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Valle Telesina

Questione poliambulatorio a Telese, Aceto: “Occorre soluzione tra Asl, Comune e proprietà privata”

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“Occorre trovare una soluzione tra Comune, ASL e proprietà privata per riportare il poliambulatorio a Telese ed evitare richieste di risarcimento ai danni della comunità. È il momento di scelte decise e coraggiose. Telese Bene Comune garantisce sin da ora il suo appoggio ad iniziative concrete che vadano in tale direzione”. Così scrive in una nota il consigliere comunale d’opposizione a Telese Terme, Gianluca Aceto.

“La sentenza del Tar dello scorso 4 settembre – scrive – demolisce l’impianto che sorreggeva l’annullamento dei permessi di costruzione dell’immobile in contrada Truono (Telesia Immobiliare).

Il 5 luglio 2011, il responsabile dell’area tecnica avviò la procedura di annullamento in autotutela di due permessi di costruire (n. 25 del 1.4.2004 e n. 22 del 24.4.2007). Nel gennaio 2012 il Consiglio comunale votò, all’unanimità, l’accordo procedimentale, una sorta di sanatoria che, per essere perfezionata, aveva bisogno dell’assenso dell’ASL di Benevento. Quest’ultima, dopo aver versato oltre metà della somma, si era tirata indietro dall’acquisizione dell’immobile, in considerazione della procedura di annullamento in corso.

Era il periodo in cui l’on. Nunzia De Girolamo spadroneggiava e imponeva le scelte strategiche all’ASL di Benevento, fin quando fu costretta a dimettersi da ministro. Intanto, il poliambulatorio migrava verso Cerreto Sannita, il cui sindaco era – guarda caso – un grande sostenitore della stessa De Girolamo. E capiamo il perché. Infatti l’ASL pensò “stranamente” di disertare la conferenza dei servizi.

Fallito il tentativo di sanare la procedura amministrativa, – continua la nota – l’iter di annullamento riprese, senza che mai la parte politica affrontasse collegialmente la faccenda. I permessi furono annullati il 5 maggio 2014, dopo quasi tre anni dall’avvio del relativo procedimento. Il sottoscritto, allora vicesindaco, ne venne a conoscenza ad atto già pubblicato. In altri termini, da un certo punto in avanti la questione – come spesso accadeva – fu seguita in via esclusiva dal sindaco.

La tesi di quest’ultimo era semplice: avevamo tentato il possibile, e non rimaneva che annullare gli atti. Il privato ovviamente ricorse al TAR, e nel luglio del 2014 arrivò in giunta la delibera per resistere in giudizio. Come al solito arrivò all’ultimo minuto utile prima della scadenza dei termini. A quel punto, con il sindaco e il responsabile tecnico che chiedevano l’adozione dell’atto perché ritenuto d’obbligo, cosa avrebbe dovuto fare un assessore? Mettere in dubbio le parole del suo sindaco? Impedire la costituzione dell’ente e quindi la sua difesa, mettersi di traverso e far nascere il sospetto di avere interessi privati nella faccenda? In quelle condizioni davvero non c’era altra scelta, per un amministratore pubblico, che tentare la difesa e votare la delibera di costituzione in giudizio. Cosa che feci, non mettendo in dubbio la linea del sindaco.

Il fatto nuovo, cioè il dispositivo del TAR, – prosegue il comunicato – dimostra oggi l’esatto contrario di quanto affermato a quei tempi, smontando per intero le argomentazioni prodotte. Si può leggere, ad esempio, che “il potere di autotutela è per sua natura discrezionale, e, quindi, frutto di una scelta di opportunità che deve essere congruamente giustificata”. inoltre l’annullamento dei permessi in autotutela, “pur se insolitamente lungo e articolato, risultando composto di ben 44 pagine, non motiva in modo congruo circa la sussistenza di un interesse pubblico all’annullamento dell’atto prevalente sull’interesse del privato, soprattutto alla luce dell’affidamento ingenerato nel privato, in ragione del comportamento della parte pubblica e del lasso di tempo trascorso”.

Importante anche il seguente passaggio: “l’operazione di cambio di destinazione d’uso dell’immobile per destinarlo a sede ASL [era] del tutto palese e in nessun modo portata avanti in modo fraudolento o artatamente celato, dimodoché il ritardo nell’attivazione della procedura di autotutela appare imputabile interamente all’inerzia degli organi comunali”.

Ma c’è di più. Nella delibera di consiglio del 23 gennaio 2012 si fa riferimento al parere pro veritate dell’avvocato Camillo Cancellario. Tale parere, tuttavia, non è allegato e non è stato mai portato a conoscenza del sottoscritto né è stato oggetto di disamina collegiale da parte della maggioranza di allora. Si sapeva, per comunicazione sommaria del sindaco, che tale parere invitava a chiudere l’accordo procedimentale.

La cosa straordinaria è quello che troviamo scritto nel parere: esattamente ciò che il TAR ha sentenziato il 4 settembre scorso. In altri termini, se tutti avessimo conosciuto quello scritto (che insolitamente non risulta allegato alla delibera ma solo richiamato in essa), avremmo avuto la contezza del rischio che l’amministrazione correva con l’annullamento dei permessi. Perlomeno si sarebbe aperta una discussione più consapevole e partecipata.

Magari avremmo evitato (come amministrazione larga) la brutta figura. Addirittura avremmo potuto porre un argine allo scippo in corso, visto che l’immobile di via Truono, a norma e agibile, già con tutte le attrezzature pronte (anche il bar!), avrebbe ospitato a breve il poliambulatorio di via Massarelli, plesso che necessitava di una ristrutturazione.

Ancora una chicca. Nell’opposizione del comune, a firma dell’avv. Giuseppe Ruta, è scritto l’esatto contrario di quello che aveva affermato l’avvocato Cancellario un anno e mezzo prima. Come mai quest’ultimo non è stato consultato, prima di procedere all’annullamento? Inutile dire quale, tra i due legali di cui si è servito il comune, avesse ragione: ci ha pensato il TAR a stabilirlo.

Intanto, il nuovo commissario ASL, Gelsomino Antonio Ventucci, subentrato a Michele Rossi, dichiarava, nel corso della causa civile tra Telesia Immobiliare e l’ASL, di voler procedere al perfezionamento della compravendita dell’immobile di via Truono non appena si fosse definita la vicenda amministrativa del comune di Telese. Il punto è qua: ora si può procedere. Naturalmente occorre che il comune non faccia ricorso al Consiglio di Stato, ricorso che è perso in partenza. E occorre che il privato receda dall’intento di rivalersi sul comune per i danni patiti sinora.

Bisogna – conclude Aceto – aprire celermente un tavolo di confronto e giungere ad un accordo che contempli l’utilizzo di tutte le strutture ASL di Telese. È l’unica cosa sensata da fare. Il sottoscritto e il gruppo Telese Bene Comune non faranno venir meno il loro appoggio e il loro contributo concreto”.

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