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ECONOMIA

Green economy, incontro agli Oleifici Mataluni

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Arriva da Confindustria Benevento e da Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane, una risposta concreta alla crisi economica e alla scarsità di risorse.

Su un totale di circa 600.000 posti di lavoro stabili, creati complessivamente nel 2011 nei settori dei servizi e dell’industria, il 38% (circa 227.000) sono posti di lavoro “green”. Il dato che emerge dall’incontro sulla Green Economy, organizzato da Confindustria Benevento in collaborazione con Symbola, la dice lunga sull’importanza di rimodulare il sistema produttivo del Paese, basandosi su un nuovo modello economico ispirato al rispetto per l’ambiente e alla valorizzazione delle risorse.

Nel corso del convegno, svolto presso l’Auditorium degli Oleifici Mataluni di Montesarchio (BN), Ermete Realacci, fondatore di Legambiente e Presidente di Symbola, ha presentato alcuni casi virtuosi citati nel suo libro “Green Italy”, alla presenza di Donato Ceglie, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica; Ivan Lo Bello, Vicepresidente Nazionale di Confindustria; Gennarino Masiello, Vice Presidente Nazionale Coldiretti; Michele Buonuomo, Presidente Legambiente Campania; Biagio Mataluni, Presidente di Confindustria Benevento.

Modelli aziendali che – come nel caso degli Oleifici Mataluni – hanno saputo coniugare sviluppo, legalità, ricerca, innovazione e rispetto per l’ambiente, attraverso l’applicazione di principi di sostenibilità, tecnologie pulite e consumi consapevoli.
Di seguito, gli interventi dei relatori:

Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola e autore del libro “Green Italy”:
“La green economy è non solo una chiave per rilanciare su basi nuove e più solide la nostra economia, ma è un’idea di futuro per l’economia, la società e la politica. Per affrontare la crisi servono rigore ed equità, per non ripetere gli errori del passato e affinché nessuno venga lasciato solo. Ma dobbiamo anche indicare una strada per far ripartire il Paese. Già oggi esiste un Paese che accetta la sfida e la collega alla forza del made in Italy, alla qualità, ai territori, alla coesione sociale. È la parte di Paese che scommette su innovazione e sostenibilità, creando occupazione. Un’Italia green che in Campania può contare su 26.000 imprese green che hanno già investito in tecnologie e prodotti verdi, 1.563 delle quali in Provincia di Benevento. È questa la parte del Paese dalla quale prendere esempio per ripartire”.

Donato Ceglie, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica:
“L’Italia che non ci piace disprezza le regole in tutti i settori della vita politica, sociale, economica e ambientale. La Campania è un osservatorio privilegiato sia per gli esempi virtuosi che per gli aspetti negativi. In Italia viviamo una situazione di violazione sistemica delle regole. Il tema del rispetto delle regole deve essere affidato alla collettività, ai soggetti attivi nella società e poi alla magistratura e alle Forze dell’Ordine”.

Ivan Lo Bello, Vicepresidente Nazionale di Confindustria per l’Education:
“Le imprese italiane sono all’avanguardia in Europa nella tutela dell’ambiente. Bisogna archiviare il luogo comune della fabbrica che ingrigisce e inquina i territori. Un ambiente più pulito è anche più produttivo: oggi gli imprenditori che investono in innovazioni ambientali riescono a reggere agli urti della crisi e a creare nuova occupazione. Il processo di miglioramento dell’impatto ambientale della nostra vita quotidiana e produttiva è in pieno corso. Tutto il Paese deve esserne coinvolto. Per questo motivo, mi fa piacere essere agli Oleifici Mataluni, un’azienda che opera e cresce nella legalità e in una dimensione di sostenibilità”.

Gennarino Masiello, Vice Presidente Nazionale Coldiretti:
“Si tratta di un viaggio attraverso il nostro Paese, compiuto da Realacci in maniera tanto semplice quanto coinvolgente! Un ottimo esempio di esperienze, speranze e scommesse di un’Italia che ha scelto di vivere Green scommettendo ancora una volta sul nostro territorio e le nostre radici. Un inno alla speranza di battere la crisi, un messaggio che in qualità di rappresentante istituzionale da tempo sto cercando di divulgare. Come? Guardando l’Italia con occhi diversi con l’effetto e la curiosità necessari a cogliere i nostri tanti talenti, come scrive l’autore nel suo libro”.

Michele Buonuomo, Presidente Legambiente Campania:
“Il Presidente Mataluni ha avuto una buona idea organizzando questo evento, non solo perché viene presentato il libro di Realacci ma soprattutto perché si tratta di un’occasione per discutere sulla versione campana della Green Economy, ormai matura per presentarsi sulla scena nazionale. Sono stati compiuti, infatti, passi importanti e ci sono decine e decine di aziende che lavorano su questi temi, che stanno costruendo una risposta credibile alla crisi economica e soprattutto sociale nel nostro territorio”.

Biagio Mataluni, Presidente di Confindustria Benevento:
“Gli sforzi del mondo produttivo, in un’ottica di sostenibilità e tutela ambientale, devono essere accompagnati e sostenuti da un quadro di regole prevedibile e certo, che consenta di sviluppare soluzioni pratiche e rapide, progettando investimenti di lungo termine senza incappare nella farraginosa macchina burocratica. Oggi, un’impresa competitiva è soprattutto un’impresa che investe in innovazione. Innovare è prima di tutto un modello culturale, una ricerca continua verso una crescita sostenibile ed equilibrata. Da questo punto di vista, come Presidente di Confindustria Benevento cercherò di stimolare le imprese del territorio ad impegnarsi ed attivarsi in un percorso virtuoso, collaborando con le istituzioni, le comunità locali ed i partner commerciali, attuando politiche e misure per controllare il proprio impatto ambientale, utilizzando le risorse in maniera efficiente, realizzando produzioni e prodotti ecocompatibili, e riducendo l’emissione di rifiuti. E’ proprio grazie a questa sensibilità che, negli ultimi 20 anni, la mia azienda è riuscita ad interpretare lo spirito del cambiamento che impone anche il mercato e ad ottimizzare le risorse, trasformandosi da piccolo frantoio artigianale a complesso agroindustriale oleario, senza mai preferire la logica del profitto alla dimensione etica”.

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