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Sindacati

Alloggi IACP, lettera aperta del Sunia al commissario Del Vecchio

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Lettera aperta del Sunia al commissario ad acta IACP, Nino Del Vecchio, in merito alla questione dei bandi di edilizia agevolata e dei 620 alloggi delle Case popolari.

“Abbiamo letto con attenzione la nota del Commissario ad acta dell’IACP di Benevento, che dopo un silenzio di mesi è uscito finalmente allo scoperto ed ha fatto – dal suo punto di vista – chiarezza su una vicenda che angustia non poco centinaia di famiglie beneventane, vincitrici dei bandi di edilizia agevolata (i famosi bandi per i 620 alloggi IACP e successivi) che, dopo aver pagato l’intero prezzo originariamente richiesto per le case da essi acquistate, stanno ricevendo stringatissime note, di provenienza IACP, con richieste di differenze di prezzo, rispetto a quello già pagato e originariamente richiesto, pattuito e, in molti casi, sancito con atto notarile definitivo di acquisto.

La richiesta di integrazione, che va dai 20mila euro in su, rappresenta una vera mazzata, potrebbe costringere non poche famiglie a vendere l’alloggio per pagare i presunti arretrati richiesti, se gli stessi fossero dovuti, e per giunta arriva in un periodo, come quello che stiamo vivendo, già pesantemente segnato dalla difficilissima situazione economica e dalla disoccupazione diffusa. In tal modo il sogno della casa si sta trasformando in un incubo.

Come SUNIA ed APU di Benevento, sin dallo scorso mese di febbraio, siamo più volte intervenuti sulla vicenda, abbiamo contattato le famiglie interessate che, da noi rappresentate ed assistite dal nostro ufficio legale, hanno contestato le intimazioni di arretrati (vere e proprie minacce per normali famiglie di onesti lavoratori!) e chiesto di aver copia dei documenti, presi a base per indicare il procedimento di calcolo, con il quale sarebbe stato determinato il prezzo ora richiesto.

Solo ora finalmente il commissario si degna di intervenire! Prendiamo atto che egli evidentemente sceglie gli interlocutori, non curandosi di rispondere ai diretti interessati ed ai soggetti sindacali, istituzionalmente preposti a rappresentare gli assegnatari e gli acquirenti di alloggi IACP. Ma ben venga!

L’IACP di Benevento sostiene “che il prezzo dell’alloggio venduto – è stato erroneamente indicato e che il nuovo prezzo, stabilito per legge, è indicato nel certificato rilasciato a distanza di oltre dieci anni dalla regione Campania”.

Vi sarebbe stato un errore nella indicazione del prezzo nell’atto pubblico inviato agli acquirenti, in quanto il prezzo corretto dell’alloggio non era quello indicato nel Bando, ribadito nei preliminari, confermato più volte anche dalla Regione, e sancito nel rogito notarile, bensì quello successivamente indicato nel certificato rilasciato dalla Regione Campania – Settore Edilizia Abitativa, e riportato nel Quadro Tecnico Economico finale approvato dalla stessa Regione Campania.

In virtù residuerebbe da versare la somma ora indicata (appena dieci o più anni dopo il rogito notarile!).

Ebbene, l’IACP nell’effettuare la sua richiesta dimentica un piccolo particolare e cioè che il prezzo originariamente richiesto non è stato affatto indicato erroneamente solo nell’atto pubblico di compravendita notarile, poiché il medesimo prezzo è indicato in tutti gli altri atti prodromici che hanno portato a tale vendita ed in particolare in tutti i seguenti atti: 1) nelle note dell’IACP di Benevento, con la quale si invitava i partecipanti al bando assegnatari alla firma del compromesso per l’acquisto dell’alloggio per il giorno indicato in nota, dove si dichiara espressamente il prezzo dell’immobile prescelto; 2) nelle scritture private di compromesso sottoscritte dai partecipanti aventi diritto all’alloggio e dal responsabile dell’IACP, nella quale è espressamente indicato il prezzo in lire ed in euro; 3) nelle note successive dello IACP varie date, dove si precisa ancora una volta il prezzo dell’alloggio; 4) nelle determine, varie date ( anche molto recenti), con le quali si autorizza la stipula dell’atto pubblico per la vendita dell’alloggio al prezzo originariamente fissato e sempre ribadito.

E’ del tutto evidente che contrariamente a quanto asserito dall’IACP, non vi è stato alcun errore nella indicazione del prezzo dell’alloggio nell’atto pubblico, poiché tale importo corrisponde a quello indicato in tutti gli atti sopra menzionati e non è assolutamente pensabile che dal 1998 al 2005, ci possa essere stata una perseveranza di errore in tutti gli atti in questione.

