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ECONOMIA

Bar Strega, lo sfogo del titolare: ‘Mando a casa 9 dipendenti, servono misure di sostegno’

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“Chiudiamo e non sappiamo quando riapriremo. Scusateci, ma non abbiamo più forze e liquidità”. E’ uno dei tanti messaggi di imprenditori sanniti che sono giunti alla nostra redazione in questo periodo di crisi legato al coronavirus. A scriverlo è Luca Mostacciuolo, il proprietario di uno dei bar più noti della città, il “Caffè Strega” di corso Garibaldi. Uno sfogo che racconta come il Covid-19 sia deleterio, non solo per la salute umana, ma anche per i tanti piccoli e medi imprenditori che oggi si trovano a fare i conti con una situazione difficilissima.

Sia chiaro che la salute va tutelata e nessuno, nemmeno l’imprenditore in questione, si lamenta per le ordinanze. Quello che chiedono, invece, è un supporto concreto: perché la legge del mercato se ne frega dell’influenza e dei virus e, se non incassi, non guadagni. Non guadagnando, chiudi irrimediabilmente.

Una equazione elementare, ma che fa davvero paura a chi ha investito tempo e soldi in attività che rappresentano la fonte principale di reddito per imprenditori e per tanti dipendenti. Sì, perché nel caso specifico sono 9 quelli che rischiano di andare a casa per la chiusura del caffè del centro storico di Benevento. “Dal 23 febbraio – ci ha raccontato il proprietario – gli incassi sono calati drasticamente e la verità è che conviene restare chiusi ed aspettare che questa emergenza passi, ma chissà quanto bisognerà attendere”.

Insomma, i ragazzi vanno pagati, i fornitori pure, così come le bollette, ma a pro di cosa? “Di nulla”, sostiene il titolare del bar, “visto che i clienti non ci sono”.

Da qui l’appello alla categoria ad essere unita in una battaglia che riguarda tutti: sia quelli che hanno chiuso per scelta sia quelli che lo hanno fatto per le ordinanze regionali. Una richiesta ad essere uniti nel tentativo di far ascoltare la voce di un settore che da troppo tempo soffre e che potrebbe incassare un colpo troppo forte.

“Siamo completamente abbandonati – ha concluso con amarezza l’imprenditore -, non ci sono misure di sostegno per noi e non sappiamo se arriveranno. Intanto, io mando a casa dei ragazzi e chiudo i cancelli ad una attività che da 30 anni rappresenta una fonte di reddito per molti e un punto di riferimento per la città. Ho parlato con associazioni e istituzioni, ma bisogna fare qualcosa di concreto”.

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