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ECONOMIA

Sannio: dal 2019 le buste paga sono cresciute dell’1,5%, ma restano tra le più basse d’Italia

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Buste paga più leggere in 22 province su 107 tra il 2019 e il 2021. In queste aree un lavoratore dipendente ha perso in media nel triennio 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro. È quanto emerge dalle elaborazioni provinciali realizzate dal Centro Studi Tagliacarne sulle voci che compongono il reddito disponibile a prezzi correnti. Se state pensando che anche il Sannio sia tra queste, sbagliate, ma la situazione non è comunque rosea.

Secondo i dati, infatti, nel triennio le buste paga sono cresciute dell’1,5%. Un dato, però, che non fa sorridere se tramutato nel valore medio pro capite che dice che lo stipendio medio per un dipendente sannita è pari 5.728,95 euro. Secondo la classifica siamo alla posizione 102 su 107 province italiane. A questa analisi si aggiunge anche un altro dato e cioè quello dell’incidenza percentuale del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile: nel Sannio è pari al 43%. In altre parole, nella nostra provincia poco meno della metà dei lavoratori ha una busta paga.

Numeri che fanno riflettere e che possono essere spiegati, in parte, dalla fuga dei giovani e dei molti pensionati presenti sul territorio. Resta, tuttavia, un dato preoccupante perché i quasi 6mila euro sono distantissimi dalla prima posizione di Milano, che fa registrare un valore medio  di oltre 30mila euro, ma anche dalla media nazionale che è di 12.473,20 euro. Per rimanere nelle aree interne ed avere un paragone: Avellino fa registrare 7.240,57 euro di media (+ 3.8% rispetto al 2019) e Campobasso 7.787,24 (+ 1.9%).

Sensibili sono le differenze a livello territoriale – spiega lo studio -. Salari più magri di oltre mille euro a testa si registrano a Venezia, Firenze e Prato. Mentre crescite al top si rilevano a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282). Sotto la Madonnina i dipendenti sono anche i meglio pagati d’Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva. Ma, va detto, che nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale.

 “L’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud”. È quanto ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne che aggiunge “infatti se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale”.

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