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Il messaggio natalizio 2010 dell’Arcivescovo Mugione

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Stamattina si è tenuta la conferenza stampa di presentazione, in Arcidiocesi, dei contenuti del messaggio natalizio 2010 – come tradizione – che monsignor Andrea Mugione ha inviato alla chiesa beneventana, e, attraverso di essa, alla comunità del Sannio. Il testo lo si puà leggere di seguito, integralmente.

“Carissimi,
con le stesse parole dell’Angelo ai pastori, vi annuncio “una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore che è il Messia, Signore” (Luca 2, 10-11). Egli è la nostra gioia, la nostra pace, il nostro vero Bene. Lui è l’unico Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre!

– I Parte –

II Natale: festa dell’accoglienza di Dio
1. Da quando il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, l’umanità ha una Guida sicura, un Pastore forte e vigile, un Maestro da seguire, vedere, ascoltare e contemplare come leggiamo nel libro del profeta Isaia:

“Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grafia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e tacqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela»” (30,19-21).

Le festività natalizie diventano occasione sempre nuova per incontrasi nella fede con Colui che, venendo nel mondo, ha cambiato la storia dell’umanità perché l’ha liberata definitivamente dai grovigli del male e della corruzione. Il Natale ci ricorda che Dio è colui che viene continuamente nella nostra vita, ci è vicino e ci accompagna. Egli è il Vivente che non ci abbandonerà mai. Noi cristiani siamo chiamati ad accogliere Gesù, ad amarlo, a conoscerlo, ad entrare in comunione con Lui, stabilendo una relazione intima e confidenziale. La nostra vita deve essere trasparente testimonianza che Egli è davvero il Salvatore e il Maestro della nostra esistenza.

2. A volte, anche noi cristiani, ci comportiamo secondo la logica del mondo, con una superficialità e mediocrità di vita che sembrano dimenticare i più elementari precetti e verità del nostro credo. Viviamo in un mondo che ha oscurato la luce di Dio. E’ tanta la corruzione e il malcostume. Stiamo assistendo quasi impotenti ed attoniti ad un eclissi dei valori comuni e condivisi. Ognuno segue una propria verità. L’opinione del momento diventa verità dogmatica da seguire. Non sappiamo più distinguere il bene e il male. Anzi sembra proprio che il male venga esaltato e ricercato.

3. Dobbiamo ritornare al Signore con tutto il cuore, rimetterlo al centro della nostra vita. riconoscerGli il primato che gli spetta. Noi cristiani, innanzitutto, dobbiamo riscoprire la bellezza di vivere autenticamente il Vangelo. Dobbiamo ritornare ad essere sale della terra e luce del mondo. Riscopriamo la gioia di appartenere a Cristo, di essere suoi convinti discepoli, suoi ferventi apostoli ed evangelizzatori. Riappropriamoci della nostra identità prendendo coscienza che il cristianesimo non è soltanto un complesso di verità e norme morali, ma è relazione con la persona di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza e che ci ha inviati nel mondo a proclamare “ai poveri un lieto messaggio, ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno digrada del Signore” (Luca 4, 18-19). I cristiani, uomini e donne toccate e trasformate dall’amore di Dio, hanno ricevuto dal Signore Gesù lo specifico mandato di diffondere nell’umana società il buon profumo della speranza. Il Santo Padre, ci ha ricordato questa peculiare missione che è propria dell’essere cristiani, nella sua enciclica “Spe salvi” quando afferma:

“La « redenzione », la salvezza, secondo la fede cristiana, non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza) una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (n° 1).

4. Stiamo attraversando momenti difficili. Gli uomini del nostro tempo sono scoraggiati, hanno paura del futuro, sono insoddisfatti perché vivono nella precarietà. La via sociale si va sempre più degradando, l’economia è in tilt, la politica disorientata, l’ambiente minacciato dalle calamità naturali e dall’opera distruttiva dell’uomo. Domina il timore, l’ansia di perdere il posto di lavoro, di non farcela con lo stipendio ad arrivare alla fine del mese. I giovani reclamano politiche sociali adeguate che consentano loro un inserimento nel mondo scolastico, professionale e lavorativo. Il popolo chiede ai politici che si interessino veramente del bene comune e che mettano al centro delle loro attività la ricerca del benessere di ogni cittadino e la promozione della persona umana.

– II Parte –
Cristo Maestro:
Via alla Verità e alla Vita
5. Di fronte a questi inquietanti scenari non possiamo rassegnarci, né tanto meno disperare. Cristo Maestro deve essere il nostro punto di riferimento e la luce che illumina il nostro oscuro cammino. Gli “Orientamenti Pastorali” dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2010 esortano ogni cristiano a mettersi alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo:

“Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo, trasformando l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salverà. Di questa storia noi ci sentiamo partecipi. La guida di Dìo, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret. Clemente Alessandrino, un autore del II secolo, gli attribuì il titolo di “pedagogo”: è Lui il maestro e il redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo. Clemente individua nella Chiesa, sposa e madre del maestro, la “scuola” dove Gesù insegna e conclude con questa esortazione: «O allievi della divina pedagogia! Orsù, completiamo la bellezza del volto della Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diventando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grafie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere»”. (Educare alla vita buona del Vangelo, 1).

