CRONACA
Usura, estorsione e violenza privata a imprenditori beneventani: 5 arresti
Ascolta la lettura dell'articolo
Nella mattinata odierna, all’esito di un’attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, la Squadra Mobile di Benevento coadiuvata dal Reparto Prevenzione Crimine Campania, dai Cinofili e dal Reparto Volo di Napoli nonché per quanto di specifica competenza, dal Nucleo PEF della G.d.F. di Benevento, ha eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere emessa, su richiesta della Procura, dall’Ufficio Gip di Benevento nei confronti di cinque persone gravemente indiziate a diverso titolo, dei reati di usura (art. 644 cp), estorsione (art. 629 cp) e violenza privata (art. 610 cp) ai danni di imprenditori beneventani.
Sono finiti in manette: Vincenzo Collarile, 62enne di Benevento; Ivano Nizza, 47enne di Benevento; Cosimo Parrella, 46enne di Benevento; Lino Parrella, 42enne di Benevento; Armando Piscopo, 45enne di Benevento.
Secondo l’accusa, le vittime – imprenditori beneventani – versavano da anni e, in particolare dal 2013 al 2019, indebite utilità e denaro, divenute ormai insostenibili. Dieci di loro – nella morsa dell’usura – sono anche finiti nel mirino dei magistrati con l’accusa di favoreggiamento personale in quanto, chiamati a testimoniare, nel corso delle indagini hanno negato l’esistenza di rapporti di debito anche di natura usuraia con gli indagati, in palese contrasto con le investigazioni.
LE INDAGINI – Il provvedimento cautelare è scattato a seguito di una complessa e articolata attività scaturita da una serie di denunce presentate, anche grazie al sostegno di associazioni antiusura e antiracket del territorio, da imprenditori attivi nel campo della ristorazione, a partire dal marzo 2019.
Le vittime hanno riferito di prolungati rapporti usurari con gli indagati, già gravati da specifici precedenti. Il contenuto delle conversazioni era relativo alle somme di denaro e ai tassi applicati, quantificati tra il 120 e il 240%: con queste richieste, gli imprenditori finivano così in un vortice di ricatti e debiti dai quali non riuscivano più a uscire, venendo addirittura costretti in un caso a cedere la gestione di una parte dell’azienda ad uno degli indagati. I prestiti andavano dai 3 ai 10mila euro, ma con i tassi illeciti applicati, in poco tempo raggiungevano somme rilevanti.
Gli arrestati avrebbero anche minacciato di gravi violenze fisiche le persone e i familiari ritenuti inadempienti nei pagamenti, fino ad arrivare a danneggiare i loro beni (in alcuni casi a incendiare le auto e attività) per ottenere l’indebito profitto usuraio, per impedire alle stesse vittime di denunciare e collaborare con le forze dell’ordine e finanche a costringerle a ritrattare le dichiarazioni accusatorie eventualmente rese. Minacce che, evidentemente, hanno raggiunto l’obiettivo sperato, se ben dieci imprenditori hanno negato i reati davanti ai magistrati.
“Mentre in altri territori si spara, nel Sannio si usa il fuoco”: lo ha detto il procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro, per sottolineare un modus operandi diffuso della criminalità beneventana. “Un campanello d’allarme – ha aggiunto – che dobbiamo saper cogliere per salvaguardare la nostra isola felice”.
LA DICHIARAZIONE DELLA PROCURA – “Non può tacersi, però – scrive il procuratore Aldo Policastro – che gli episodi oggetto della misura cautelare non sono che la punta di un iceberg di una realtà più estesa, sia in città che in provincia, che stenta ad emergere nel nostro territorio e che senz’altro appare meritevole di una sempre più grande attenzione da parte degli organi investigativi, soprattutto in questo frangente storico caratterizzato da una grave crisi di liquidità per gli imprenditori a seguito della pandemia in atto e dalla difficoltà di ottenere il credito dai circuiti leciti”.