POLITICA
Consiglio comunale, i rischi dell’egemonia
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Le cronache relative al primo Consiglio comunale di Benevento sono piene di valutazioni politiche anche interessanti; soprattutto si registra una (prevedibile) convergenza di opinioni da parte degli osservatori e dei protagonisti stessi. Un Consiglio, in particolare, che nasce sul tema dell’inciucio, la cui conseguenza diretta è individuabile nelle nomine a seguito delle votazioni effettuate; e una Giunta che fonda sul meccanismo automatico delle preferenze nell’individuazione degli assessori e non sull’ampio respiro che avrebbe potuto favorire la scelta in autonomia di una squadra di governo rappresentativa delle eventuali novità del sindacato Pepe/bis.
C’è anche un altro rischio, però. Legittimare una sola parte dell’opposizione, nel caso il Pdl a scapito del Pit (appunto i veleni di cui si è a lungo parlato) crea il paradosso di un deficit di democrazia, legato ad una vittoria elettorale tradottasi in numeri consiliari molto, troppo netti. A parte invertite, insomma, il monocolore Pd con spruzzata d’Api (che di fatto ha incassato una cambiale elettorale pesantissima…) somiglia al governo in carica. Con una ingiusta pretesa di egemonia, complice anche una specifica soggiacenza, che può condurre all’autocrazia, ovvero la modalità berlusconiana applicata alla politica. Quella stessa che il Pd in Parlamento aborre.
Vincere va bene, stravincere meno: il primo passo posto in essere dal Pd in questa nuova consiliatura ne dimostra una caratura asfittica e localistica, in decisa controtendenza con le aspirazioni nazionali. Che corrobora i sostenitori dell’assunto di un partito sannita che raffigura sé stesso come una vera e propria anomalia: eterodiretto da pochi, ricco di opportunisti, senza democrazia interna, lontano da ‘qualcuna’ delle tradizioni politiche di provenienza. Dunque, un anello di congiunzione (centrosinistradestra) di darwiniana memoria: sembra il Psi di Craxi…