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POLITICA

Puc, Basile e Coletta (CivicA): “Una variante priva di visione politica”

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“Al sacrosanto intervento dei tre candidati sindaci – volto a stigmatizzare l’avvio in piena campagna elettorale delle consultazioni pubbliche sulla proposta preliminare di Variante Generale al PUC, cd. “in riduzione” – hanno fatto seguito, nell’intento di fugare i legittimi sospetti di una turbativa della campagna medesima, dapprima un colorito post del primo cittadino, poi un comunicato dell’assessore al ramo nel suo incomprensibile “urbanistichese”, tipico di chi ha poche e contorte idee, infine una nota del dirigente-assessore ombra pedantemente inutile nel ripercorrere i passaggi procedimentali della vicenda”. Così in una nota Pasquale Basile e Luca Coletta di CivicA Laboratorio Politico.

“Naturalmente – spiegano – nessuno dei tre si è premurato di soffermarsi o anche solo di accennare al contenuto della relazione tecnica illustrativa della proposta preliminare di Variante, redatta dai tre professionisti a ciò incaricati e approvata dalla giunta con delibera n. 170 del 27/7/2021.

Ma cosa dicono i suddetti tecnici nei passaggi salienti? Innanzitutto premettono che “Il progetto di Piano Preliminare, in questo caso Proposta Preliminare della Variante al PUC di Benevento, non è da intendersi come formulazione di un nuovo Piano Urbanistico, bensì quale revisione funzionale del Piano vigente approvato dal 2012, e d’altronde non può farsi diversamente alla luce della natura dell’incarico affidato e delle delibere programmatiche prodotte dalla Giunta Comunale, ovvero le delibere n.208 del 15.11.2019 e n.189 del 04.12.2020”.

Concludono, poi, affermando che “Il progetto di Variante è orientato alla riqualificazione e alla rivitalizzazione dell’intero eco-sistema territoriale di Benevento, nel segno di un ritorno alla sostenibilità ambientale ed urbana ed un recupero della naturalità della rete ecologica fluviale.  In altre parole, ogni considerazione di tipo urbanistico deve essere calata esclusivamente negli ambiti già trasformati, per la verità molto ampi in quanto il PUC vigente è oltremodo generoso nell’offerta di trasformazione delle aree agricole e naturali in aree artificiali.  La Variante non disegna un nuovo “Piano” bensì apporta correttivi strutturali per meglio inquadrare gli orientamenti del PUC vigente implementando gli ineludibili obiettivi di rinascita eco ambientale.”

In breve – attacca CivicA -: la Variante ha lo scopo di apportare solo qualche “aggiustamento” all’ipertrofico PUC vigente, perseguendo, teoricamente, l’obiettivo fondamentale – si legge nelle linee d’indirizzo dettate dalla Giunta con deliberazione n. 208 del 15/11/2019 – “di ridurre le aree trasformabili, in linea con il principio di minor consumo di suolo associato all’andamento demografico in costante declino”. Nella premessa che” Il PUC vigente, in vigore dal 08/01/2013, al momento risulta attuato solo in minima parte e che l’offerta di Piano, da ritenersi – come già detto – particolarmente ottimistica alla luce dell’andamento demografico e socio-economico di fatto verificatosi negli anni a seguire, ha predisposto una considerevole espansione delle aree trasformabili a destinazione prevalentemente residenziale”, i tecnicidanno conto del fatto “che la crescita dell’area costruita è proporzionalmente maggiore della crescita della popolazione, ovvero l’area costruita cresce mentre la popolazione è stabile o soggetta ad un fenomeno di decremento demografico”.

Quindi ne deducono che “quanto innanzi osservato depone a favore dell’opportunità di contenere l’espansione del perimetro urbanizzato, e quindi in definitiva il cosiddetto “consumo di suolo” la qual cosa,  da un lato, va nella direzione di rideterminare in diminuzione le aree produttive indicata negli indirizzi comunali anche in relazione a quanto richiesto nella fase di ascolto propedeutico; dall’altro, non trova una analoga corrispondenza per quanto riguarda le espansioni di tipo prevalentemente residenziale previste dal PUC vigente nel territorio periurbano.

