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Unisannio, l’ex rettore Bencardino scrive a de Rossi: “La tua è gestione negativa”

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“Caro Rettore,
si è ormai concluso il primo triennio del tuo mandato e, pertanto, se la norma non fosse stata novellata, si sarebbe dovuto procedere ad una nuova elezione. Si può quindi fare un bilancio di questa tua esperienza.

Una esperienza che non esito a definire negativa, improntata ad una mera gestione fatta di ordinaria amministrazione. In questo triennio non mi pare sia stata posta la necessaria attenzione ai problemi specifici dell’Ateneo né a quelli derivanti dai cambiamenti avvenuti nel sistema universitario nazionale e nella Società contemporanea. E’ mancata finora una visione strategica sul futuro, nonostante la tua candidatura fosse stata presentata come innovativa e soprattutto “democratica”.

Gli unici interventi che si possono definire “politici” sono stati poco significativi o non hanno avuto ricadute degne di nota.

La riduzione delle tasse non ha prodotto l’auspicato incremento degli immatricolati e degli iscritti, tendenzialmente in continua diminuzione e tendenzialmente di provenienze sempre più limitata alla provincia di Benevento.

Le altre iniziative hanno riguardato le modifiche di Statuto, che hanno consentito la ricandidatura anche a chi aveva già svolto più mandati, alle cariche elettive. Alcune delle quali prorogate con un provvedimento “motu prprio” senza che sia stato tra l’altro mai portato a ratifica negli Organi competenti.

Altra modifica significativa ha riguardato il regolamento per la elezione delle rappresentanze, che ha portato ad eleggere i rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione con un sistema elettorale molto simile al “porcellum”. Veramente un bel segnale di democrazia.

Nessuna seria riflessione, invece, su una nuova missione da dare all’Ateneo, per ampliarne magari il raggio d’attrazione o per sperimentare percorsi formativi specializzati e più rispondenti alle esigenze del mondo del lavoro. Non si può certo considerare una innovazione nella didattica una diversa aggettivazione di qualche insegnamento già esistente, per “cogliere”, come è stato da più parti detto, le opportunità offerte dall’alluvione.

Caro Rettore, io stesso mi sono adoperato affinché la tua fosse l’unica candidatura, pur avendo qualche perplessità sulle tue capacità gestionali, ricordando la tua per me non felice esperienza alla presidenza dell’Adisu. Ma la ragione, come più volte ti ho detto, era quella di consentirti di fare scelte autonome senza vincoli. Penso che tu questo abbia fatto e quindi la responsabilità della gestione va attribuita soltanto a te.

Si dice che in una Assemblea sindacale hai affermato che non vedi prospettive per questa Università. Se questo è vero, allora perché ti sei candidato? Quali sono i tuoi progetti strategici?

Non hai neppure saputo o voluto affrontare il problema della coesione e della democrazia interna messa in crisi da strategie pre-elettorali di gruppi interni ed esterni.

Ho sempre ritenuto indispensabile per la crescita dell’Università rafforzare la coesione e difendere la sua autonomia. Forse ricorderai che, quando presentai la mia candidatura a rettore, alcuni esponenti di una Facoltà mi fecero giungere l’invito ad impegnarmi a nominare, una volta eletto, un pro-rettore ed un direttore da loro suggerito. Stesse raccomandazioni mi giunsero da esponenti politici e sindacali regionali.

Rifiutai categoricamente il suggerimento perché se avessi accettato sarebbe stata fortemente limitata la mia autonomia. Né ho mai ceduto a pressioni senza mai preoccuparmi di perdere amicizie o di essere destinatario di eventuali possibili azioni denigratorie. Ho visto sempre La funzione di rettore come un servizio e non un esercizio di potere.

Ed infatti non è mancato chi mi ha dato la colpa di essere stato imparziale e di non avere favorito gli “amici”.

Nonostante la tua lunga esperienza beneventana, secondo me non hai ben compreso le vere dinamiche dell’Ateneo o di queste ti hanno dato letture non sempre rispondenti alla realtà.

L’autonomia decisionale evita l’affermarsi di un governo debole che favorisce il perseguimento di obiettivi individuali a scapito degli interessi generali.

Caro Rettore, come più volte ti ho segnalato, nel nostro Ateneo sono, almeno in alcuni settori, sono diffusi comportamenti ostruzionistici nei confronti delle persone che non si uniscono al coro, denigrazione dell’avversario di turno, utilizzo di criteri “ad personam” (essendo le maggioranze a geometria variabile).

Diritti e doveri sono opzionali e variano a seconda degli obiettivi da raggiungere. Sono tutte condizioni che indeboliscono la struttura, specialmente se diventano prassi.

Non so se sei consapevole di tutto ciò o se lo ritieni insignificante. Certo è scoraggiante il tuo silenzio.

