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Crisi idrica, Altrabenevento attacca: “La priorità è riparare l’acquedotto campano”

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“Nel corso della riunione sulla crisi idrica tenuta in Prefettura, martedì 25 luglio, il coordinatore dell’Ente Idrico Campano, Giovanni Colucci, ha confermato che dobbiamo attenderci per il prossimo autunno una emergenza dovuta alla riduzione della fornitura del Biferno. L’acqua, captata in Molise ed immessa nella rete dell’Acquedotto Campano in provincia di Caserta, viene fornita anche a 19 comuni sanniti, compreso Benevento. E’ di ottima qualità e costa molto poco perché non ha bisogno di pompaggio (arriva per caduta perché il punto di partenza, la centrale di Curti nel comune di Gioia Sannitica, è più alto di quello di arrivo, il deposito della Pacevecchia a Benevento)”. Così in una nota il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona.

“Da diversi anni – spiega l’associazione – la Regione Molise sta progressivamente riducendo la quantità di quell’acqua verso la Campania, lamentando riduzioni di portata delle sorgenti, per rimettere in discussione gli accordi sottoscritti. Contemporaneamente gli amministratori e i funzionari della nostra regione mostrano di avere a cuore soprattutto la necessità di garantire l’acqua del Biferno alla città di Napoli e quindi di convincere i beneventani ad accontentarsi di risorse idriche meno buone e più costose. E’ un tentativo ripetuto varie volte da almeno un decennio, cioè dalla crisi idrica a Benevento di novembre 2007, e prevede di alimentare la nostra città con l’acqua dei pozzi di San Salvatore Telesino. Anche Colucci, a conclusione dell’incontro in Prefettura ha annunciato che grazie ai lavori che stanno per essere appaltati, i pozzi del comune telesino saranno presto riattivati e potranno fornire addirittura 500 litri al secondo di acqua per soddisfare completamente le esigenze di Benevento.

In realtà – attacca Corona -, quei pozzi sono stati costruiti circa trent’anni fa e subito abbandonati. Puntualmente, dopo ogni crisi idrica, vengono spesi soldi pubblici per riparazioni mai completate, com’è accaduto anche alla fine del 2007, e pertanto gli impianti, non utilizzati, vengono vandalizzati. Ancora oggi i cancelli sono divelti, le porte sfondate, i quadri elettrici distrutti, molti pezzi idraulici sono stati rubati. Anche il collegamento tra i pozzi e l’acquedotto campano è vecchio di alcuni decenni e manca la stazione di pompaggio per spingere l’acqua dai 130 metri sul livello del mare di San Salvatore ai circa 300 di Benevento – Monte Guardia. Insomma, in Regione Campania pensano a lavori costosissimi per portare a Benevento acqua non buona, perché troppo pesante per la eccessiva presenza di minerali, che costerebbe moltissimo per i costi di pompaggio, ma non si comprende che cosa fanno le nostre autorità locali.

Addirittura la Gesesa – conclude Corona -, l’azienda idrica della nostra città, ha accettato da febbraio scorso di gestire proprio i pozzi di San Salvatore, confermando di essere in assoluta sintonia con gli obiettivi dell’Ente Idrico Campano. Come si giustificano i componenti del consiglio di Amministrazione nominati dal sindaco Mastella? Difendono il diritto all’acqua buona per i beneventani o gli interessi di ACEA, socio di maggioranza, che mira all’espansione? Gli amministratori di questa città devono pretendere che la Regione Campania utilizzi i fondi disponibili per riparare l’acquedotto campano che a Gioia Sannitica disperde quasi 200 litri al secondo di acqua ottima del Biferno, invece di sprecare denaro pubblico per l’acqua pessima dei pozzi di San Salvatore Telesino. Sarebbe il caso di sapere cosa ne pensano i politici del Pd e anche quelli del Movimento 5 Stelle, finora muti anche su questa questione”.

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