CRONACA
Inchiesta Piano Borea: cinque indagati. Il Gip Cusani rigetta la richiesta di dissequestro
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Nuove tegole nel Sannio per quanto concerne la gestione dei rifiuti. Il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Clemente, ha emesso degli avvisi di conclusione delle indagini per le vasche sequestrate a Piano Borea. Cinque gli indagati: il sindaco di Benevento, Fausto Pepe; il presidente dell’Asia, Lucio Lonardo; il direttore tecnico, Massimo Romito; il già presidente del Consorzio Bn1 Gerardo Giorgione; il commissario liquidatore del Consorzio Bn1, Carmine Cossiga.
All’attenzione degli inquirenti due vasche dell’Asia che raccolgono rifiuti, per poi smistarli sui tir che raggiungono le discariche e altri stabilimenti per lo smaltimento.
Le indagini sono state condotte dalla Forestale che ha anche provveduto nel pomeriggio di ieri a notificare gli avvisi.
In particolare, al sindaco Pepe viene addebitato di aver adottato ordinanze urgenti al di fuori dei presupposti temporali e di legge per autorizzare l’attività di stoccaggio. Non solo: il primo cittadino avrebbe omesso di far rimuovere il percolato e non avrebbe evitato che finisse nel sottosuolo.
L’omissione circa la rimozione del percolato è contestata anche ai vertici del Consorzio Bn1 Giorgione e Cossiga. Omissioni anche per Lonardo e Romito che secondo l’accusa avrebbero consentito lo sversamento dei rifiuti.
Intanto, il giudice per le indagini preliminari, Flavio Cusani, ha emesso un’ordinanza con la quale viene rigettata la richiesta di dissequestro dell’area di Piano Borea. La discarica, che era stata sequestrata lo scorso mese di dicembre per la seconda volta, resta dunque ferma e il Comune e l’Asia non potranno utilizzarla per la movimentazione dei rifiuti.