POLITICA
Rimpasto in Giunta, Del Sorbo (PSI): “Il Sindaco come il Marchese del Grillo”
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“Una nota canzone italiana intonava così: “come si cambia per non morire”; questo si addice in pieno all’attuale guida dell’amministrazione comunale, Fausto Pepe”. Così in una nota stampa Ugo Del Sorbo, Segr.Prov.le P.S.I., che commenta le vicende di Palazzo Mosti. “Sono trascorsi – continua – circa due anni dalla riconferma di questo esecutivo e ben impresse sono ancora oggi gli echi trionfalistici con cui si festeggiava la nascita del nuovo governo cittadino. Un Ente guidato da una maggioranza “granitica e coesa” si affannavano a dichiarare, come pure “sarà un cammino sereno, tracceremo le rotti per un rilancio della città”.
Cosa sarà mai successo negli equilibri “politici” tanto che il primo cittadino, chiede carta bianca per rinnovare tutto, compreso le municipalizzate? Cosa porta al valzer delle deleghe, alla rotazione degli assessori e Presidenti? Una cosa è certa che va colto il segnale del Sindaco, “ o si fa come dico io, oppure mi dimetto”.
Dalle sue parole si capisce a chiare lettere che la sua giunta ha fallito, altrimenti perché cambiare? Noi riteniamo quest’ultima ipotesi più attinente alla realtà. L’Ente non può essere amministrato come un feudo, rievocando la mitica frase del Marchese del Grillo, “ io sono io e voi non siete un ca..volo” o da Zemaniani moduli calcistici, laddove sostituendo i giocatori e variando schema in corsa, si ipotizzava di dare la svolta alla grigia prestazione della squadra.
La verità è che questa amministrazione è totalmente scollegata dalla società, priva di ogni forma partecipativa, incapace di recepire il forte grido di dolore dei cittadini. Nessuna programmazione di sviluppo per il commercio e le imprese, nessun impegno per creare opportunità di lavoro e nessuna capacità di intercettare risorse per la sostenibilità cittadina.
Riteniamo, che sia giunto il momento di un vero e radicale cambio politico-amministrativo e che il Sindaco con un gesto di umiltà riconsegni la città alla volontà popolare, in quanto si sente la necessità di un governo cittadino di eletti e di un’azione politica che ponga al primo posto il tanto richiamato “bene comune”. Cambiare solo uomini, perché nulla cambi, è solo un esercizio per apparire e non per essere”.