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Accorpamento Camere di Commercio, Sannio e Irpinia più forti insieme con risparmi di costi e zero licenziamenti

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GUARDA VIDEO L’accorpamento delle Camere di Commercio di Benevento e di Avellino è un’opportunità per le imprese dell’area Irpinia-Sannio e per lo sviluppo del territorio stesso e non un disastro.

Ne sono fermamente convinti i vertici dei due enti camerali Antonio Campese e Costantino Capone che oggi presso la struttura di piazza IV Novembre hanno incontrato rappresentanti di associazioni di categoria, sindacati, esponenti della politica locale e regionale, tra cui il consigliere sannita Mino Mortaruolo.

Anche i numeri confermerebbero il rafforzamento, secondo il presidente della Camera di Commercio di Avellino, Capone, che ha mostrato tabelle sui bilanci consuntivi del 2014 di entrambi gli enti e le previsioni per il 2017.

Le camere accorpate per il 2014 godrebbero di ottima salute: insieme hanno prodotto 16 milioni di proventi, con una gestione finanziaria di 750 mila euro di interessi attivi e 32 milioni di euro di risorse patrimoniali. Gli oneri ammontano a 18 milioni di euro e l’incidenza del costo del personale è soltanto del 18%.

Dati che sono stati sciorinati dopo la precisazione in premessa di Capone per cui “la fusione non sarebbe nata dal decreto di riforma Madia ma dalla decisone del Governo di abbattere del 50% il diritto annuale, che potrebbe essere eliminato del tutto nei prossimi anni”: questo comporterebbe una diminuzione a 9 milioni e mezzo di euro dei proventi, ad un incidenza maggiore del costo del personale al 30% .

Ci sarebbe, però, un risparmio di un milione di euro per i costi di funzionamento che unito alle risorse patrimoniali in dotazione potrebbe avvantaggiare le attività promozionale e i servizi alle imprese.

I piani di previsione per il 2017 rassicurano, secondo Capone, anche sulla questione dipendenti: 66 in tutto tra Avellino e Benevento con la necessità di un 15% massimo di pensionamenti per raggiungimento del limite. Non ci sarà, perciò, alcun licenziamento, anzi rispetto alla media nazionale del dimensionamento del personale che si attesta al 12,42%, le due camere accorpate si fermano al 7,52%.

Efficienza ed equilibrio stimati, dunque, che dovrebbero portare a una valorizzazione del capitale umano e ad una maggiore internazionalizzazione delle imprese. “Per questo – ha concluso Capone – nessun palazzo verrà chiuso proprio per garantire la continuità nell’assistenza territoriale alle imprese.”

L’INTERVENTO DI BOSCO (UIL) – “Se dovessimo decidere rispetto al racconto roseo che ci facevano poc’anzi i due presidenti degli enti camerali, Antonio Campese e Costantino Capone, come Uil non potremmo che dire si all’accorpamento. Ma vi sono gli imprevisti, e vi è la necessità che l’operazione si faccia nel rispetto delle esigenze di ambedue i territori, quello sannita e quello irpino.

Troppe volte abbiamo subito lo scippo di servizi che poi non sono più tornati qui a Benevento, basti pensare alla Banca d’Italia, all’Enel, alla Telecom e ad alcuni uffici periferici dello Stato. Certo, anticipare gli effetti del decreto legislativo che scaturirà dalla legge Madia, sarebbe cosa buona e giusta.

Come provincia di Benevento ci interessa conservare l’articolazione degli uffici sul territorio, con la piena e completa attività promozionale e di servizio alle oltre 90.000 imprese, e il mantenimento di tutti i posti di lavoro, evitando la paventata riduzione del personale attualmente in servizio.

Nei mesi scorsi mi sono reso protagonista con altri amici – che hanno avuto esperienze istituzionali importanti – di organizzare un convegno che discuteva del possibile accorpamento delle prefetture di Benevento e Avellino, disegno che peraltro per il momento è stato accantonato. Il documento che fu licenziato all’unanimità prevedeva di evitare ogni forma di campanilismo, e di puntare decisamente sugli accordi tra i due territori per mantenere una sorta di equilibrio istituzionale, trattandosi di gestire un’area vasta che nasce bicefala.

Credo che, anche nel caso dell’accorpamento delle due camere di commercio, si debba – e si possa – arrivare ad accordi ragionevoli che non dovranno mortificare nessuno. In caso contrario, il Sannio vivrà questa operazione come l’ennesimo scippo da parte dell’Irpinia. Invece, sono convinto che questa volta, considerata la qualità degli interlocutori in campo, tutto andrà per il meglio”.

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