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Lipu contro il Comune: “La storia longobarda offesa dal depuratore di Benevento”

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“In questi giorni in cui il Primo Cittadino di Benevento e il suo Vice, anche Assessore alla Cultura, presentano un presidio della Polizia Municipale nel Centro Storico per tutelare l’area UNESCO, ossia quella intorno alla Chiesa di S. Sofia inserita nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, e in contemporanea con deliberazioni di Giunta che intendono creare itinerari turistico-culturali fondati sulle testimonianze dei Longobardi a Benevento, si sta consumando un attentato alla cultura e all’ambiente che proprio i Longobardi hanno lasciato in terra beneventana”.

Inizia così la dura nota di Marcello Stefanucci, referente della Lipu Benevento, che punta il dito contro il progetto comunale del depuratore, che sorgerebbe nei pressi dei resti di una chiesa longobarda.

“Infatti – spiega Stefanucci – il progetto del depuratore della città di Benevento, che è oggetto già di gara di appalto con scadenza prorogata al 6 giugno 2013, interessa un’area nelle vicinanze di Monte S. Angelo, rilievo collinare che domina la valle del fiume Calore su cui si trovano ancora i resti di una chiesa di origini longobarde.

Tali strutture per il loro valore storico sono state vincolate sin dal 1989 dal Ministero dei Beni Culturali (allora retto dal sannita Ferdinando Facchiano) su proposta del Soprintendente architetto Gian Marco Jacobitti. In particolare nella relazione che fa il Soprintendente al Ministro, in cui riconosce l’interesse storico-artistico in applicazione della legge n.1089/1939, si legge: La chiesetta di origine longobarda sorge su una collina di modesta altezza, domina la valle su cui scorre il fiume Calore.

Nel sec. XVII faceva parte del “Feodo di S. Angelo del Pesco” al quale, fra l’altro, appartenevano, ed erano nelle vicinanze della “Cappella”, una torre, alcune “Cupe dirute” e una grande masseria con fonte (…). A seguito di questa relazione il Ministro decreta che l’immobile, sito nel comune di Benevento in contrada S. Angelo a Piesco, denominato “Resti di chiesa di origine longobarda” e sue accessioni, (…), è dichiarato d’interesse particolarmente importante ai sensi della citata legge 1° giugno 1939 n° 1089 e viene sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa.

Alla fine degli Anni ’80 grazie a questo decreto – continua l’attivista della Lipu – si riuscì a scongiurare il pericolo che una cava distruggesse per sempre questa interessante testimonianza di vita religiosa del periodo medievale, come sottolineò nella sua relazione l’allora Soprintendente ai Beni Architettonici, Paesaggistici e Storico-artistici.

Oggi invece – aggiunge – il pericolo è rappresentato dalla costruzione del depuratore della città di Benevento il cui sito è a poca distanza e sottoposto all’altura su cui sono ubicati i resti di questa chiesetta longobarda, quindi perfettamente visibile da tale altura da cui ancora oggi si gode uno splendido panorama verso Benevento e verso Castelpoto.

In effetti l’ubicazione di questo edificio religioso doveva essere strategico visto che era il punto di collegamento visivo tra Castelpoto e Benevento, due importanti centri longobardi, ed era posto a guardia della Via Latina, il cui percorso in periodo medievale dovette conservarsi, come la stessa storia di Castelpoto dimostra con la realizzazione del castello del gastaldo longobardo Potone a guardia della valle e della strada verso la capitale della Langobardia Minor.

In effetti – prosegue nella sua denuncia – tale asse viario dovette essere molto importante per tutto il periodo medievale e rappresentare anche un percorso religioso, infatti è probabile che la Via Francigena del Sud, costituente la continuazione della via di pellegrinaggio da Canterbury a Roma che collegava la Città eterna con la Palestina, percorresse la valle del fiume Calore fino a Benevento transitando nelle immediate vicinanze di questa chiesa.

Dal toponimo del rilievo collinare – conclude Stefanucci – è anche possibile capire che forse originariamente la chiesa fosse intitolata a S. Michele Arcangelo, il santo guerriero in cui i Longobardi avevano trasferito gli attributi di Wothan, protettore dei guerrieri e degli eroi nei popoli germanici”.

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