Da più di un anno ti ho chiesto l’avvio di un procedimento disciplinare, motivato, a carico di due docenti. Ma finora sei stato non imparziale (contraddicendo il Codice etico) ed omissivo. A mia insaputa il mio ufficio è stato assegnato ad altro docente e i miei libri e i miei documenti non sono ancora oggi nella mia disponibilità. Mi pare che si tratti di abuso di potere e di sottrazione di beni personali. E tu ti contraddistingui soltanto per il tuo silenzio.

Intanto si avverte sempre più disinteresse e distacco dalla nostra Istituzione. Non a caso i master dell’Ateneo, generalmente proposti da società di formazione, vengono svolti a Napoli e non nella nostra sede, mentre non si provvede ad organizzare master specifici per i nostri studenti. Tutto ciò quali i vantaggi porta per l’Ateneo e per gli studenti?

Sono cose che conosci bene visto che anche tu sei, mi pare, promotore di un Master sul Commercio elettronico, i cui corsi si sono tenuti a Napoli.

Docenti del nostro Ateneo che hanno incarichi in altre sedi non dichiarano spesso l’appartenenza all’Unisannio nelle apparizioni pubbliche (anche in occasione di convegni con contributi dell’Ateneo) e c’è chi, addirittura, avendo una posizione di docenza in una università straniera, non fa affatto menzione sul suo profilo dell’essere docente di ruolo presso la nostra università.

Del resto la Facoltà di Ingegneria, se ricordo bene, allorquando il Presidente Berlusconi dal predellino napoletano annunciò la istituzione di un Politecnico regionale, si apprestava a deliberare l’adesione a quella iniziativa , anche con il trasferimento delle nostre risorse.

E’ questa forse la strategica innovativa della nostra Università? Spero che il prossimo triennio possa rappresentare una inversione di rotta. Certamente, caro Rettore, non hai più alibi. Hai scelto un nuovo direttore a te gradito, così come di tua scelta sono membri esterni nel Consiglio di amministrazione.

Devo però ricordarti che tutte le nomine da me fatte a fine mandato ebbero il tuo gradimento. Anzi tutto venne concordato, compresa la nomina del direttore generale. Mi suggeristi pure di nominare, per rispettare le pari opportunità, una donna in Consiglio di Amministrazione. Vedo che questa sensibilità ti è ora sfuggita. Peccato!

Non è polemica la mia, non mi interessa il tuo successo o il tuo fallimento. Non voglio neanche lanciare un sasso nello stagno, perché so che le acque resteranno immobili. Sento semplicemente il dovere di esternare le mie preoccupazioni sul futuro della nostra Istituzione perché amo l’Università e la città, dove ho deciso di venire circa quarant’anni fa. Ho così seguito tutte le vicende legate alla istituzione dell’Ateneo e ricordo l’entusiasmo di tutti, politici, amministratori, intellettuali, così come le attese di tutti per un centro di ricerca e di formazione che avrebbe dovuto dare un forte contributo allo sviluppo del territorio. Quell’entusiasmo e quell’impegno andrebbero recuperati.

Il Sannio merita una Università diversa ed una classe dirigente migliore più attenta agli interessi degli studenti. Purtroppo le ultime riforme anziché rendere più efficiente il sistema universitario italiano lo hanno reso più burocratico e privo di effettive valutazioni e controlli.

Quattro, secondo me, sono le norme che hanno indebolito la governance: l’autonomia priva di responsabilità, la nomina dei controllori da parte dei controllati, i concorsi da supermercato (paghi uno e compri tre, con saldi di fine stagione, che hanno creato in alcuni casi pseudo-maestri (progressisti) che trasmettono disvalori. Molti dei docenti attuali non sarebbero tali senza il sistema dei   concorsi locali introdotti all’inizio degli anni 2000. Infine, lo stato giuridico dei docenti, articolato su tre fasce ma che ai fini delle deliberazioni “uno vale uno”. Ciò determina maggioranze basate sulla difesa di interessi particolari, specialmente laddove la leadership è debole o non adeguata è l’attenzione verso l’etica pubblica.

Ne conseguono le affermazione di Cantone o le iniziative di Renzi, che “appalta” i concorsi ai professori stranieri. Ma bisogna saper reagire, con senso di responsabilità!

Spero che uomini e donne di buona volontà, specialmente quelli che hanno radici più solide nel Sannio, senso istituzionale e soprattutto orgoglio territoriale, abbandonino il comodo silenzio e si impegnino per il rilancio della nostra università. Sperando che non sia già tardi. Queste mie riflessioni penso possano anche utili affinché nessuno un giorno possa dire “Io non sapevo”. La cultura è libertà e se non è tale è un inutile orpello. I Maestri sono tali quando indicano la strada per un mondo migliore e più giusto, quando alimentano lo sviluppo del senso critico e favoriscono nei giovani l’affermazione di comportamenti autonomi. Caro Rettore, “Ad Maiora”. (Filippo Bencardino – Rettore dell’Università del Sannio negli anni 2006/2013)

 

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1 Commento

1 Commento

  1. FRAGNITO NICOLA

    31 Ott, 2016 a 9:12

    Meno male che qualcuno se ne accorto….

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