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Benevento, 30enne si suicida in carcere: interviene il Garante Campano dei detenuti

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Nel pomeriggio di ieri, un detenuto di origini rumene di 30 anni si è impiccato nel carcere di Benevento nella sezione dell’articolazione psichiatrica. È il quarto della Campania quest’anno, dopo i suicidi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Avellino, Poggioreale più il sedicenne agli arresti domiciliari che si suicidò in una comunità di accoglienza.
Complessivamente in Italia siamo arrivati a 29 suicidi tra i detenuti, alcuni presenti nelle articolazioni psichiatriche delle carceri. Il giovane era arrivato a maggio 2019 nel carcere di Benevento accusato di furto, ricettazione e oltraggio.
Per il Garante Campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello “il detenuto morto in articolazione psichiatrica è un fallimento per il sistema carcere, per il sistema sanitario e per la mancanza di idonee strutture terapeutiche alternative al carcere per i sofferenti psichici. Anzi, dovrebbe esserci per queste persone l’alternatività per la pena in carcere.
In un recente convegno nazionale che ho promosso il 7 luglio sulla salute mentale nei luoghi privati della libertà personale – aggiunge – ho sostenuto che l’efficacia di risposta ai bisogni di assistenza in carcere è davvero scarsa, a macchia di leopardo negli istituti dove, compreso Benevento, mancano psichiatri, progetti di inclusione sociale e un habitat fatto di spazi e relazioni. Quello che si richiede a tutti noi e alla politica in particolare è la capacità di operare un salto culturale che riporti al centro i diritti dei sofferenti psichici dentro e fuori ogni mura.
La salute mentale – conclude Ciambriello – è insidiata dalla costrizione fisica e dalla dipendenza totale per qualsiasi necessità della vita quotidiana. I luoghi chiusi comprimono i diritti individuali in maniera incontrovertibile.”