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Crisi idrica a San Giorgio del Sannio, M5s: “Da noi autobotti, in Puglia nessun problema”

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“Lo svolgimento dell’assemblea pubblica da noi promossa sul tema delle risorse idriche – scrive il M5s di San Giorgio del Sannio – ci lascia molto soddisfatti. La perdurante negazione di un diritto minimo fondamentale come l’approvvigionamento idrico è soltanto la spia macroscopica di un problema che va compreso a fondo. Grazie alla competenza degli esperti che hanno raccolto l’invito del Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio e di tutti i meet up sanniti e irpini, l’incontro svoltosi venerdì sera all’auditorium Cilindro Nero ha consentito di mettere finalmente dei punti fermi in un dibattito troppo spesso fatto di mendaci dichiarazioni ufficiali e sterili lamentele da bar.

Primo aspetto chiarito nel corso dell’assemblea: l’acqua c’è. Certo, può sembrare paradossale alla luce di quanto accade quotidianamente nelle case di decine di comuni irpini e sanniti, ma è così. Contrariamente a quanto dichiara Altocalore per “giustificare” l’interminabile disservizio, le cause vere della crisi non sono le alte temperature o l’abbassamento delle sorgenti ma la scellerata gestione della risorsa idrica. E’ bene che i cittadini sappiano che ogni giorno le sorgenti e i bacini irpini e sanniti producono un quantitativo d’acqua sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’intera Campania: 5.800.000 abitanti (con una dotazione personale di 200 litri al giorno).

Grazie al contributo fornitoci dal professore Sabino Aquino, una autentica autorità nel campo, – prosegue nella nota – abbiamo dimostrato che il Sannio e l’Irpinia sono vittime di accordi dissennati che garantiscono ingenti quantitativi d’acqua alla Puglia e alla città di Napoli e non riconoscono nemmeno il minimo indispensabile alle popolazioni avellinesi e beneventane. Per essere precisi: dalle sorgenti di Cassano Irpino sgorgano mediamente 2.415 litri al secondo; il gruppo sorgivo del Sele, sempre in territorio irpino, ne produce altri 4.000 litri; infine dal Serino ne scaturiscono ulteriori 2.300.

Dunque in totale quasi 9.000 litri al secondo. Sapete quanti ne restano all’Irpinia e al Sannio? Non crederete ai vostri occhi: 600 litri al secondo. Nemmeno la decima parte! E’ inutile che i signori amministratori di Altocalore continuino a raccontare frottole agli utenti. La siccità, le reti colabrodo, sono soltanto concause. Non a caso i problemi si verificano anche d’inverno. Se l’acqua manca solo qui da noi mentre in Puglia e a Napoli si fanno la doccia pure alle quattro di mattina, il motivo non può essere il gran caldo che di certo in Puglia o sotto il Vesuvio non è più tenue che sui monti avellinesi. E’ ora che la si smetta di trattare i cittadini come trogloditi con l’anello al naso che credono ad ogni storiella venga loro raccontata. Ed è il momento che i cittadini si facciano protagonisti di un percorso di maggiore consapevolezza, percorso che abbiamo avviato con l’incontro di venerdì e che senz’altro proseguirà.

Un contributo molto significativo in tal senso – aggiungono i pentastellati – è giunto da un altro ospite che ha raccolto l’invito del Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio. Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico e docente di Diritto pubblico a Roma, ha illustrato il senso di una recente iniziativa adottata dalla sua Giunta: l’istanza di fallimento della Altocalore Spa. La società, ha spiegato De Angelis, si rifiuta di onorare un debito da 50.000 euro nei confronti del Comune e nonostante la pronuncia favorevole dei giudici, il tesoriere si dice impossibilitato a liquidare la somma per mancanza di risorse. Vedremo come si pronunceranno il prossimo 23 settembre i giudici della sezione fallimentare del Tribunale di Avellino in merito alla istanza presentata dal Comune di Chiusano San Domenico.

Non sta a noi stabilire se questa sia giuridicamente la strada più idonea da seguire. Ma sappiamo per certo che la strada seguita finora, ovvero gestioni oscure e complicità dei sindaci, ha ridotto l’ente idrico a un cadavere. Per una società che incassa milioni di euro ogni anno con le bollette regolarmente pagate dagli utenti, 50.000 euro dovrebbero essere una sciocchezza. E invece per Altocalore diventano un ostacolo insormontabile. Del resto la montagna di debiti accumulata da questo carrozzone spolpato negli anni dalla politica clientelare assomma ormai a 130 milioni di euro, ma finora nessuno è stato chiamato a risponderne né civilmente, né penalmente. Vedremo se ciò accadrà a seguito dei dossier presentati dalla consigliera comunale di San Giorgio del Sannio, Francesca Maio, alla Procura di Benevento e dal portavoce alla Camera Carlo Sibilia presso la Procura di Avellino. Di sicuro questa gestione è piaciuta ai sindaci di vario colore politico che da decenni continuano ad approvare senza battere ciglio i bilanci di gestioni colabrodo come le reti idriche. Il Movimento Cinque Stelle è l’unica, l’u – ni – ca forza politica che non ha nulla a che spartire con i rapporti incestuosi tra partiti, notabilati locali e membri dei Cda di volta in volta piazzati sulla poltrona per fare il bene dei partiti stessi e non dei cittadini – utenti.

Dall’incontro di venerdì è emerso inoltre un ulteriore elemento di rilievo. Gli aumenti tariffari applicati a più riprese da Altocalore sono illegittimi e infondati. Lo hanno rivelato i rappresentanti delle associazioni consumatori Adoc, Gianluca De Cunzo, e Movimento Difesa del Cittadino, Generoso Testa, intervenuti sulla questione. L’incremento applicato nel 2013, ha spiegato in particolare De Cunzo, non è stato mai approvato dall’Autorità garante per i servizi idrici, contrariamente a quanto previsto dalla legge. La circostanza fu accertata nel 2014 dalla Procura di Avellino a seguito di un esposto dello stesso De Cunzo per la Adoc. Ma non contenti, nel 2015 i signori di Altocalore hanno applicato ulteriori aumenti in bolletta, peraltro retroattivi. In questo caso hanno richiesto il via libera dell’Authority per i servizi idrici che l’ha concesso a due condizioni: che la società realizzasse un piano di investimenti infrastrutturali e che il bilancio fosse in equilibrio. Lasciamo a chi legge stabilire se tali condizioni sono state rispettate da parte di una società che per sua stessa ammissione ha reti colabrodo, e che è sommersa dai debiti.

L’attuale presidente Raffaello De Stefano e i componenti del Consiglio di amministrazione Maria Lucia Chiavelli (Comune di San Giorgio del Sannio) e Gabriella Del Paradiso (Comune di Avellino) – conclude il M5s – dovrebbero avere un sussulto di dignità e dimettersi per manifesta incapacità. Ma chiaramente ciò non avverrà, né glielo chiederanno i sindaci che fingono di essere vicini alla popolazione per i disservizi ma in realtà sono complici di questo scempio”.

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