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CULTURA

Raccontare la guerra: presentato il libro “Illegittima offesa”

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È possibile estirpare il “terribile amore per la guerra” dal cuore dell’uomo? Come rendere la scuola un luogo capace di educare ad una cultura della pace? L’arte non rischia di svolgere un ruolo di anestetico rispetto alla violenza delle armi? È possibile che oggi, anche in virtù dei media (e dei social media) le persone si stiano assuefacendo alla brutalità del male bellico? Queste e altre domande sono risuonate durante la presentazione del libro “Illegittima offesa. Sguardi letterari sulla guerra”, tenutosi al Collegio “De La Salle” venerdì 4 novembre.

Dopo i saluti della coordinatrice didattico-educativa dell’Istituto, la prof. ssa Angela Meola, che ha sottolineato come il “racconto” della guerra possa incuriosire i giovani studenti, ben rappresentati in sala, spingendoli ad un rapporto nuovo con il passato e la storia, e dopo l’intervento dell’editore Alessandro De Frede, erede di una gloriosa tradizione di stampatori napoletani iniziatasi nel 1899, che ha spiegato come sia nata questa antologia e quale ne sia lo scopo benefico, Davide De Rei e Dario Melillo hanno sapientemente sollecitato tre degli autori presenti, Antonio Martone (curatore per altro del libro), Amerigo Ciervo e Nicola Sguera (ma in sala erano presenti anche l’altra curatrice, Giuliana Caputo, e una delle autrici, Alessandra Strazzullo) sulle grandi questioni che pone il tema.

Martone ha messo in guardia da uno sguardo “ingenuo” e semplificatore, ricordando come la guerra sia radicata in profondità nell’esperienza umana e quanto sia fragile e sempre da riprendere il tentativo di un progresso morale che la metta definitivamente in mora. Amerigo Ciervo ha raccontato la genesi familiare del suo “8 settembre ’43”, in cui cortocircuitano una festa popolare (quella della Madonna nera di Moiano con i suoi suggestivi e ancestrali rituali) e “la morte della Patria” (l’annunzio disastroso dell’armistizio), invitando a serbare memoria, a trasmettere alle generazioni future le esperienze, soprattutto tragiche del passato, perché solo così si eviterà di ripeterle. Nicola Sguera ha confessato come la richiesta di scrivere un racconto per l’antologia l’abbia messo profondamente in crisi, ritenendosi portatore di un’insolubile psicologia ossimorica che aborre il conflitto ma nel contempo lo riconosce come “padre di tutte le cose”. I proventi della vendita del volume saranno devoluti, per comune volontà degli autori e dell’editore, alla Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata a sostegno delle sue attività a favore dei rifugiati e per la diffusione della cultura della Pace.

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