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POLITICA

‘Molisannio: a che punto siamo? Nel 2012 avremo l’ultima opportunità, sfruttiamola!’

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“Nell’estate scorsa, sull’onda della paventata abolizione della Provincia di Benevento, si ebbe la veemente reazione del Presidente della Provincia, di Sindaci e di comuni cittadini. Ma non solo, in quanto nel social network Facebook si registrò la nascita di diversi gruppi aventi il medesimo comune denominatore: il distacco dalla Campania”: è questo l’inizio della nota di riflessione che ha inviato agli organi di stampa Luigi Ruscello, alla quale – e lo si legge nell’allegato – si collega il rapporto sui sistemi socio-economici di Campania e Molise.

“Le posizioni, tuttavia, presentavano talune difformità perché alcune tendevano alla creazione del Molisannio (Benevento, Campobasso e Isernia), altre a quella della Regione Sannio (Avellino, Benevento, Campobasso e Isernia) e altre ancora alla regione dei Due Principati (Benevento, Avellino e Salerno).
Quest’ultima ipotesi, tuttavia, è ormai impraticabile dopo che la Corte Costituzionale, con una sentenza molto discutibile (278/2011), ha, di fatto, abrogato il primo comma dell’articolo 132 della Costituzione.
In concreto, quindi, è rimasta solo l’ipotesi del Molisannio e, tra i diversi gruppi, è da segnalare il Comitato spontaneo denominato «Salviamo il Sannio. Uniti per il Molisannio», promosso dal Prof. Antonio Verga.
Per quanto mi riguarda, ho aderito a tutte le iniziative di cui ho avuto notizia, ma, in particolare, ho partecipato attivamente a tutte le manifestazioni del predetto Comitato, il quale, dopo l’assemblea costitutiva del 31 agosto, ha trovato un ampio consenso, tanto da raggiungere in breve tempo un considerevole numero di aderenti e sostenitori tra i cittadini e le organizzazioni della provincia sannita.
Il Comitato, poi, a differenza degli altri, per verificare le reali possibilità del progetto Molisannio, ha organizzato una serie di manifestazioni pubbliche, volte a stimolare momenti di incontro con i cittadini e le Istituzioni. A tutto dicembre 2011, si contano ben 7 incontri zonali: l’8 settembre a Pietrelcina, il 24 settembre a Cautano, il 28 settembre a San Bartolomeo in Galdo, il 25 ottobre a Montesarchio, il 5 dicembre a Guardia Sanframondi, il 9 dicembre a San Marco dei Cavoti e il 21 dicembre a Fragneto Monforte.

Particolarmente sentito è stato l’incontro di Guardia Sanframondi dove si sono ritrovati quasi tutti i protagonisti della storica seduta del 22 settembre 1993, quando, sotto la presidenza di Floriano Panza, il Consiglio Provin­ciale di Benevento votò all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’allora consi­gliere Colatruglio ed avente ad oggetto «Aggregazione alla Regione Molise della Pro­vincia di Benevento con distacco dalla regione Campania». E a distanza di diciotto anni hanno riconfermato il loro parere favorevole.
In tutti gli incontri tenuti, è emerso un dato significativo e meritevole di attenzione e di rispetto: la precisa volontà di staccarsi dalla Campania e di aggregarsi al Molise. Un solo Sindaco, tra i tanti intervenuti, ha espresso un parere negativo; mentre tutti gli altri si sono dichiarati favorevoli e, tra essi, vi è stato anche chi si è espresso a favore pur in assenza di benefici diretti. Altri ancora, infine, hanno auspicato una accelerazione, da concretizzarsi, in assenza della delibera per l’intera Provincia, con singole delibere comunali.
Nel contempo, il Comitato aveva anche chiesto di incontrare il Presidente della Provincia e la Commissione Affari Istituzionali dello stesso Ente. Il Presidente non ha ancora incontrato il comitato; mentre, la Commissione lo ha fatto il 3 novembre. In tale sede, taluni consiglieri hanno invitato il Comitato ad una maggiore riflessione, cosicché il Comitato ha anche predisposto uno studio sui sistemi socio-economici della Provincia di Benevento e del Molise, ma, ad oggi, il Comitato non è stato più convocato presso la Rocca, né ricevuto dal Presidente.
Di fronte all’inerzia dell’Amministrazione provinciale, tra i Comuni che avevano auspicato un’accelerazione, quello di Colle Sannita, come peraltro preannunciato dal Sindaco Nista nell’incontro di San Marco dei Cavoti, ha deliberato sul distacco/aggregazione e si appresta a presentare la richiesta di referendum all’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione.

L’attività del Comitato, dunque, non è stata inutile. Tuttavia, gli ultimissimi eventi consigliano di adottare la delibera provinciale con immediatezza, prima che l’Ente Provincia perda definitivamente le proprie funzioni.
Nel decreto «salva Italia» del Governo Monti, infatti, è previsto che entro il corrente anno 2012 dovranno essere emanate norme tali da svuotare le Province di qualsivoglia potere, se non quello di indirizzo e coordinamento. E sono convinto che questa volta, non essendo una legge di Berlusconi, la Corte Costituzionale, nell’ipotesi venga interessata, boccerebbe qualsiasi ricorso.
Inoltre, le proposte di legge costituzionale giacenti in Parlamento in tema di Province prevedono, tra l’altro, l’abrogazione dell’articolo 132 della Costituzione, inibendo così, per il futuro, qualsiasi possibilità di autodeterminazione anche per i singoli Comuni.
Il Comitato di cui faccio parte ha sempre sostenuto che sarebbe una prova di democrazia lasciare decidere ai cittadini sulla bontà del progetto, tenuto anche conto che la delibera sarebbe solo il primo atto di un difficile iter.
Rimane un mistero quindi il perché l’Ente Provincia non solo non voglia assumere la delibera per la richiesta di indizione del referendum popolare, quanto nemmeno che se ne discuta in una pubblica assise. Perché negare ai cittadini della Provincia di esprimersi liberamente sul progetto? Si rendono conto il Presidente e i Consiglieri provinciali che in questo modo costringeranno un numero sempre crescente di Comuni ad adottare in tempi brevi la delibera di distacco/aggregazione?
Il Comitato di cui faccio parte ritiene che la migliore soluzione sarebbe quella di non frazionare le delibere ed avanzare un’unica richiesta di referendum. Ciò per l’ovvio motivo che si ridurrebbero drasticamente le capacità contrattuali dei due spezzoni.

Ma, a questo punto, sorge spontanea la domanda: esiste o non esiste il napolicentrismo? Se esiste, come molti politici affermano, perché gli stessi non premono sulla Provincia affinché adotti la delibera? Si temono le eventuali rappresaglie che potrebbero approntarsi a Napoli? Ma, se è vero che esiste il napolicentrismo, non si avrebbe nulla da perdere, se non un comodo alibi per molti politicanti, che, esclusivamente a fini personali, richiamano il Molisannio a seconda delle convenienze.
Nel 2012 avremo l’ultima opportunità, sfruttiamola!”
 

 

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