Cittadini
La Madonna delle Grazie nocchiero della sua gente
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C’è un momento in cui la prospettiva che si offre allo sguardo quando questo si apre dal basso verso l’alto di via XXIV Maggio ha un che di ‘commovente’ – suggeriva una donna tra la folla silenziosa, di Benevento e provincia, accalcata sui marciapiedi del viale Mellusi che lambiscono la piazza. E se la mente vagava laicamente rincorrendo il senso dell’immutabilità di certe cose di Chiesa, che poi costituiscono anche la forza politica di un’istituzione che è anche e soprattutto tale (sopravvissuta a due millenni di Storia), il corpo, i corpi presenti hanno davvero vibrato di emozione interiore. Scacciato il fastidio delle presenze istituzionali dettate dall’obbligo sociale, che rappresentavano sé stesse in maniera caricaturale, avanzava questo fiume di gente da cui s’alzava (sfrondato della modernità di altoparlanti che ne affossavano il valore intimista) un mormorio indistinto di preghiera dietro l’effigie della Madonna delle Grazie. “Una statua bellissima – il commento della vicina -, la cui bellezza non si apprezza fino in fondo quando è collocata lassù, in Basilica, troppo in alto…”, che procedeva in modo lento ma non pigro, quasi per gustare fino in fondo quell’abbraccio affettuoso e lanciare occhiate attente alla città percorsa, pronta a coglierne le differenze rispetto alla sua ultima uscita.
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Poi è bastato poco. E’ bastato dirigere il proprio cammino verso il corso Garibaldi, lambire la baracconata assordante di piazza Roma, fare con coraggio qualche centinaio di metri ancora per lasciarsi catturare da ben altro panorama: laggiù, in fondo al tunnel virtuale che conduce al viale San Lorenzo ben altra marea brulicante di teste ‘rifulgeva’ alla luce delle ‘artistiche’ luminarie. L’eco dell’altra festa in lontananza racchiusa simbolicamente in quella ruota panoramica che, chissà, fa tanto Prater, ha suggerito… un rapido ritorno fra le mura di casa.