Università
‘Una riforma necessaria per eliminare problemi vecchi di anni’
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Sulla riforma universitaria a firma Gelmini interviene, con una nota, Domenico Zullo, responsabile provinciale di Gioventù Italiana, il movimento giovanile che fa capo alla Destra.
“Parliamoci chiaro. L’università pubblica italiana è sull’orlo della bancarotta. Anni, decenni di amministrazione economica dissennata, nepotistica, politicizzata e clientelare hanno trasformato gli atenei più antichi d’Europa in istituti fatiscenti sotto ogni punto di vista. Siamo ormai vicini al “punto di non ritorno”, inevitabile, e se proprio vogliamo, anche meritato, perché alla situazione odierna ci si è arrivati a suon di forzature, di errori evidenti, di posizioni ideologiche controproducenti. E non certo per colpa della Gelmini o della Moratti: bisogna infatti andare indietro – cosa che nessuno in tv vi dice – fino agli anni ’60. Dopo una serie di folli modifiche, l’università pubblica divenne “università di massa”, e riuscì ad ottenere la più completa autonomia in questioni di bilancio nei confronti dello Stato.
I risultati li stiamo vivendo oggi: dissesto economico, lauree inflazionate, moltiplicazione dei corsi di laurea, docenti ottantenni ancora presenti nelle commissioni d’esame.
Si è passati dall’università selettiva e formativa a quella “di diritto”, dove tutti (e tutto) sono accettati, nella maggior parte dei casi, senza la richiesta di alcun requisito e nella più totale assenza di criteri meritocratici e selettivi, palesemente necessari per la qualità dei nostri futuri laureati, e quindi della nostra futura classe dirigente e questo basta e avanza per giustificare la Riforma Gelmini, ma evidentemente non basta a chi protesta. O meglio, a chi si lascia strumentalizzare dagli artefici politici di una protesta politica, perché la stragrande maggioranza di quei ragazzi (alcuni anche quarantenni ormai…) che nei giorni scorsi hanno manifestato con volti coperti, fumogeni e caschi, occupato ferrovie, autostrade e monumenti, inscenato scontri con la polizia, lanciato ogni sorta di beni ortofrutticoli verso sedi istituzionali e addirittura assaltato il Senato della Repubblica, credetemi, dei contenuti della Riforma Gelmini sanno poco e niente. Ma non per colpa loro, bensì a causa di chi di loro si approfitta per il proprio tornaconto politico (e mi riferisco anche a chi cavalca la protesta da certi ambienti giovanili di destra), descrivendo la Riforma come “il male assoluto”, senza rendersi conto che i problemi dei nostri atenei risalgono a tempi non sospetti, dove imperante era proprio la loro cultura assistenzialista e sprecona di sinistra, e ignorando il fatto che, di questo passo, all’università pubblica resterebbero circa dieci anni di vita”.