SANNIO
Dietro la leggenda, il fascino dei ‘cunti’ tra memoria storica e fantasia
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Leggenda, mito, storia, tradizioni. Tutto questo è ‘Dietro la leggenda, la finestra murata ed altri racconti’, una nuova produzione di Antonello Santagata, presentata sabato sera nella sala del Frantoio di Palazzo Massone a San Lorenzello, frutto di una meticolosa ed appassionata ricerca sul territorio. Ventuno ‘cunti’ di amore verso la propria terra, pillole di storia che impreziosiscono il racconto, rendendolo mai scontato e banale, rivolto ai giovani in particolare, per tramandare non soltanto oralmente, una cultura fatta di valori genuini e trasparenti, propri della cultura contadina, che ci appartengono e di cui siamo orgogliosi.
Il volume, finemente rilegato ed edito da Teta Print, racchiude una serie di novelle ambientate nei paesi della provincia di Benevento che traggono ispirazione dalle più antiche tradizioni popolari. Risuonano parole antiche e prendono vita immagini, suggestioni, parole che prendono vita e diventano racconti di storie vissute. Nella memoria d’infanzia dell’autore, resta il fascino delle piccole cose, tutto nasce dal dolce ricordo di nonna Ludovica, quando, attorno al braciere, raccontava fatti di janare, lupi mannari, fantasmi, spiriti e lupi mannari, fatterelli del terrore che ne destavano la curiosità ed il confronto con la paura.
Un percorso fatto di umanità da Antonello Santagata, medico cerretese attivo nel mondo della cultura e del sociale che, a San Lorenzello, ha mosso i primi passi distinguendosi anche in campo teatrale, sotto la direzione del compianto maestro mons. Nicola Vigliotti, e l’attenta regia di Lucia Cassella, consigliere dell’Ente ‘Vigliotti’, che ha preso parte alla presentazione, insieme al sindaco di S. Lorenzello, Antimo Lavorgna, al giornalista Luciano Lombardi, al presidente dell’Ente culturale, Alfonso Guarino e Lucio Rubano, cerimoniere del sodalizio, che ha coordinato l’incontro.
Una coerenza culturale messa in atto con metodo di ricerca scientifica sulle zone rurali, che la depressione sociale degli ultimi tempi ha salvaguardato dalla speculazione e dallo stravolgimento naturale, custodendone ed esaltandone la memoria e l’identità.
In quest’opera l’autore offre innumerevoli spunti di riflessione, suggestioni che hanno un fondo di verità: la rivolta di Masaniello, i Longobardi a Benevento, la congiura anti-spagnola di Macchia, di cui fu teatro Solopaca, la leggenda della “Nzilla” (che in dialetto cerretese significa ammaliatrice o zitella) e delle janare. Emergono inoltre, i costumi etruschi degli anni ‘30/40, l’uccisione del maiale, la mietitura del grano. Una cultura contadina che ci appartiene così come forte è il senso di appartenenza, ci racconta l’autore, ai luoghi, a quelle montagne che vedo al mattino, affacciandomi al balcone di casa, che circondano la Valle del Titerno, come Mont’Acero, che custodisce la grotta delle fate e le mura megalitiche, le cosiddette ‘arci di montacero’ (costruite, verosimilmente, da antiche genti pre-sannitiche tra il VII e l’VIII sec. a.C.) che vi insistono sulla sua cima.
Una finestra sul passato, dunque, che si proietta nel futuro grazie alla passione sempre attuale e alla solidità della tradizione popolare.
Un aspetto su cui andrebbe fatto ancora di più, affinché i comuni facciano rete, per valorizzare le grandi potenzialità dell’intero territorio.