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POLITICA

Lonardo: ‘Mastella urbanista, come novello Peter Pan ci sta conducendo all’Isola che non c’è’

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“I cittadini di Benevento per ben 2 mandati hanno avuto fiducia nel progetto amministrativo del Sindaco Mastella, progetto amministrativo che, in questi casi, dopo l’elezione, si trasforma in un patto sociale per cui quello che era un progetto automaticamente assurge a programma gestionale da attivarsi e da realizzarsi nel corso del mandato. La qualità
urbana e il conseguente miglioramento della qualità della vita, ho omesso per carità cristiana ogni riferimento all’inquinamento di aria, acqua terra, si ottiene non delimitando aree, magari come si è fatto in campagna
elettorale, ma attuando delle opere, magari inseguendo quelle possibili e certe piuttosto che quelle ideali ma anche remote ed incerte”. Inizia così la nota di Lucio Lonardo, coordinatore cittadino di Forza Italia.

“Nel primo caso – spiega Lonardo – il Nostro si è distinto nel delimitare il Mamozio di Piazza Duomo; nel circoscrivere tra un caotico parcheggio e le transenne di uno scavo perenne Piazza Orsini dove, tra l’altro, troneggia una fontana a volte
illuminata dalla Carità di una municipalizzata ma sempre e comunque sporca senza che nessuno abbia mai pensato ad una pulitura del travertino che ricorda ormai quello fumè e retrò di antiche stazioni quando i treni erano ancora a carbone; nel delimitare il mitico Mailesappena più giù; nell’ignorare i progetti di riqualificazione dell’area ex IMEVA.

Ormai di queste sistemazioni urbanistiche neanche se ne discute più e il Sindaco preferisce farsi ritrarre ora alla guida di un compattatore, ora a quello di un Bus elettrico, ora mentre partecipa a feste patronali suonando i piatti con la locale banda ora esibendosi in partite di calciobalilla: insomma un novello Peter Pan che ormai ci sta conducendo all’Isola che non c’è!

Il conto, invece, delle opere che sta inseguendo, a volte con Wendy, a volte con Campanellino, sperando di evitare i Capitan Uncino dell’opposizione, è presto fatto: il bosco da centomila alberi cui non crede più neanche Cappuccetto Rosso; il campo da golf, sport che, oltre a non avere una messe di praticanti sul nostro territorio, ha difficoltà enormi di realizzazione (un 18 buche con un par di gioco di 72 richiede 80 ettari, deve superare i protocolli di sostenibilità ambientale con un green adeguato e soprattutto deve entrare nel Circuito Internazionale per avere un impatto turistico di
ritorno: la buona notizia però è che, considerato il dissesto idrogeologico del nostro territorio e delle nostre strade, le buche già ci sono ma bisogna avviarne una selezione perché sono in numero maggiore di quanto richiesto); l’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia all’interno dell’ Unisannio solo in virtù di qualche firma amica di cordata infischiandosene della programmazione del Senato accademico e della totale assenza di infrastrutture edilizie e scientifiche a necessario supporto ma su questo ha già risposto, con classe, il Magnifico Rettore con un avviso ai naviganti che non lascia speranza.

Molto avrebbe potuto fare, invero, mettendo a frutto gli investimenti ricevuti per il restyling di Piazza Piano di Corte, ribattezzata la Piazza dell’Impiccagione a causa delle forche stilizzate ivi impiantate, e per il restyling dei lampioni da Corso Dante a Piazza Duomo, ribattezzata la strada dei Frati Trappisti, quelli, per intenderci , che solevano dire “Fratello ricordati che devi morire” : non lampioni, questi ultimi, ma vere e proprie urne funerarie per la raccolta delle ceneri rigorosamente in nero e ottone, che costringono tuttora i passanti ad effettuare una serie di scongiuri che non passano inosservati per la costante presenza delle mani nelle tasche. Non oso pensare che cosa ci si inventerà per il restyling della zona dell’Arco Traiano, e con l’UNESCO non si scherza, per cui mi permetto di insistere sull’opportunità dell’attuazione del progetto della Bocconi che, proprio per evitare questi scempi, suggeriva l’istituzione della figura dell’urbanista condotto che desse un indirizzo e delle regole con il compito, sopravvivendo alla democratica alternanza delle varie amministrazioni, di evitare il trash del cattivo gusto, perché non è giusto che la Città debba subire per decenni mortificazioni prodotte da giornalieri difetti di programmazione e progettazione: ormai ho l’impressione che il reiterarsi di questi spiacevoli episodi abbia finito per rompere non solo il patto sociale”, conclude Lonardo.

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