D’altra parte è altrettanto assurdo che dopo decenni dalla stipula del compromesso e dopo svariati anni dalla stipula dell’atto pubblico, l’IACP si ricordi improvvisamente che vi è stato un errore nella indicazione del prezzo di vendita dell’alloggio, richiamando atti in cui sarebbe indicato il prezzo corretto che, oltre a non essere conosciuti dagli assegnatari, costituiscono degli atti unilaterali che non sono mai entrati a far parte della vicenda negoziale in questione.

In ogni caso, se pur errore vi è stato, è del tutto evidente che tale errore non può certo comportare alcuna conseguenza pregiudizievole per gli acquirenti i quali hanno interamente corrisposto il prezzo fissato sin dal compromesso, risalente in molti casi a vari anni prima del 2000, e negli atti notarili pubblici in molti casi risalenti ad oltre un decennio fa.

L’eventuale errore potrebbe al limite comportare delle azioni di danno da parte dell’Ente nei confronti di chi, dipendente e/o funzionario, si è reso responsabile di tale errore ma, certamente, non ci si può rivalere nei confronti degli acquirenti che in completa buona fede si determinarono ad acquistare l’alloggio confidando nella correttezza del prezzo indicato ab origine e fissato e ribadito sin dal compromesso che dal successivo atto notarile di acquisto.

Insomma gli acquirenti “tartassati” scrivono all’Istituto per avere chiarimenti, ma il commissario Nino Del Vecchio non si preoccupa di rispondere lasciando intendere che le responsabilità sono della Regione.

Del Vecchio nella sua nota precisa che: “Non esiste alcuna correlazione tra le richieste di pagamento agli assegnatari-acquirenti del prezzo di acquisto degli alloggi e presunti maggiori oneri di indennità di esproprio riconosciuti ai proprietari dei terreni espropriati (e meno male altrimenti a quali prezzi astronomici dovremmo arrivare?) la richiesta di saldo del prezzo di acquisto formulata dall’Istituto agli assegnatari-acquirenti è il risultato dell’accertamento definitivo del costo degli alloggi (QTE finale), calcolato sulla base delle risultanze formalizzate nei certificati tecnico-economici relativi al costo finale e non sulla base di quello presuntivo indicato nei contratti preliminari.

Sul punto, peraltro, già si è pronunziata la magistratura, anche in sede di Corte d’Appello. La richiesta agli acquirenti delle somme da versare quale corrispettivo del prezzo di acquisto degli alloggi, è, pertanto, un atto dovuto.

Questo Ente, in ogni caso, ha già comunicato agli interessati, anche nel corso di numerosi incontri tenutisi presso la sede dell’Istituto con le forze sindacali (Quali sigle ha scelto stavolta? Non certo con SUNIA-APU), con gli stessi assegnatari e con loro legali (Con chi? Con i soliti noti o meno noti amici degli amici? Non con i ricorrenti!), la propria disponibilità a valutare eventuali modalità transattive, nei casi in cui dovessero ricorrere i presupposti di fatto e di diritto”. Quante mezze verità, inesattezze, cose non dette.

A questo punto insieme ai molti acquirenti da noi rappresentati chiediamo:

– il commissario ignora che ci sono stati moltissimi atti notarili definitivi di acquisto, e che quando questi non ci sono non è per colpa degli acquirenti, ma solo per i continui immotivati, e finora incomprensibili, rinvii per mille scuse da parte dell’IACP?

– Il commissario immagina forse che gli assegnatari-acquirenti hanno partecipato ai bandi perché volevano acquistare case pagate a prezzi, da mercato speculativo, come quelli ora richiesti, o perché volevano risparmiare, fidando nei contributi regionali?

– Il commissario sa che gli acquirenti si sono ritrovati case in non pochi casi già fatiscenti e con evidenti difetti di costruzione, con pavimenti da buttare, benché pagati a prezzo popolare, con ascensori non funzionanti non collaudati né collaudabili, etc.?

– Come si è giunti addirittura in Cassazione? In forza di quali contenziosi e per quali motivi?

– Ancora, come è possibile accettare che mentre nei bandi, come quello del lontano 1993, c’è scritto che il “prezzo è da intendersi definitivo”, oggi dopo 19 anni arriva una simile richiesta? Significa che i bandi emanati dagli enti pubblici non valgono niente? E i promossimi, (vedi housing sociale) saranno come quelli vecchi?

– Come si fa ad avere fiducia in chi ti chiede soldi per case già in decadimento solo dopo 10 anni dal loro completamento, ma poi ti invita ad una transazione, con sconti sulla differenza di prezzo richiesto, come al mercato del pesce?

Infine, chi assicura quell’acquirente che, forse poco attento al valore del denaro, dopo aver pagato questa ulteriore somma ora richiesta, tra 20 anni non ci saranno ulteriori richieste per altri errori, visto che gli atti notarili definitivi di acquisto vengono tranquillamente strappati dall’IACP?

Noi sin dal mese di febbraio abbiamo chiesto con Lei un confronto in Regione, ente da lei chiamato in causa! Signor commissario quando vuol rispondere, direttamente a noi e agli interessati, alle nostre domande?”.

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