6. Il nostro tempo, dunque, è pieno, carico della presenza di Dio perché Cristo è venuto e rimane con noi per salvare il suo popolo. Ma contemporaneamente è un tempo attraversato dalla presenza del male ragion per cui abbiamo sempre bisogno di purificazione e di salvezza. L’uomo di oggi preferisce vivere nella notte del male, del peccato, dell’odio, della violenza, dell’empietà, dell’ingiustizia, della morte. Ma solo accogliendo Cristo, l’Agnello che ha il potere di togliere l’iniquità dal mondo, l’uomo troverà la strada della vera felicità. Solo mettendosi alla scuola del Divin Maestro il cristiano potrà trovare la forza di lottare e sconfiggere il male che sta dentro e attorno a sé. Fidiamoci di Lui. Lasciamoci condurre da Lui che è il custode della nostra Vita:

“Nella storia della salvezza, dunque, si manifestano la guida provvidenziale di Dio e la sua pedagogia misericordiosa, che raggiungono la pienezza in Gesù Cristo; in lui trovano compimento e risplendono la legge e i profeti (cfr Mc 9,2-10). «È Lui il Maestro alla cui scuola riscoprire il compito educativo come un’altissima vocazione alla quale ogni fedele, con diverse modalità, è chiamato». Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno di Dio. È la verità, che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella libertà. È la vita, perché in lui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare: la piena comunione di amore con Dio nell’eternità” (Educare alla vita buona del Vangelo, 19).

– III Parte –
Essere nel mondo portatori della luce di Cristo
7. La contemplazione di Gesù Maestro, in questo Natale, ci faccia prendere maggiore coscienza della missione da Lui affidata a noi cristiani di essere suoi testimoni e annunciatori. Parlare di Gesù, portare al mondo il suo lieto messaggio, farlo nascere nel cuore di ogni uomo, nella vita dei piccoli, di tutti i giovani, delle famiglie, della nostra comunità, nel cuore della Chiesa e nella nostra società con l’impegno di preparare un mondo nuovo, una epoca nuova:

“E’ questo il punto di partenza e il cuore di ogni anione educativa … L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla, ha passione educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo. L’educatore compie il suo mandato anzitutto attraverso l’autorevolezza della sua persona. Essa rende efficace l’esercizio dell’autorità; è frutto di esperienza e di competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della vita e con il coinvolgimento personale” (Educare alla vita buona del Vangelo, 19; 29).

Ogni opera di ricostruzione e rinnovamento esistenziale partono da Cristo. Egli si è posto come Via che conduce alla Verità e che dona la pienezza della Vita. La soluzione degli interrogativi sgorganti dal cuore dell’uomo, riguardanti il mistero della sua origine, del suo destino e della sua stessa vita, vengono da Gesù Cristo. Da Lui solo si possono ricevere risposte che non illudono, né deludono. Solo Lui, e noi con Lui, come cristiani, possiamo collaborare per la riedificazione della società e per la rieducazione delle coscienze.

8. Sia questo allora il Natale della speranza! La venuta di Cristo fra noi infonda nostri gioia ed entusiasmo. Ci sproni ad affrontare le tante difficoltà con la certezza che Egli è il Dio con noi e per proprio per questo motivo non siamo soli e abbandonati:

“Se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora. Se non posso più parlare con nessuno, più nessuno invocare, a Dio posso sempre parlare. Se non c’è più nessuno che possa aiutarmi — dove si tratta di una necessità o di un’attesa che supera Fumana capacità di sperare — Egli può aiutarmi” (Spe salvi, 32).

Lasciamoci aiutare e confortare dalle presenza amorosa della Vergine Maria. Ella che ha accolto per prima la venuta nel mondo del Figlio di Dio, ci insegni ad accoglierLo nel nostro cuore con il suo stesso amore, con la sua stessa tenerezza materna. Guardiamo Maria, invochiamo Maria come ci propone l’abate San Bernardo:

“O tu che nell’instabilità continua della vita presente
t’accorgi di essere
sballottato tra le tempeste
senza punto sicuro
dove appoggiarti,
tieni ben fisso lo sguardo
al fulgore di questa stella
se non vuoi essere
travolto dalla bufera.

Se insorgono i venti
delle tentazioni
e se vai a sbattere
contro gli scogli
delle tribolazioni,
guarda la stella,
invoca Maria!

Se i flutti dell’orgoglio,
dell’ambizione,
della calunnia
e dell’invidia
ti spingono di qua
e di là, guarda la stella,
invoca Maria!

Se l’ira, l’avarizia,
l’edonismo squassano
la navicella della tua anima,
volgi il pensiero a Maria!

Se turbato per l’enormità
dei tuoi peccati, confuso per le brutture
della tua coscienza, spaventato al terribile pensiero del giudizio,
stai per precipitare
nel baratro della tristezza,
e nell’abisso della disperazione,
pensa a Maria! Nei pericoli, nelle angustie,
nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria!
Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore.

E per ottenere
la sua intercessione,
segui i suoi esempi.
Se la segui non ti smarrerai,
se la preghi non perderai
la speranza,
se pensi a lei non sbaglierai. Sostenuto da lei non cadrai,
difeso da lei non temerai, con la sua guida non ti stancherai,
con la sua benevolenza giungerai a destinazione”.

Rinnovando i miei cordiali e affettuosi auguri di Buon Natale all’intera comunità diocesana, in particolare ai miei sacerdoti, alle comunità parrocchiali, alle famiglie, ai giovani, ai bambini, ai poveri, ai sofferenti e ai delusi della vita, ad ogni uomo di buona volontà, vi esorto paternamente a non accogliere invano la venuta del Figlio di Dio, lasciandovi trasformare dal Suo amore che ha il potere di fare nuove tutte le cose”.

Andrea MUGIONE
Arcivescovo Metropolita di Benevento

Dal Palazzo Episcopale, 8 dicembre 2010 Solennità dell’Immacolata Concezione dì Maria

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