Camera di Commercio
Fusione Camere di Commercio, i dubbi di Campese e le certezze di Del Basso De Caro
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“La procedura di accorpamento della Camera di Commercio di Benevento con quella di Avellino andrà avanti e potrebbe concludersi entro il primo semestre del nuovo anno”: è quanto ha dichiarato oggi il sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e ai Trasporti Umberto Del Basso De Caro, nel corso di un incontro presso l’ente camerale.
Ha diramato così ogni dubbio sulla possibile sospensione dell’iter stabilita dalla sentenza di poche settimane fa della Corte costituzionale che, accogliendo il ricorso di alcune regioni, ha ritenuto necessario che il decreto ministeriale fosse emanato attraverso la concertazione tra Stato e Regioni, e non semplicemente attraverso un parere della Conferenza come stabilito dalla normativa di riforma.
I prossimi step sono insieme all’insediamento ufficiale sono il rinnovo dei consigli camerali e del collegio dei revisori dei conti il cui iter è affidato a un commissario ad acta.
Viene confermato in questo modo quanto prevede il decreto del ministro dello Sviluppo economico, Calenda, del 16 novembre 2016, con cui viene istituita la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura con la nuova denominazione “Irpinia Sannio”, proposta e approvata dai consigli dei due enti camerali di Avellino e Benevento con le delibere del 18 luglio e del 19 settembre 2016 con cui veniva deciso e approvato l’accorpamento.
Le due delibere, adottate con la maggioranza dei due terzi dei componenti e di fatto propedeutiche al decreto ministeriale, hanno fissato come nuova sede legale Avellino e sede secondaria Benevento, concludendo così il processo di riorganizzazione degli enti camerali previsto dalla Riforma Madia sulla pubblica amministrazione con una riduzione da 105 a 60 enti camerale e con un taglio del 50 % dei diritti annuali.
Ha mostrato perplessità, invece, il presidente della Camera di Commercio, Antonio Campese, che nel definire “difficile il fare chiarezza in un disastro amministrativo, giuridico ed economico”, ha rilevato i rischi e le conseguenze dell’accorpamento, soprattutto per quel che riguarda il taglio del 50% dei diritti annuali stabilito dalla riforma Madia. ” Il rischio – ha detto – è che alcune Camere non siano più autonome togliendo loro la finanza territoriale e che, perciò, alcune fusioni diventino più un fatto contabile che politico.”
Necessaria, secondo Campese, comunque una riflessione condivisa, nonostante ci sia stata la volontà a procedere verso l’accorpamento.
Le dichiarazioni nel servizio video