POLITICA
‘Un voto a Benevento? Dai 30 ai 100 euro’
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Da 30 euro per un voto fino ad arrivare a 100, per nuclei familiari. Il tutto accompagnato da necessaria certificazione, da effetturasi tramite foto della scheda elettorale o, ispirandosi ai metodi camorristici, con la scheda bianca che esce dal seggio, per poi essere depositata nell’urna, già segnata. Ma i prezzi, a pochi giorni dal voto, sono in rialzo.
E’ il fenomeno denunciato, attraverso un esposto presentato in Prefettura ed in Procura, da Gennaro Santamaria, Segretario Provinciale dell’Udc, e Vittorio Fucci, Segretario Provinciale Udeur. “Non abbiamo prove certe di questa comparvendita elettorale”, hanno dichiarato i due segretari, “ma le voci raccolte ci spingono a richiedere un intervento chiarificatore da parte dell’autorità preposte.”
Dalla denuncia emerge che i quartieri coinvolti dallo scambio elettorale siano il rione Libertà, Pacevecchia, il rione Ferrovia e il Triggio. Le zone più popolari della città.
Alla luce anche delle ultime vicende di Montesarchio, dove il sindaco è stato arrestato con l’accusa di associazione camorristica e coinvolto, come riportano le intercettazioni, nella compravendita dei voti, con l’ausilio di esponenti del clan locale, la denuncia dell’Udc e dell’Udeur assume un significato allarmante.
Nell’esposto sono denunciati anche i costi di questa campagna elettorale. Pagato 1 euro ogni manifesto. Spesso affisso abusivamente. E a chi ha giustificato il lavoro degli “attacchini”, come una sorta di assistenzialismo a beneficio delle persone meno abbienti, Santamaria risponde così: “Nel nostro programma è prevista l’anagrafe pubblica degli eletti, ma forse dovevamo prevedere anche una pubblica comunicazione della dichirazione dei redditi dei candidati”.
In quest’ultimo giorno di campagna elettorale, nel corso della conferenza stampa, si sono affrontati anche argomenti squisitamente politici, inerenti un eventuale ballottaggio. La preoccupazione principale sembrerebbe essere quella di una potenziale convergenza, tra 15 giorni, tra PD e Pdl.
L’esposto Santamaria-Fucci ci regala l’input per una breve riflessione, ispirata ad una più totale par condicio di giudizio.
Putroppo la denuncia della compravendita dei voti non è portatrice della caratteristica della novità. Ad ogni elezione, in ogni comune, anche i più piccoli e marginali, o forse soprattutto qui, l’ombra di questo fenomeno illegale si ripropone.
Non è una novità nemmeno che lo scambio del voto dietro pagamento potrebbe trovare il suo bacino commericale più florido nei quartieri dove la vita è più difficile, i disagi molti, la marginalità e forme di pauperismo imperano. Luoghi dove un voto non è sempre considerato come un vessillo della democrazia e della sovranità popolare, un lusso forse che pochi fortunati possono permettersi, appellandosi ad una “dignità non negoziabile”, ma significa alleviare il costo della bolletta o della spesa per mangiare. Purtroppo per questi fenomeni, più vicini alla malavita che alla politica, spesso le persone sono solo voti, non cittadini con dignità. Più i nuclei familiari sono numerosi,e spesso maggiori potrebbero essere le visite e le promesse, o anche i soldi, del politico di turno.
Erika Farese