CULTURA
Rione Libertà, una panchina rossa ricorda Miriam Castelluzzo e Raffaella Ranauro
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Il dolore dell’assenza e della mancata giustizia è ancora vivido a distanza di 25 anni nella mamma di Miriam Castelluzzo vittima di femminicidio, il cui autore non ha ancora una vera identità dal punto di vista giudiziario; la forza di guardare avanti, invece, per una giovane figlia che sette anni fa, insieme ai suoi fratelli più piccoli, si è vista portare via la mamma Raffaella Ranauro dal papà Luigi Chiumiento, lui stesso suicida.
Due reazioni diverse ad un fenomeno che è lungi dall’essere debellato e che Benevento ha voluto contrastare oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con una panchina rossa a Rione Libertà, dedicata alle due giovani donne la cui morte ha sconvolto la città e il territorio provinciale.
Sulla panchina, simbolo della campagna di sensibilizzazione contro le molteplici forme di violenza di genere, un paio di scarpette rosse per ricordare chi non le indosserà più e quattro rose rosse, ma anche il 1522, il numero a cui rivolgersi per chiedere aiuto.
A sostenere l’iniziativa voluta dall’amministrazione comunale su richiesta della delegata alle Pari Opportunità di Palazzo Mosti, Patrizia Callaro, e salutata con favore dalla Consulta delle Donne, presieduta da Sara Furno, uno striscione della Curva Sud che grida “L’amore non è violenza”. Unanime il monito per norme più severe, per un cambio di passo nel linguaggio quotidiano e per percorsi educativi efficaci al fine di combattere il fenomeno che ha radici culturali difficili da sradicare.
All’iniziativa erano presenti, tra gli altri, il sindaco Clemente Mastella, rappresentanti del mondo associativo, accademico, sindacale e autorità militari. Presente anche l’associazione Exit Strategy.
Le dichiarazioni nel servizio video