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Vandali all’Arco di Traiano: si rifletta sulla tutela dei nostri monumenti. I turisti: ‘Quelle macchie peggio delle scritte’

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La Polizia Municipale di Benevento ha visionato le immagini di videosorveglianza in prossimità dell’incrocio tra via del Pomerio e via San Pasquale, la stessa telecamera che fu utilizzata per individuare e sanzionare il conducente dell’auto che – nella notte di San Valentino del 2018 – terminò la propria corsa contro i dissuasori di pietra che circondano l’Arco di Traiano, finendo sul prato e trascinando con sé la pesante catena anti-intrusione. La stessa che servì anche a multare nel mese di luglio una giovanissima che aveva centrato alcuni paletti lungo il marciapiede di viale dei Rettori.

Secondo quanto si apprende, dai video sarebbero stati notati ma ancora non identificati quattro giovani che potrebbero essere gli autori degli atti vandalici ai danni dell’Arco di Traiano, denunciati qualche giorno fa dalla nostra redazione: non solo scarabocchi e dediche ‘realizzati’ con pennarelli, ma anche sfregi e incisioni con l’utilizzo di un oggetto appuntito. 

Il lavoro della Municipale, preziosissimo nel monitorare i filmati e nel riuscire a dare un nome e un volto ai vandali, pone però una riflessione seria sulla necessità di tutelare al meglio il nostro grande patrimonio culturale.

Un problema vecchio come il mondo quello di proteggere i nostri monumenti cittadini da vandali e idioti. Nel 2012, qualcuno si ricorderà, la società KES (Knowledge Environment Security srl), spinoff accademico dell’Unisannio, offrì al Comune di Benevento la possibilità di sperimentare proprio all’Arco di Traiano un software che avrebbe consentito il riconoscimento di potenziali minacce, l’attivazione di dissuasori sonori ed eventualmente l’allarme persista, l’invio del video alla centrale della forza dell’ordine che decidono se e come intervenire. Insomma, un sistema di videosorveglianza attiva e “smart”, capace di superare i limiti delle telecamere tradizionali offrendo una soluzione non presidiata capace di individuare automaticamente gli scenari di rischio generando alert soltanto nelle situazioni classificate come pericolose. Un progetto che fu al centro delle polemiche quando Gabriele Corona, allora presidente di Altrabenevento, nel giorno di Pasquetta di ben 9 anni fa, simulò un attacco al simbolo cittadino munito di un martello, con l’obiettivo di testare il sistema, che in quell’occasione non si attivò.

Dell’iniziativa, per la quale fu firmata una convenzione con Palazzo Mosti, non se ne è saputo più nulla.

Una delle sfide della prossima amministrazione potrebbe essere proprio quella di rafforzare la tutela dei nostri monumenti. In realtà, l’investimento in security potrebbe essere importante e facilmente adottabile ad esempio utilizzando le possibilità offerte dalla tecnologia wireless: monitoraggio incendi o di videosorveglianza possono infatti essere installati senza cavi, riducendo i costi, senza rinunciare a una rete di sensori adeguata ed efficiente che non danneggi l’estetica.

Sistemi integrati di videosorveglianza, antintrusione e allarmi sonori con messaggi preregistrati possono rivelarsi una risorsa: nel caso occorra monitorare spazi ricchi di storia, queste soluzioni rappresentano un importante mezzo di dissuasione da comportamenti non conformi come atti di vandalismo o graffiti.

Un’altra azione possibile potrebbe essere il controllo mirato dei luoghi: occorre presidiarli fisicamente, anche di notte. Bisogna mettersi in testa che le opere d’arte all’aria aperta vanno protette come si proteggono i musei. E ancora: pene severe e campagne di sensibilizzazione al rispetto della nostra storia e del nostro patrimonio.

Alla futura amministrazione poniamo anche questo interrogativo: va benissimo l’illuminazione artistica delle nostre bellezze, ma non dimentichiamoci di proteggerli perché gli idioti non agiscono solo nell’oscurità. 

Un’ultima riflessione, infine, ci sia consentita. Ci arriva direttamente dalla segnalazione di un gruppo di turisti che aveva letto la notizia delle scritte sull’Arco e si è indignato ancor di più nel vedere i ‘segni’ dell’intervento di pulizia. In ‘bella mostra’ macchie di colore bianco che ‘risaltano’ ancor di più con la luce dei faretti nelle ore serali: “Considerando il fatto che la competenza sul monumento romano è esclusivamente della Soprintendenza – scrivono i visitatori – chi è intervenuto a combinare quel pasticcio? Che tecnica è stata utilizzata? Quali i prodotti usati? A questo punto, visto il risultato, era meglio lasciare cuori e scritte!”.

La domanda la giriamo a chi di dovere, sperando in una risposta. E soprattutto sperando in un intervento adeguato e qualificato sul monumento simbolo della città. 

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