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‘La Provincia di Benevento dovrebbe puntare a chiudere S. Arcangelo’

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“L’irrisolta crisi dei rifiuti campani – scrivono in una nota il Comitato civico di San Salvatore Telesino “ No a inceneritori e discariche “, il Comitato civico di Guardia Sanframondi “ A Guardia dell’Ambiente “ e Cittadini in Movimento (Benevento) – sta determinando l’ennesima aggressione al territorio sannita contro cui si ripetono le stesse reazioni inefficaci. Assistiamo alle solite dichiarazioni indignate, affermazioni di vittoria, subito smentite, di amministratori comunali e provinciali a parole pronti a tutto. Leggiamo le dolenti note sulla impotenza della provincia di Benevento, “virtuosa e corretta nella gestione dei rifiuti”, nei confronti della Regione e della provincia di Napoli che, inefficienti e irresponsabili, scaricano sulle zone interne le loro incapacità.

E’ una situazione vissuta già vissuta pochi mesi fa, con gli stessi esiti negativi. Proclami e presidi non hanno impedito lo sversamento, nonostante la discarica sia ora sotto sequestro e la società che la gestisce indagata per disastro ambientale, nell’unico lotto funzionante, riaperto dalla Samte perché indispensabile per la provincia. L’unica novità sono le dimissioni del presidente della Samte per protesta contro il decreto Caldoro che interferisce con il suo uso per i rifiuti provinciali. Il disastro che la discarica di Sant’Arcangelo causa all’ambiente è però un dato di fatto indipendente dalla provenienza dei rifiuti: inquina, causa dissesto, quotidianamente scarica migliaia di litri di percolato nei corsi d’acqua e nei terreni limitrofi.

La Provincia, nel Consiglio Provinciale tenuto a Sant’Arcangelo, si è dichiarata attiva nella difesa del territorio ma impotente, perché lasciata sola, contro poteri troppo forti. Il decreto Caldoro che ha costretto all’ennesima inutile protesta è stato seguito da un altro decreto, che risparmia Sant’Arcangelo a spese di Casalduni, e si continua nella solita stanca e ingannevole rappresentazione.

L’azione di contrasto della Provincia, a nostro modo di vedere, è debole e dettata solo dall’emergenza.
I comitati e le associazioni ambientaliste chiedono, prima di tutto, di condividere e partecipare quello che la Provincia e la Samte stanno facendo o prevedendo per attuare il Piano rifiuti ed impedire situazioni di crisi. Non si può lamentare il distacco dalle azioni istituzionali senza mostrare la volontà di ascoltare e la disponibilità a tener conto delle nostre proposte.

La Provincia proclama la diversità del proprio piano e afferma, in sintonia con la sensibilità ambientalista, contrarietà a discariche ed inceneritori, ma ne sostiene la necessità per chiudere il ciclo, e rimanda incomprensibilmente l’avvio di tutte le buone pratiche presenti nel piano, dandoci motivo di interpretare molte affermazioni come demagogiche e ipocrite.

La Provincia guadagnerebbe forza e credibilità ammettendo con noi apertamente (non solo in riferimento ai rifiuti napoletani ) la pericolosità della discarica, puntando con decisione alla sua chiusura e bonifica, e destinando i 10 milioni di euro per la bonifica, e non per la messa in sicurezza, che lascerebbe aperta la possibilità di usarla ancora per anni. La Provincia dovrebbe lavorare ad un piano trasparente e condiviso di gestione virtuosa dei rifiuti da rendere operativo in tempi strettissimi ed al quale il mondo dell’ambientalismo vuole, spassionatamente e sinceramente, dare il suo contributo attraverso incontri, osservazioni tecniche, suggerimenti di strategie coerenti con una sensibilità davvero sostenibile, equa, solidale e nuova, al solo ed unico scopo di salvaguardare il bene comune, il bene di tutti: il nostro territorio ed il nostro futuro.

Il primo scopo di questo piano dovrebbe essere la messa in atto immediata di pratiche di riduzione dei rifiuti, con il coinvolgimento dei comuni e dei cittadini nella predisposizione delle necessarie misure per attuarle insieme ad una raccolta differenziata più efficace.

Il compito della Provincia dovrebbe essere quello di predisporre impianti per creare una filiera per la raccolta, recupero e riciclo dei materiali, senza scoraggiare le poche buone iniziative predisposte dai comuni. Non si dovrebbe usare la gestione provinciale come uno spauracchio, dissuadendo i comuni dalla presa in carico della gestione del proprio territorio, perché sarebbe un modo per continuare a deresponsabilizzare comuni e cittadini, la cui delega delle responsabilità è anch’essa causa dello scempio che stiamo vivendo. Anche le proposte di isole ecologiche, siti di compostaggio, siti di stoccaggio temporaneo del differenziato per la gestione in autonomia (o tra piccoli gruppi di Comuni) mediante piccoli impianti ( che garantiscono bassi costi e sono meglio gestibili ) dovrebbero, da subito, essere messe in atto.

Abbiamo sentito molti dei nostri amministratori criticare il regime commissariale come causa della situazione disastrosa della Campania e strumento funzionale ai lucrosi affari di grandi gruppi, come Impregilo o Daneco, oltre che alla sottrazione del diritto di comuni e cittadini di governare il proprio territorio.
Se si condivide questa analisi non si può essere a favore di una gestione che ancora una volta sottrae questo diritto, in nome della creazione di una mega-Spa provinciale, cui affidare tutto il ciclo, lontana dalle comunità e dai loro bisogni.

La Provincia non dovrebbe neppure decidere, in solitudine, un digestore anaerobico, che richiede tempi lunghi di realizzazione e 20 milioni di euro, invece di incentivare il compostaggio domestico, senza costo e senza necessità di complicate e difficili autorizzazioni, o il compostaggio comunale, con piccoli impianti sicuramente più economici e meglio gestibili.

La Provincia guadagnerebbe credibilità, e consenso, come, del resto, il Comune e la Provincia di Napoli, con l’adozione immediata di misure per ridurre i rifiuti e ottimizzare la raccolta differenziata che, ricordiamocelo, è peggiorata nel 2010, a dimostrazione dell’incertezza e scetticismo causati dalla mancanza di un progetto chiaro e condiviso.

La credibilità, ed il consenso della popolazione attiva, vera fonte di legittimazione di ogni potere politico, la darebbero, inoltre, l’attenzione al territorio ed alla sua vocazione, senza in nessun modo avallare tutte le opere che si vogliono rendere possibili, come alta capacità, centrali a biomasse, a turbogas, mega campi eolici, decise dall’alto senza nessuna partecipazione dei cittadini. Le grandi opere non sono quelle foriere di grandi profitti, ma inutili e dannose, così come inceneritori e discariche, ma quelle che vengono realizzate nell’interesse e per il bene della collettività ed in modo condiviso, generando fiducia e rispetto tra istituzioni e società civile.

Ci piacerebbe che i nostri amministratori ci dessero finalmente motivo di credere davvero alle loro dichiarazioni e alla loro volontà di cambiamento”.

 

 

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