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POLITICA

De Lorenzo: ‘Delvino imposto da Sandra Mastella. Le intercettazioni non possono essere smentite’

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La convulsa giornata di battibecchi politici a seguito delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex comandante dei vigili urbani di Benevento, Francesco Delvino, volge al termine con un’ultima, circostanziata nota emessa dall’assessore, dell’epoca, alla mobilità, Giuseppe De Lorenzo.

La proponiamo nella sua interezza.

Alla luce degli interventi del sindaco Fausto Pepe e dell’Udeur in merito all’arresto dell’ex comandante della Polizia Municipale, Francesco Delvino, al di là dei gratuiti attacchi che, in ultimo, non hanno altro scopo se non quello di confondere le acque, ritengo che sia doveroso esaminare l’intera vicenda con purezza di intenti e libertà di pensiero.

Premesso che la storia, nella sua interezza, trova una indiscutibile riprova nell’ordinanza emessa il 21 ottobre 2009 dal Procuratore della Repubblica di Napoli, vi sono i testi delle intercettazioni, alcune delle quali, sono state riportate nel mio libro "Ho trovato lo Stato", che mettono, senza tema di smentite, ognuno dinanzi alle proprie responsabilità.

Bene. Il riscontro che il comandante Francesco Delvino sia stato voluto ed imposto da Sandra Mastella e che, quest’ultima, alla festa della polizia del 2008, pretese di imporre anche la venuta, qui a Benevento, della compagna di quest’ultimo è contenuto nei testi delle intercettazioni in cui ad ammetterlo non è solo Fausto Pepe, ma, udite!, sinanche il consuocero della Mastella, Carlo Camilleri. Anzi, ad onor del vero, quest’ultimo è stato intercettato in merito nel primo filone dell’inchiesta Arpac/Udeur, in sostanza, un anno prima che il secondo coinvolgesse anche me.

Questo riscontro è incontrovertibile e non può trovare alcuna smentita. A telefono è bene osservare la prudenza. Basterà leggere per rendersene conto. Tra l’altro, il sindaco, rivolto a me, per la cacciata di Delvino, asserisce:"…Azzò, Peppino ti dobbiamo ringraziare".

Oggi, gli autori di queste conversazioni dimostrano di avere la memoria corta e cercano di difendersi tirando in ballo miei comunicati stampa dell’epoca. Diversamente da loro, io non rinnego la paternità di quegli scritti. Anzi! In quei mesi, coartando la mia indole, io che sono stato sempre un politico diverso, cercai di assecondare le richieste. Non lo nego e lo ammetto.

Avevo paura. Già in precedenza, ero stato vittima, nel lontano 2003, della prima punizione, sempre sul piano professionale, quando, per cedere il mio posto alla ceppalonese di turno, fui relegato in un corridoio. Così, in quei mesi, non ho tema ad ammetterlo, mi comportai da politico. Tutto qua.

Del resto, nel mio comunicato di ieri, venuto a conoscenza dell’arresto, tra l’altro, ho scritto: "……inizialmente, lo ammetto, per evitare altre sofferenze, fors’anche per la prima volta nella vita, mi imposi di far silenzio…". Ed oggi, come allora, non posso che attribuire a Delvino se non una preparazione giuridica senza eguali. Quando, però, mi accorsi che quest’ ultima non si associava ad un comportamento adamantino, iniziò la nostra lotta.

Addirittura, qui si arriva all’assurdo di parlare del duo Delvino – De Lorenzo ed ipotizzare che i photored, gestiti in quel modo, li avessi imposti io. Niente di più inesatto. Per cercare di dare un segnale, in giunta si stabilì, solo quando ci fosse la copertura economica, che il comune comperasse direttamente quelle apparecchiature. Quest’ultime dovevano essere gestite in forma diretta, ma, sia ben chiaro, al solo scopo di porre un deterrente per gli automobilisti indisciplinati. In sostanza, come fu fatto per l’autovelox in via Delcogliano ove le auto, quotidianamente, sfrecciavano a cento allora. Fu un deterrente per gli automobilisti, ma, prove alla mano, non fu fatta neanche una contravvenzione.

Quando mi sono accorto che Delvino stabilì in forma privata, saltando sinanche il giudizio dell’ufficio gare, l’affido degli impianti a ditte private, lì posi il mio diniego. Con tutte le mie forze. Nel momento in cui mi opposi alla venuta della compagna di Delvino, e, per onestà Pepe con me, iniziarono le mie vicissitudini.

Delvino va via da Benevento a marzo 2009 e, guarda caso, nello stesso mese, si apre il secondo tempo, dopo il primo del 2003, del mio licenziamento. La commissione, tutta di fede uderrina, mi perseguitò senza scusanti. E se non fosse stata la Procura della Repubblica di Napoli, io sarei stato l’unico medico, nella storia della nostra comunità, ad essere licenziato.

Quei mesi hanno lasciato in me una traccia che rimarrà finchè la vita duri. Ed a Fausto Pepe, che ha subito anche lui l’imposizione di Delvino, manipolando, come lui stesso asserisce nelle intercettazioni, amministrativamente, l’articolo 90, non perdono di avermi lasciato solo a lottare contro nemici agguerriti sino ai denti. Lui partecipava alle manifestazioni di piazza, si ricorderanno in proposito i cortei con i pazienti incappucciati, ed io, capo del reparto di psichiatria, lasciato a casa in una solitudine assordante. Lui faceva riunioni al comune con associazioni manipolate alla bisogna ed io non invitato. Questo non lo perdonerò mai.

L’odierna vicenda di Frosinone – si veda Il Fatto Quotidiano dell’edizione odierna – è partita da Napoli dopo le mie denunce e segnalazioni al sostituto Curcio. Ed, oggi, si ha il coraggio di far sospettare che io fossi in accordo con Delvino. E’ incredibile arrivare a tanto. Fortunatamente, la città ha capito e di questo sono grato a tutti i concittadini che, in queste ore, mi stanno dimostrando la propria vicinanza.

Trincerarsi su quei comunicati, impostimi, è la giustifica più brutta. Le intercettazioni non possono essere manipolate anche se, nella certezza di essere impuniti, in queste ultime, qualcuno arriva anche a denigrare i magistrati della nostra procura:"…tanto, qui a Benevento, sappiamo come si comportano i magistrati..". Ma, fortunatamente, in questa vicenda, per ripetere il titolo del mio libro, io lo Stato l’ho trovato".

 

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