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POLITICA

La prima radio libera 50 anni fa, La Monaca: ‘Segnata epoca, ci siamo divertiti. Benevento? Passi indietro’

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Cinquanta anni fa, a Potenza, la Camera di Commercio accoglieva l’iscrizione della prima radio libera d’Italia. Si chiamava “Radio Diffusione”. Di lì a poco, lungo l’intero Stivale, iniziative simili iniziarono a spuntare come funghi. La Dormiente si sveglia nel 1976, “Radio Benevento Libera” la prima emittente. Al microfono c’è Gigi La Monaca. “Direttore responsabile era il compianto Guerino Pietraroia, cofondatore della radio, così come l’onorevole Gennaro Papa, esponente del Partito Liberale. Non restammo soli a lungo, arrivarono presto Radio Benevento, Radio Zero, Punto Radio”.

La risposta della città?
“Benevento rispose bene, l’interesse era enorme. Per la prima volta qualcuno forniva notizie locali, mentre la Rai all’epoca si disinteressava completamente delle piccole realtà. Oddio, lo fa anche adesso a dire il vero”.

Perché il percorso di crescita delle radio libere si è interrotto?
Perché i grandi gruppi fiutarono l’affare, iniziarono ad accaparrarsi le frequenze. Poi intervennero due leggi, prima la Mammì poi la Gasparri, a dare il colpo di grazia. Ma resta un dato: le radio libere hanno segnato un’epoca”.

Siete stati i primi, lo ricordava lei, a dare notizie locali. Oggi il panorama della comunicazione è completamente mutato e le fonti di informazione sono tantissime, ufficiali e non. Meglio allora o meglio oggi?
“Prima c’era poca informazione, ma tanta qualità. Ora è l’esatto opposto, c’è tanta informazione ma la qualità è poca”.

L’esperienza in radio, come quella poi in televisione, le ha dato anche l’opportunità di tessere amicizie importanti
Alcuni rapporti di amicizia mi rendono orgoglioso, penso a quello con Gianni Minà, venuto a mancare nei giorni scorsi, o ancora con Don Backy, con cui ancora mi sento. E poi la conoscenza di Maurizio Costanzo, Lucio Dalla, Massimo Ranieri. Le suonerà strano ma alcuni di questi legami sono nati in ospedale”.

Come?
“Minà veniva qui per farsi curare dal professore D’Alessandro, l’ho conosciuto così. Ovviamente iniziammo subito a parlare di giornalismo e poi il legame è continuato. Venne anche a Benevento, lo invitai da addetto stampa alla Provincia, presidente era Nardone. Facemmo esibire al Teatro Romano un ragazzo cubano, Augusto Enriquez, molto bravo, fu una serata davvero bella”.

Ha raccontato Benevento per tanti anni: quanto è cresciuta la Città, se è cresciuta?
“Non è cresciuta, anzi. Ha perso tanto. Come la Scuola Allievi Carabinieri, per dirne una, che tanto faceva per l’economia della città. E ancora la Banca d’Italia, gli uffici dell’Enel. E di esempi potrei farne altri. Perdite mai soppiantate”

Come si sarebbe potuto reagire?
“Una domanda da porre a chi ha avuto o ha responsabilità di governo. Ma gli spunti non mancano. A partire dai fiumi, fossi un amministratore sarebbero oggetto di investimenti e invece non vengono neanche puliti, spesso dando la responsabilità ad altri enti gestori. E anche per la valorizzazione dell’Arco di Traiano o del Teatro Romano non si è fatto abbastanza. Ci passi e non incontri mai turisti. Eppure ogni quartiere di Benevento ha la sua storia, presenta le sue peculiarità, per ciascuno andrebbe elaborato un piano particolare di promozione. Per non parlare dell’Anfiteatro Romano”.

Su quello proprio di recente è stato presentato un progetto
“Ne sento parlare da quarant’anni. E intanto è stata tolta anche la segnaletica. Se mi dice che questa è la volta buona sono contento, vivaddio! Ma consentimi un certo scetticismo. Qui neanche la torretta di via Posillipo riescono a pulire. E vogliamo parlare delle Streghe? Ovunque sento parlare di Benevento “Città delle Streghe”, poi se viene un turista non sai cosa fargli vedere perché non c’è nulla… E’ una leggenda? In altri luoghi vivono grazie alle leggende, possibile non si sia in grado di organizzare qualcosa? Pure sulla figura di San Gennaro: si sostiene fosse nato a Benevento, in una casetta vicino piazza Santa Maria, provai a smuovere le acque, consapevole che la vicenda fosse opinabile considerato che parliamo di un fatto accaduto quasi 2mila anni fa. Il Comune, con Sandro Nicola D’Alessandro sindaco, acquisì l’immobile. Poi non fu rieletto e non se n’è fatto più nulla”.

Non solo pioniere per la radio: è stato anche tra i primi a interessarsi delle questioni ambientali.
Da oltre venti anni sono presidente di Ekoclub International e oggi sono anche componente del Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale della Caccia di Benevento, nomina che mi è costata delle critiche, poiché nella mia associazione figurano diversi cacciatori, persone spesso additate come soggetti poco amanti della natura ma vi posso assicurare che non è così. Quanto a me, figuro nell’organismo per tutelare le tematiche ambientali, non essendo io cacciatore”.

E’ cresciuta l’attenzione verso le tematiche ambientali in questi decenni?
Per carità, siamo una città che taglia gli alberi invece di proteggerli. Si preferisce il mattone alla pianta e infatti l’unica cosa che ho visto crescere è stata la cementificazione. E intanto in alcune contrade manca ancora la rete fognaria”.

Ha seguito la polemica sull’eolico nel Sannio?
“Non sono contrario all’eolico, la considero l’energia forse più pulita tra tutte. Ma è giusto che si discuta sull’opportunità dell’ubicazione degli impianti”.

Chiudiamola con un consiglio alle giovani generazioni, magari a coloro che vogliono affacciarsi al mondo della comunicazione.
Non vorrei demoralizzare nessuno e non è una questione di questo o quel settore. Ma consiglierei di cercare altrove. Benevento oggi non è una terra di opportunità, così come non lo è il Sud. Non consiglierei neanche di andare a Roma, per capirci. Ma a Milano, o Torino”.

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