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Tragedie in discoteca, anche il Sannio si interroga. Dj e addetti ai lavori avvertono: “Non associamo club a droga”
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Prima il “Cocoricò”, ora il “Guendalina”. Due tra le discoteche più note d’Italia al centro di fatti di cronaca. In entrambi i casi due giovanissimi hanno perso le vita: si tratta del 16enne Lamberto Lucaccioni e del 18enne Lorenzo Toma. Dalla Riviera romagnola al Salento, 750 chilometri di costa accomunati dalle due tragedie: ragazzi in cerca di serate diverse concluse con ambulanze e corse disperate in ospedale.
Vicende che hanno suscitato molte polemiche sulla sicurezza dei locali e sullo spaccio di droga. Reazioni a caldo che hanno spaccato l’opinione pubblica tra chi vorrebbe chiudere per sempre i “club” e chi invece punta il dito su pusher e chiede più controlli da parte delle forze dell’ordine.
Ntr24 ha voluto raccogliere il parere di alcuni “addetti ai lavori” del mondo della notte sannita. Certamente, il problema nel Sannio non assume gli stessi contorni delle grandi discoteche nazionali, ma le problematiche, anche se in maniera meno preoccupante, restano le stesse.
“Chiudere un locale – ha spiegato Mario Di Meo, resident dj dello ‘Smile’ di contrada Olivola, a Benevento – non è la soluzione. Al di là dei posti di lavoro e dell’indotto economico che il mondo della notte riesce a creare è importante superare il binomio droga-musica”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’entertainer e volto noto de “I Nottambuli Tv”, Antonio Esposito. “Il problema è soprattutto culturale – ha spiegato la “voce” delle notti sannite – puntare il dito contro le discoteche vuol dire far finta che il problema della droga è limitato solo ai locali notturni. C’è bisogno di una riflessione seria e differente sulla questione”.