifiuti.
Il secondo obiettivo, dopo la ripartenza del ciclo rifiuti, resta quello dei lavoratori. L’intenzione è quella di tutelare tutti passando, però, attraverso i contratti di solidarietà. Per risolvere la questione, però, c’è bisogno di una seria politica relativa all’impiantistica. In revamping dello Stir di Casalduni appare un passo necessario per garantire gli equilibri economico finanziari al ciclo: un impianto per la carta potrebbe essere la scelta più percorribile da affiancare all’indifferenziata che è già presente. Una strada non semplice che, al momento, appare l’unica percorribile.