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Campagna elettorale agli sgoccioli. Scenari di voto nell’incognita della frammentazione pentastellata

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A quattro giorni dal voto per le amministrative del 3 e 4 ottobre i giochi sono fatti. Resta ancora qualche scampolo di campagna elettorale di cui i candidati potranno usufruire per convincere gli indecisi e gli astensionisti.

Una necessità, questa, che diventa più forte per quelle coalizioni a Benevento che non possono contare sulla numerosità di liste e candidati che, in termini matematico-elettoralistici, potrebbero garantire un risultato soddisfacente già al primo turno.

E, dunque, proprio in funzione delle dichiarazioni di voto che si traducono certamente in numeri necessari all’elezione, vien da chiedersi quale sarà l’orientamento degli elettori che cinque anni fa, alle scorse amministrative, hanno dato ampio consenso al Movimento Cinquestelle, che, invece, in questa tornata, per i noti fatti agostani non ha potuto candidarsi con una propria lista e con il proprio simbolo, pur all’interno della coalizione guidata da Perifano con cui –  come si ricorderà –  aveva iniziato e strutturato il percorso progettuale, programmatico e politico di Alternativa per Benevento.

Tralasciando il rumoroso silenzio, interrotto soltanto da qualche manifestazione di  rammarico, da parte dei rappresentanti parlamentari pentastellati sulle decisioni del leader del Movimento Cinquestelle, Giuseppe Conte, restano deboli dichiarazioni giunte su sollecitazione della stampa su un appoggio alla coalizione Alternativa per Benevento, in base alla constatazione che “alcuni candidati sono in posizioni che ci interessano” o perché mai e poi mai “immaginiamo di appoggiare Mastella”.

Alcuni “ex” pentastellati, infatti, hanno deciso individualmente di candidarsi in ApB o in ArCo guidata da Moretti.

Una situazione, quella dei pentastellati beneventani, che denota frammentazione e che potrebbe produrre dispersione di consenso almeno in termini di partito. In maniera quasi compatta la scorsa tornata elettorale il Movimento, presente con una lista capeggiata da Marianna Farese, è riuscito ottenere il 12,49% di consenso con 4.803 voti di lista e il 20,86% solo per la candidata a sindaco che da sola ha conquistato ben 8.219 voti.

Un capitale enorme che oggi non può essere valorizzato, non essendoci il gruppo di riferimento per gli elettori a Cinquestelle  all’interno dell’agone elettorale. Il rischio è che gli affezionati potranno sentirsi disorientati, anche se in una dichiarazione a Ntr24 la senatrice De Lucia ha rassicurato che “i veri elettori del M5s sanno già chi votare alle elezioni comunali”, facendo intendere che, in nome della fedeltà alle azioni del movimento, si dovrebbe prefigurare un orientamento di continuità anche con la scelta di inizio trattative elettorali di costruire un’alleanza antimastelliana aderendo all’ampia coalizione guidata da Perifano.

E poi, però, ci sono gli “integralisti” che “non riconoscendo più i parlamentari come propri rappresentanti”, potrebbero per reazione astenersi dal voto o votare per chi rispecchierebbe in qualche modo l’originario disegno antisistemico del Movimento di luogo di confronto e di lotta al consolidato sistema politico. Ma nella confusione complessiva il rischio che parte di quei circa cinquemila voti di lista si disperdano a favore anche di altri. 

La storia recente dei flussi elettorali, che attribuisce la crescita negli anni del M5s allo spostamento dei voti dal bacino di centrosinistra, ha fatto registrare, in riferimento alle ultime consultazioni elettorali, una quota di astenuti tra quegli elettori vicina al 40%, una minima parte di quelli che sono andati a votare spostarsi di nuovo verso il centrosinistra e una parte seppure piccola orientarsi verso il centrodestra.

La situazione attualmente per quel che riguarda Benevento diventa complessa dal punto di vista delle dinamiche interne dei partiti e in funzione del fatto che si tratta di elezioni comunali, spesso condizionate da un sentimento di affiliazione più parentale e amicale che ideologica.

Se, però, in via teorica, la competizione elettorale è in qualche modo una battaglia tra  avversari proiettati a conquistare il consenso, va da sé che a primeggiare su tutto dovrebbe essere l’arma potente, determinante e decisiva del voto che è e resta nelle mani dell’elettore.

All’elettore resta il compito e il dovere civico, oltre che il diritto sacrosanto, di scegliere tra i contendenti in piena coscienza, in consapevole discernimento e in totale libertà.

L’elettore dovrebbe sempre ricordare e, in particolare quando è nell’urna, che la propria dignità di cittadino e di individuo, dotato della facoltà di autodeterminazione, di disdegnare ogni forma di baratto morale ed economico, che altro non è che un ricatto; dovrebbe ricordare che proprio in quell’urna è egli stesso, scegliendo con coscienza e rispetto prima di tutto per se stesso e poi per l’intera collettività, a decidere il proprio presente e il proprio futuro, che non possono e non devono essere ipotecati in funzione di soluzioni a breve periodo delle problematiche che lo affliggono.

E’ in questo modo, secondo noi, che i cittadini-elettori saranno essi stessi fautori di quella svolta e di quel riscatto dal bisogno, storicamente utilizzato come strumento di asservimento, mantenuto costante e senza vere soluzioni perché rappresenta per un certo modo di fare e di intendere la politica il necessario ancoraggio in assenza di visione e di progetti per il concreto benessere collettivo.

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