Ciò non toglie che, in sede di definizione della Variante, dietro specifico indirizzo integrativo da parte dell’Amministrazione comunale è possibile eventualmente procedere ad una più profonda revisione dei gradi di trasformabilità previsti dal PUC vigente nelle aree periurbane ed extraurbane”.

Infine – aggiungono – si evidenzia il calo della popolazione nell’ultimo decennio. “Approfondendo l’analisi dei dati comunali forniti dall’ ISTAT, si osserva che la depressione demografica era già iniziata a partire dall’anno 2004 quando la popolazione censita risultava essere costituita da oltre 63.000 individui. Da allora, dopo una prima fase iniziale in cui la decrescita è stata di entità modesta (2005-2007), il trend di discesa ha assunto un carattere pressoché costante che ha portato la popolazione odierna ad essere di ca. il 6,8% inferiore rispetto ai 63.086 ab. del 31-dic.-2004, con una perdita netta di 4292 abitanti in quindici anni”.

In definitiva i redattori della Variante confermano quanto già si sapeva anche solo girando per la città, vale a dire l’oramai insostenibile sproporzione tra edificato, spazi liberi, aree a standard e popolazione residente, nonché l’incompatibilità tra i propositi di contenimento del consumo di suolo e l’abnorme potenziale edificatorio del PUC, finora realizzato in parte.

Tutto ciò avrebbe dovuto indurre l’amministrazione ad affrontare la questione sin dall’insediamento, in un percorso di confronto di ampio respiro, o, quanto meno, a dare seguito all’invito oggi formulato dagli stessi tecnici a integrare le linee guida in senso effettivamente riduttivo delle aree edificabili.

Al contrario, non si è perso un minuto nell’avviare le consultazioni, per di più all’immediata vigilia della tornata elettorale.

In ogni caso, ne risulta rafforzata la sensazione, già avvertita alla lettura delle linee guida, di una variante di piccolo cabotaggio, di natura tecnico-burocratica, dove dapprima si predica il consumo di suolo zero, ma poi, recependo passivamente al termine della propedeutica “campagna di ascolto” le istanze volte alla “individuazione di ulteriori zone di espansione residenziale” e corrispondenti al 30% circa di quelle complessivamente pervenute, si fa esplicito richiamo a potenziali suscettività edificatorie aggiuntive!

Per converso non hanno trovato adeguato riscontro altre istanze, invero minoritarie, che, sulla base di un’evidente non rispondenza del PUC al mutato quadro socio-economico e demografico, sollecitano una modifica dello stesso in direzione di una maggiore attenzione al verde urbano e all’ambiente.  

Si dice di voler “ottimizzare il concetto di città green” ma neppure si accenna a un necessario Piano del Verde o a qualsivoglia iniziativa in attuazione della legge n. 10/2013, recante “norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.

Insomma – concludono Basile e Coletta – uno spreco di tempo (anni!) e di cospicue risorse pubbliche (a oggi circa 100.000 euro) per una variante priva di visione politica e di una chiara, aggiornata idea di città e di futuro da sottoporre al contributo arricchente e non stravolgente delle forze sociali ed economiche.  Uno strumento generale senz’anima, al massimo finalizzato a risolvere questioni specifiche e a eliminare ogni residuo ostacolo ai propositi distruttivi dell’Amministrazione – come nel caso del Viale degli Atlantici, che si vorrebbe incredibilmente escludere dal Centro Storico – in una sorta di celebrazione della cementificazione utile a pochi ma deleteria per molti. Una Variante esemplificativa di un’urbanistica intesa come mera regolamentazione dell’edilizia, esercitata unicamente nell’ottica di corto respiro del chiedete e vi sarà dato”.  

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