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POLITICA

Di Martino (Psi) a difesa dell’art. 18

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"Dopo il decreto salva Italia che ha visto una raffica di aumenti sulle casse delle famiglie italiane, il cosiddetto governo tecnico,mette un’altra ciliegina sulla torta,sempre più a sfavore dei lavoratori, introducento la riforma dell’articolo 18. Per riprendere a crescere il Paese deve necessariamente investire sui lavoratori e sui loro diritti: la teoria che per far ripartire lo sviluppo occorra spianare la strada alla dilagante precarietà che già affligge il nostro Paese è tutta da dimostrare." Lo dichiara Vincenzo Di martino , coordinatore cittadino del Psi.

"Al di là della riflessione politica e di sviluppo – continua Di martino – noi socialisti che abbiamo scritto lo Statuto dei lavoratori non alziamo barricate a proposte di modifiche, ma il punto di partenza non può essere che l’estensione delle tutele ai 3,5 milioni di lavoratori precari oggi privi di garanzie nel nostro paese. Anziché discutere di abolizione dell’articolo 18 sarebbe giusto iniziare con il ragionare dell’introduzione dell’articolo 18 bis, prevedendo diritti e non solo doveri per i lavoratori “flessibili”, attuando anche in questa parte la nostra stessa Costituzione che sottolinea l’importanza del lavoro come base della nostra democrazia.

La cancellazione o la modifica dell’art.18, non sarebbe solo una grande ingiustizia e la lesione di un diritto sacrosanto. Sarebbe anche un polverone alzato apposta per nascondere l’incapacità o la non volontà di fare sul serio qualcosa per rendere di nuovo competitivo il sistema Italia. Se le aziende straniere non investono in Italia non e’ per l’art. 18, ma perché non vogliono finire nella palude della burocrazia, che soffoca e ammazza qualsiasi iniziativa.

Il governo e il ministro Fornero possono provare quanto vogliono a nascondersi dietro un dito, ma la verita’ e’ semplice semplice: la riforma dell’art. 18 vuol dire licenziamenti facili. Tutto il resto e’ fumo negli occhi e nemmeno vale la pena di parlarne. Credo che sia il momento che una nuova e giovane classe politica si riappropri dei propri spazi istituzionali,nelle sue varie forme e nei suoi diversi livelli."

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