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Cittadini

Il destino della provincia di Benevento, la riflessione dell’imprenditore De Blasio

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“Per mia cultura, e da persona nota, Consigliere Nazionale Fiva Confcommercio, impegnato nel sociale e organizzatore di eventi, presente nei movimenti Cattolici Parrocchiali non posso accettare passivamente il declino di una provincia nobile, di un territorio importante, di un popolo intelligente, laborioso, responsabile, che ha scritto la storia del Paese: il popolo Beneventano. Non posso accettare che, il Sannio, una volta annesso all’Italia, all’atto della sua costituzione formale, ha dovuto prendere atto che molti, ampi suoi territori, i territori del Sannio storico, sono stati esclusi dal novello perimetro provinciale”. Così in una lettera aperta Filippo De Blasio

“Non posso accettare, malgrado le risorse del PNRR – spiega -, che lo sviluppo della provincia ristagna. Non è conforme alle aspettative della cittadinanza. Né dei giovani. Che in conseguenza molti sanniti, in particolare, proprio, i giovani, emigrano. Vanno altrove a trovare le ragioni del proprio destino. Le ragioni di un destino diverso. Per conquistare nuovi più adeguati traguardi. Emigrando, offrono ad altri sistemi economici il proprio fattivo contributo. Di pensiero e di opera. Per una crescita che sa di modernità. Per un progresso che profuma di nuovo. Con  serenità e responsabilità, faccio appello, a tutti, ai politici, agli intellettuali, agli operatori economici, ai sindacati per dare vita ad un comitato vero, concreto e capace di porre al centro del dibattito politico queste tematiche.

Con l’obiettivo di restituire alla provincia di Benevento una sua centralità – scrive -. E con essa un percorso di crescita e di sviluppo appropriato ai tempi inteso a pareggiare con le altre province d’Italia una dignità forse smarrita. Forse ridimensionata. Brucia ancora, a me come imprenditore, ai tanti colleghi che come me sgobbano da mattina a sera, ma anche ai sindacati, l’ennesimo strappo subito con l’accorpamento delle camere di commercio di Benevento e Avellino. Tra qualche tempo formalmente diventerà: la camera di commercio Irpinia-Sannio con sede in Avellino.  Ciò mentre gli altri processi di accorpamento di altre istituzioni locali si sono esauriti nel nulla. Non c’è dubbio. In questa prospettiva, la prima “battaglia” che noi sanniti dobbiamo “ingaggiare” è quella di tornare sulle funzioni dell’ente provincia e sulla elezione dei suoi organi. Bisogna restituire all’ente provincia le funzioni antiche. Quelle previste dalla legge comunale e provinciale del 1990. Bisogna superare la legge Del Rio. Legge concepita ed approvata perché “alfiere” della riforma costituzionale voluta da Renzi.  Il popolo sovrano, però, ha bocciato quella riforma costituzionale. Quale la conseguenza? Ha bocciato la legge Del Rio. Il popolo italiano, non solo quello sannita, rivuole la provincia nell’assetto definito dalla legge comunale provinciale, legge 142/90 art.14,16.  Quanto a funzioni. Quanto al rappresentanza democratica.

C’è una ragione più profonda – sottolinea -. Il Sannio, i cittadini, le imprese, tutti hanno bisogno di “quella” provincia, e non dell’attuale assetto provinciale, querulo e inconcludente, lontano dalla gente e dai territori e inutile ai fini del suo sviluppo. Come il lustro decorso ha pienamente dimostrato. Quando le istituzioni si allontanano dalla forza vivificante del popolo esse avvizziscono. Inaridiscono. Non soddisfano né curano gli interessi delle popolazioni né corrispondono ai loro sentimenti. Ancora. Le infrastrutture. Il lavoro svolto in questo settore, penso alla ferrovia Napoli-Benevento-Bari, penso al raddoppio della Benevento-Caianello (invero la nuova Appia “Roma-Benevento-Bari- Brindisi-Taranto”),  pongo ai Sanniti, oltre alla tematica dello sviluppo economico e civile, il ​​problema della dimensione  territoriale della provincia, pongo l’esigenza di riflettere se non sia utile , intanto, collaborare più intensamente, con l’area di Piedimonte Matese e con quella di Ariano Irpino per definire un comune “destino” di sviluppo.  Poi. Vanno posti problemi più impegnativi connessi al respiro della provincia. Respiro che non può essere asfittico né affannoso. Cambiano i tempi, cambiano le possibilità di sviluppo, talvolta promuovendole in modo significativo. Come è il caso del Sannio. Questi cambiamenti, alcuni venienti, altri in essere, altri sull’orizzonte devono essere intercettati. Fatti propri. Accolti nella loro capacità di essere motore di sviluppo.

Da ultimo ma non per ultimo – conclude -, la rappresentanza politica. La decurtazione della rappresentanza politica ci addolora. Ci mortifica. Offende le nostre capacità di sviluppo. Inoltre, la costituzione dei nuovi collegi elettorali, fa fare al Sannio un tuffo nel buio. Decurta la sua rappresentanza. Non solo perché da 600 deputati si scende a 400. Per non parlare dei senatori. Ma perché non si è creato né si crea “quell’aria” necessaria a vivere la nuova fase. Che dire! Prima che il destino del Sannio e dei sanniti venga totalmente disegnato da altri, sarebbe utile, necessario, urgente un confronto tra le organizzazioni culturali, politiche, economiche e sociali del Sannio. Per evitare di perdere il treno, bisogna muoversi. Il primo passo non può non essere Confrontiamoci. Definiamo una linea”

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