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Housing Sociale a Santa Clementina. Le osservazioni del comitato “Salviamo il Sannio”

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Riceviamo e pubblichiamo le osservazioni del Comitato “Salviamo il paesaggio” in merito all’Housing Sociale in contrada Santa Clementina. La nota è stata inviata dai membri dell’associazione ambientale all’ufficio “Sistemi di Staff” del Comune di Benevento.

“La proposta di housing Sociale a S. Clementina è avvenuta a settembre 2009; all’epoca era vigente il PRG e l’area interessata era destinata a servizi (F5) come fatto notare dal Dirigente del Settore Urbanistica nel precedente incontro.

Successivamente, Il Consiglio Comunale con deliberazione n. 27 del 27/07/2011 ha adottato il nuovo Piano Urbanistico Comunale; dopo un anno,con delibera n. 33 del 26/073 del 26/07/2012 sono stati assunti gli esiti della Conferenza dei Servizi del PTCP; infine, il i 24 dicembre il Piano Urbanistico è stato pubblicato sul BURC, facendolo entrare in vigore dopo 15 giorni, come prevede la legge, il giorno 8 gennaio 2013.

Il PUC diventando pienamente operativo destina quelle aree a verde agricolo protetto (E1) andandosi a sommare al corridoio ecologico del fiume Sabato.

Queste aree sono regolamentate dalla relazione attuativa del PUC , in particolare agli art. 17 e 52; in quest’ultimo si stabiliscono le azioni da adottare “la salvaguardia dell’integrità dell’ambiente, il permanere delle attività agricole esistenti, l’allestimento del suolo che agevoli la fruizione dell’ambiente naturale, la vigilanza contro manomissioni ed incendi, il risanamento e restauro ambientale, difesa idrogeologica, salvaguardia e corretto uso delle risorse e dei valori biologici, ambientali e paesaggistici, recupero dei manufatti rurali esistenti anche a fini ricettivi attraverso interventi di ristrutturazione e cambiamenti di destinazione d’uso”.

Il Consiglio di Stato, su casi simili, asserisce che non ci sono diritti edificatori acquisiti dai precedenti piani, meno che mai se l’area in questione è un’area a verde agricolo (Sentenza 6656/2012).

“…Infatti, l’urbanistica e il correlativo esercizio del potere di pianificazione, non possono essere intesi, sul piano giuridico, solo come un coordinamento delle potenzialità edificatorie connesse al diritto di proprietà, ma devono essere ricostruiti come intervento degli enti esponenziali sul proprio territorio, in funzione dello sviluppo complessivo e armonico del medesimo; uno sviluppo che tenga conto sia delle potenzialità edificatorie dei suoli, non in astratto, ma in relazione alle effettive esigenze di abitazione della comunità ed alle concrete vocazioni dei luoghi, sia dei valori ambientali e paesaggistici, delle esigenze di tutela della salute e quindi della vita salubre degli abitanti, delle esigenze economico-sociali della comunità radicata sul territorio, sia, in definitiva, del modello di sviluppo che s’intende imprimere ai luoghi stessi, in considerazione della loro storia, tradizione, ubicazione e di una riflessione de futuro sulla propria stessa essenza, svolta per autorappresentazione ed autodeterminazione dalla comunità medesima, con le decisioni dei propri organi elettivi e, prima ancora, con la partecipazione dei cittadini al procedimento pianificatorio”.

Nella pianificazione urbanistica le zone verdi agricole assolvano anche ad una funzione, di “zone cuscinetto”,  cioè delle vere e proprie fasce di delimitazioni e distinzioni fra le edificazioni residenziali, industriali, urbane, ecc. e le aree di interesse ambientale. Il vincolo a verde agricolo, concorre a perseguire la finalità di tutelare il territorio da una dissennata ed eccessiva espansione edilizia, che rischierebbe di compromettere i valori ambientali e la qualità della vita in generale.

Inoltre queste aree sono decisamente escluse, come si evince dall’oggetto nell’avviso del Bando dell’Housing Sociale avvenuto con Decreto Dirigenziale 294 l’ultimo capoverso recita “Resta ferma l’esclusione, per la realizzazione del Programma, di aree ricadenti in zona di verde pubblico/attrezzato e di verde agricolo”.

Un’annotazione particolare merita la possibilità riservata alla Pubblica Amministrazione, che è notoriamente titolare del potere, riconosciuto dall’art. 21 quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, di revocare per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di una nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, un proprio precedente provvedimento amministrativo.

Infine, la prospettiva di nuova occupazione fondata sulla valorizzazione dei beni culturali è una realtà che sta prendendo consistenza con la proposta del Ministro Trigilia che partendo dal sito Unesco di S. Sofia e dal suo Piano di Gestione può investire tutto il patrimonio archeologico, architettonico e naturalistico della città”.

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