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Rosita Galdiero, una vita in Cgil: “Sinistra da ‘derenzizzare’. Sannio riparta dalle infrastrutture”

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Da via Leonardo Bianchi, nel rione Ferrovia, al corso Trieste a Roma dove ha sede la Federazione Italiana Operai Metallurgici, il più antico sindacato industriale italiano, tra le sigle più prestigiose – con i suoi oltre 300mila iscritti – della galassia Cgil. E’ il percorso di Rosita Galdiero, primo segretario donna della Cgil sannita. Per la Fiom ora guida il settore aerospazio, impiantistica e installazioni. “Quando sono andata via da Benevento avevo una fissazione: rendermi utile per il territorio, anche dalla Capitale. E sa cosa ho imparato?”

Prego

“Che è proprio da qui, da Roma, che si determinano i processi nei territori, anche quelli periferici come Benevento. Succede quando si siglano i contratti collettivi nazionali, che valgono per tutti i metalmeccanici, succede ancora di più con la contrattazione di secondo livello, come nel caso della Leonardo o della Sirti, per fare qualche esempio”.

Aveva il timore di perdere un po’ i contatti con il territorio?

“Sì, è un timore che avevo. Soprattutto riguardo a lavoratrici e lavoratori con cui avevo condiviso percorsi e momenti. E’ andata diversamente: i legami non si sono interrotti, semplicemente se ne sono aggiunti di nuovi”.

Seguire una vertenza a Benevento, seguire una vertenza da Roma: cosa cambia?

“Quando ti confronti con gruppi di caratura nazionale o internazionale cambia tutta. E’ diverso innanzitutto l’approccio. Possono esistere trattative complicate ma dall’altra parte trovi sempre una interlocuzione di un livello diverso. Il rispetto per le prerogative sindacali e per il ruolo che eserciti non manca mai. Da noi è diverso: diventa un’impresa anche ottenere la convocazione di un tavolo di concertazione. Era raro imbattersi in aziende consapevoli dell’esistenza di un contratto di contratto collettivo nazionale. Se invece parliamo di appalti e sub-appalti allora il discorso cambia”.

In che senso?

“Piemonte o Campania ritrovi le stesse dinamiche: comportamenti delle aziende poco chiari, ribassi ‘finanziati’ dal peggioramento delle condizioni dei lavoratori – sia salariali sia in termini di sicurezza -, infiltrazioni della criminalità organizzata”.

Anche nel Sannio?

“Quella del Sannio “isola felice” è una favola a cui non bisogna più credere”.

Tornando alla sua esperienza alla guida della Cgil sannita, la vertenza che ricorda con meno piacere?

“Dico quella del Comune di Benevento, amministrazione Mastella. Da una personalità così addentro alle istituzioni non mi aspettavo un atteggiamento di chiusura totale nei confronti del sindacato. E non parlo della sola Cgil”.

E quella che invece ricorda con maggiore piacere?

“Potrei citarne tante ma voglio ricordare quella per i migranti. Sembravano degli invisibili, come sindacato ci battemmo per restituire voce e dignità a tante donne, tanti uomini, tanti ragazzi. Un’esperienza indimenticabile. Dovremmo tutti sforzarci di più per comprendere la loro disperazione. A volte ascolto e leggo giudizi che mi portano a chiedermi dove abbiamo smarrito i nostri sentimenti di solidarietà umana”.

E la sinistra, invece, dove si è smarrita?

“Eh, questa è complicata. L’ultima volta l’ho vista nella campagna elettorale di Pierluigi Bersani, un politico serio, appassionato, equilibrato. Poi l’ho persa di vista quando Matteo Renzi è diventato il segretario del Partito Democratico. Ecco, forse il momento spartiacque è stato quello, la leadership di Renzi. La sinistra in Italia è scomparsa con il Jobs Act”.

Addirittura?

“Assolutamente, la stagione di Renzi ha segnato il tradimento del progetto Pd. Abolizione dell’articolo 18, demansionamento, controlli a distanza: cosa c’entrano con la storia di un partito di sinistra, nato per dare voce e rappresentanza ai lavoratori? E potrei citarle pure la buona scuola… “.

E ora?

“E ora per ripartire occorre ricostruire. Non è facile ma è doveroso provarci”

Voterà alle primarie del Pd?

“Sì, voterò. Lo sento come un dovere: soprattutto oggi non possiamo cedere alla rassegnazione. Non mi chieda, però, chi sceglierò nel seggio, non risponderei. Entrambi i profili dei candidati alla carica di segretario, comunque, mi sembrano promettere bene. Che poi il problema non è il nome del segretario ma quello che si vuole fare. Auspico un Pd capace di scegliere da che parte stare, senza ambiguità. E la parte da tutelare non può che essere quella dei più deboli. Dei lavoratori che meritano un salario adeguato, dei giovani che meritano un’opportunità, magari senza essere costretti a lasciare la propria terra, e ancora delle tantissime persone che con l’abolizione del reddito di cittadinanza si ritroveranno in una condizione di difficoltà assoluta”.

E il Sannio, per concludere, da dove deve ripartire?

“Dalle infrastrutture, ce lo siamo detti tante volte. Senza il raddoppio della ‘Telesina’ e la messa in esercizio dell’Alta Capacità Ferroviaria è complicato immaginare una ripartenza. Ma se il Sannio rompe il suo isolamento, di eccellenze su cui puntare ne ha: penso all’agroalimentare, penso all’Università”.

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