Università
‘Anche l’Università del Sannio può dare il suo contributo facendo esprimere i suoi organi’
Ascolta la lettura dell'articolo
La riflessione del segretario provinciale della Flc Cgl, Vincenzo Delli Veneri, in questi giorni in cui una parte del mondo della conoscenza è in piazza o sui tetti per cercare di ottenere il ritiro della riforma dell’università così come approntata dal Governo, muove dal dato che, “in linea con quanto espresso nell’Assemblea di Ateneo, nella maggioranza degli interventi di quel giorno, Senato e Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo sannita possano esprimere una posizione forte contro il DdL Gelmini per chiederne il ritiro”.
E ne individua le motivazioni principali, in linea con la sua funzione sindacale: “Perché mortifica il ruolo e la dignità del lavoro tecnico-amministrativo, escludendo il personale dal diritto a essere rappresentati negli organi accademici; perché affidando la governance dell’Università Pubblica nell’esclusivo potere del Rettore e dei suoi “esperti” la si consegna, a quella stessa casta che porta la responsabilità della crisi dell’Università, il compito di migliorarla e risanarla; inoltre, si vogliono trasformare i consigli di amministrazione delle università in luoghi di lottizzazione i cui seggi saranno spartiti fra amici e sodali del potente di turno; perché ridimensionando e smantellando didattica, ricerca e servizi dell’Università Pubblica si nega il diritto allo studio, si impedisce la mobilità sociale, si disconosce il merito, si favorisce la "fuga dei cervelli " e si mette a rischio il futuro di quanti si azzarderanno a restare; erché, se il merito consiste nel riconoscere più fondi agli atenei virtuosi, si fanno pagare ai lavoratori, agli studenti, ai precari le colpe di quanti hanno malgovernato gli atenei e le conseguenze delle politiche dei tagli; perché sancisce la definitiva trasformazione dell’Università Pubblica in fabbrica della precarietà per intere generazioni di figli dei meno fortunati”.